Bana

Famiglia citata nelle Antichità bergamasche del Mozzi.
Nello stemmario Camozzi.
Antonio e Fratelli Bani avevano terreni in Spirano nel 1615 Pietro Bana, insegnante di grammatica, nel 1780 ca. nel Collegio Mariano dove insegnò fino al 1786 anche L. Mascheroni.
Tragica sorte ebbe il povero Luigi Bana carbonaio (Ardesio, 1769 † Clusone, 1797). Partecipò al taglio dell’Albero della libertà di Clusone e al saccheggio di tre case private. Fu di conseguenza condannato a morte a soli ventotto anni da una commissione militare presieduta dal generale La-Hoz.
Più fortunati furono Francesco Bana, Giovanni e Orazio Fornoni, i fratelli Gaiti e Felisetti, anch’essi condannati, ma in contumacia.
Il Dott. Carlo Bana, attivo nel 1818, salvò dalla destinazione ad una discarica un bellissimo camino barocco che proveniva dalla demolizione di un Palazzo in Porta Dipinta e lo collocò nel suo, in Borgo Santa Caterina al n. 64, dove egli, astemio, aveva una gustosa raccolta di vini tipici italiani.
Benedetto Bana (1820 † 1892) fu eletto nel primo Consiglio Comunale di Bergamo nel 1860, con il nuovo regno d’Italia, assieme ad Alessio Agliardi, Giulio Marenzi, Alessandro Malliani Camozzi Vertova ecc. Nel 1870 come Sindaco di Bergamo firmò il manifesto di entusiastica approvazione per Roma Capitale.
Mons. Luigi Bana (1839 † 1917) dotto Sacerdote, era nato nella casa di famiglia in Borgo S:Caterina. Entrato presto in Seminario, terminato nel 1872 il corso di Teologia, venne poco dopo chiamato dal Vescovo per insegnare nel Ginnasio di quello che poi fu poi il rinomato Collegio Bana di cui egli fu Rettore e che divenne in seguito il Collegio Vescovile S. Alessandro. Egli collaborò con le Associazioni ed anche con il Giornale Eco di Bergamo.
Narra Luigi Pelandi che la famiglia Bana, in cui solo il sig Alessandro non era uccellatore, aveva allora una vasta estensione di terreni nella zona Campo di Marte (ora stadio dell’Atalanta) con anche un pregevole roccolo del tipo brescianella e che gareggiava nell’acchiappare tordi con quello sulla strada per Gorle detto la Marinella di Monsignor Luigi, zio dell’avvocato Antonio.
Si trovano credo qui le radici dell’attuale avvocato Bana, grande difensore di quei rari e preziosi monumenti verdi che sono i roccoli della Bergamasca ed anche dell’aucupio come arte e come scienza e non più come strage dei poveri uccellini. Ma allora bisognava pur difendere l’uva dai voracissimi tordi, che servivano poi per sfamare i golosi di “polenta e osei ” che è poi piatto emblematico bergamasco, ormai solo simbolico.
Avv. Antonio Bana (figlio di Giovanni? inizio 1900) è stato uno dei primi collaboratori nello studio di Bortolo Belotti. [GPA]