Boselli









I Boselli sono originari di San Giovanni Bianco dove v’è tuttora il loro quattrocentesco palazzo, oggi casa parrocchiale.
La più antica data fin ora reperita relativa ai Boselli è in un atto, scovato recentemente dalle minuziose e attente ricerche del prof. Tarcisio Salvetti , stipulato il 9 settembre 1261 dal notaio Alcherio de Zuchis, ove si trova citato, quale testimonio, “Paxinus de Boxellis de Sancto JohanneAlbo”. Questa importante famiglia, di parte guelfa, ha per capostipite Obizzone († 1413) che fu anche protagonista di una leggendaria impresa giovanile in cui si narra che cavalcando un bove caricò e sconfisse le bande di contadini che minacciose avevano invasa Bergamo. Leggenda ben narrata dal dott. Luiselli e che comunque ha un riscontro tangibile nello stemma di famiglia - ove campeggia un bove - e nel motto, riportati anche in quelli dei Boselli emigrati che vennero via via nobilitati in varie città. Infatti essi si diramarono ed emigrarono a Parma sin dal sec. XIV ma soprattutto nel sec. XVI. Assai numerosi si distinsero a Bologna, Piacenza, Pinerolo, Modena, Roma, Savona e da quest’ultima, nel ‘900, a Milano, ma anche all’estero in Germania e Francia, pur mantenendo documentata viva memoria della loro origine anche con gesti e lasciti molto significativi, come ben risulta da V. Spreti e altri autori.
Per quanto riguarda i Boselli rimasti in bergamasca risulta che si erano imparentati con importanti famiglie brembane come i Zignoni, Olmo, Moioli; nel XV sec. ebbero anche residenze a Bergamo in San Lorenzo, Santo Stefano e San Giacomo.
La storia annovera numerosi personaggi emergenti nelle più disparate attività: guerrieri, prelati, giuristi, politici, artisti, medici e chirurghi.
La tradizione militare della famiglia risale ad Obizzone che fu anche condottiero dell’esercito Carrarese, poi nominato generale della cavalleria di Roberto Imperatore (Ruprecht III di Wittelsbach del Palatinato, 1400-1410): vera folgore di guerra domò gli avversari, e accrebbe assai la potenza del suo signore che per ricompensare i servigi suoi e quelli dei suoi fratelli - Buoso e Lancillotto - nel 1408 concesse a loro e legittimi discendenti il titolo di conte del Sacro Romano Impero.
Nel 1403, un loro parente, Bertazzolo Boselli, bellicoso capitano guelfo, aveva espugnato e atterrato la rocca ghibellina detta di Cornalba sul monte Foldone, trasportandone le porte, quale trofeo, a San Giovanni Bianco. Vendetta questa del saccheggio e incendio di Cornalina, compiuta dai Ghibellini brembani con l’aiuto di una banda cittadina spedita dai Suardi e comandata da un Boselli, Giovanni di Roberto.
Altri Boselli si distinsero:nella carriera delle armi come Bergomo, già luogotenente di Bartolomeo Colleoni, che combatté per la Repubblica Veneta nella guerra contro la Lega di Cambrai e fu anche architetto militare; Morgante, sempre nel ‘500, che riportò splendide vittorie sui Turchi; Pietro che, battendosi anch’egli contro gli ottomani, cadde, nel 1571, a Nicosia e il figlio di costui, Marco Antonio, che combatté a Lepanto. Un Pellegrino è sepolto a Venezia.
Due secoli dopo compare un colto gentiluomo, oltre che abile uomo d’armi: Scipione, che militò nell’esercito di Luigi XV di Francia con il grado di tenente generale nella guerra di successione austriaca. Arricchì di preziosi volumi la libreria del suo palazzo di Bergamo, ma si trasferì poi definitivamente a Parigi,e diede vita, verosimilmente, al ramo dei Boselli da cui discende il munifico donatore della nostra Biblioteca Civica cui si accennerà dopo.
Tra gli ecclesiastici i Boselli annoverano i canonici Lancellotto e Carlo, vescovo Ariense. Nel 1469 l’imperatore Federico III d’Asburgo (1452-1493) creò conti palatini i fratelli Carlo canonico, Daniele dottore in diritto canonico e il nipote Gasparino dottore in medicina.
Altri Boselli impinguarono il proprio patrimonio esercitando la professione prestigiosa di corriere veneto.
Tra gli artisti si notano i pittori: Maestro Pietro di Bonomo di San Giovanni Bianco che figura in un atto del 1453 ed è padre del ben più noto Antonio (1470-80 † ca. 1532) sposato a Margherita di Bernardino da Mozzo Sin dai primi anni ‘90 risulta domiciliato a Bergamo in San Lorenzo e dal 1516 in San Matteo.
Del 1495 è un suo affresco a Ponteranica e del 1503 un polittico e poi un affresco ad Almenno S. Salvatore, ove nel 1515 farà altro polittico.
La MIA gli commissionò nel 1514 una tavola per S. Maria Maggiore. Del 1517 è il suo dipinto S. Lorenzo e Santi, datato e firmato, il solo che è ora all’Accademia Carrara. Negli anni 1521 è consulente con Lotto, Previtali e altri per il Comune e di nuovo con Lotto sarà arbitro nel 1524. Pittore è anche suo fratello Lorenzo documentato nel 1502 e 28.
Dei Boselli di Parma Tito (1803-1847) fu rinomato incisore.
Si ricordano anche Benedetto, medico (sec. XVI) e Francesco, chirurgo ritratto dal Ceresa (sec. XVII ). Tra i giudici vi sono Daniele, presente alla delibera del Consiglio Luogo Pio Colleoni il 21 agosto 1475 ove era presente anche Alessio Ayardi , e Bernardino Scipione, giurista (1567-1642).
Interessanti sono le notizie riassunte da quanto dice Vittorio Spreti sui Boselli che diramarono in altre città:
Ramo di BOLOGNA:
GIO. MARIA di Pietro Boselli, dell’antica famiglia bergamasca, fu dalle vicende della fortuna costretto a emigrare a Spilamberto nel modenese, donde nel 1564 circa si trasferì alla vicina Bologna, della quale nel 1590 chiese e nel 1593 ottenne la cittadinanza. Ivi dalla moglie Caterina Locatelli gli nacquero i due figli GIO. PIETRO (1581) e GIO. BATTISTA (1595). I primi anni di questa casa in Bologna pare che fossero molto umili; ma poi essa crebbe in agiatezza e in grado, e il 22 dicembre 1665 un decreto del Senato, in seguito alla provata discendenza dai Boselli di Bergamo, le riconobbe il diritto di portare il titolo di conte, che da Federico III, confermando un precedente diploma imperiale, era stato concesso in data 13 agosto 1477 a MAFFEO e GASPARE di Lancellotto Boselli, insieme alla nobiltà dell’impero e all’uso dello stemma. GIROLAMO del sopra ricordato Gio. Pietro (1634-1700), laureato in leggi e anziano del Comune nel 5° bimestre del 1670, acquistò nel 1668 un palazzo in strada S. Stefano, e coltivò fin che visse le belle lettere e la numismatica, lasciando, come frutto dei suoi studi, una raccolta di medaglie e vari scritti a stampa. Spetta ai maschi il titolo di conte palatino; a maschi e femmine quello di nobile del S. R. I.
Ramo di PARMA:
Proveniente dalla Germania, la famiglia si stabilì anticamente a Parma ed ha comune l’origine con le altre famiglie del medesimo nome distribuite in varie città d’Italia, secondo afferma il diploma di conferimento del titolo comitale di D. Filippo di Borbone (1 giugno 1750) Nel sec. XIII i Boselli si trovano stabiliti in Val Brembana nel Bergamasco, secondo il Crollalanza, dove possedevano in feudo molte terre e appartenevano al partito guelfo. Divisi in vari rami, uno passò in Germania, uno in Ferrara, ove si estinse nel 1803, uno trovavasi a Piacenza nel sec. XIII mentre dei discendenti dal ramo germanico si stabilirono nel sec. XVI a Bologna, a Savona e in epoca incerta a Parma.
GIAN ANTONIO, celebre giurista, illustrò ed ampliò le Adnotationes ad statuta Parmae (1598). GIULIO CESARE nel 1686 ebbe da Ranuccio II Farnese una patente di conferma di nobiltà; ALESSANDRO, cavaliere e dottore in legge, nel 1718 istituiva una commenda nell’ordine Costantiniano di S. Giorgio di Parma
Secondo ramo di PARMA:
Un GIOVANNI fu riconosciuto nobile, con trasmissibilità maschi e femmine, da Ranuccio II Farnese con Pat. del 3 agosto 1694. Non è difficile supporre che questa famiglia abbia comune l’origine con l’antica dei Boselli di Parma, precedentemente descritta, benché non se ne conservino le prove.
Ramo di PIACENZA, PINEROLO, MODENA e ROMA:
Non è nota l’origine dei Boselli di Piacenza. Probabilmente derivano dalla famiglia omonima anticamente stabilita in Val Brembana (cfr. Boselli, di Parma). Si ha la prima notizia di un Boselli, che nel 1305 era capitano della società dei mercanti piacentini. Un GIOVANNI, dotto lettore di retorica scrisse latinamente una vita di S. Antonino, fu questore cesareo e morì nel 1551; un GIOVAN FRANCESCO, notaio e poeta, inscritto nel collegio dei dottori e giudici di Piacenza nel 1549, e un FELICE, allievo del pittore Nuvoloni, riuscì valente specialmente nella riproduzione di pesci e volatili, compose il «Redentore trascinato davanti a Pilato» quadro conservato nella chiesa di S. Brigida in Piacenza e lavorò a fresco nel castello dei conti San Vitale di Fontanellato. A Piacenza fiorirono varie famiglie Boselli, delle quali non sono noti i legami di parentela; certo che nella seconda metà del seicento due diverse famiglie di tal nome, senza nota attinenza reciproca, furono riconosciute nobili con atti sovrani:
Ramo di SAVONA e MILANO:
Personaggio di spicco di questo ramo dei Boselli trasferitosi in Liguria attorno al 1570, fu l’insigne statista Paolo, (1838-1932) economista, docente universitario, sedette in Parlamento per quasi quarant’anni, ricoprendo incarichi di grande prestigio. Sottosegretario di Stato e poi ministro della Pubblica Istruzione, delle Finanze, del Tesoro, il 18 giugno 1916 fu eletto Presidente del Consiglio, carica che esercitò sino al 29 ottobre 1917, nel periodo più drammatico della prima guerra mondiale Il conte Gianforte Suardi segnala un importante suo intervento in difesa del patrimonio artistico bergamasco: nel 1889 parecchi affreschi della casa Colleoni già staccati e pronti per essere venduti all’estero, vennero bloccati e salvati dall’intervento di Paolo Boselli, allora Ministro dell’Istruzione che poi anche ricordò la sua origine Brembana. Si spense, novantaquattrenne, nel 1932.
Ramo di PARIGI:
Probabile discendente del generale Scipione, che militò nell’esercito di Luigi XV, il conte Jules Boselli nacque a Parigi il 25 aprile 1847 da François-Louis Timoléon, dapprima juge suppléant al Tribunale della Senna, poi sostituto procuratore del Re ed infine giudice inamovibile fino al 1874, e da Bathilde Jomard, figlia adorata dell’illustre studioso Edme-François. [...]. Morì nel 1928 a 81 anni. Come risulta dall’articolo pubblicato nel bollettino della Biblioteca Angelo Mai , questo gentiluomo Boselli non dimenticò la terra dei sui avi e fece dono a Bergamo di preziosissimi volumi , malgrado le lentezza (addirittura 15 anni) con cui anche i politici d’allora si decisero ad accettare il magnifico dono. Risulta poi da un articolo di Bernardini Luiselli che il Conte Jules beneficiò anche opere sociali a San Giovanni Bianco.
[GPA, 10 feb 2008]
Indice
Genealogia
Stemmi
Storia
Personaggi
Dimore
Iconografia
Dipinti e Ritratti
Archivio fotografico
Fonti
Presso la Biblioteca Civica 'A. Maj' di Bergamo sono conservate le pergamene relative alle seguenti persone (per maggiori dettagli vai al sito):
Boselli Agostino fu Bello, notaio, 1496 perg 3285
Boselli Betino, di San Pellegrino, 1453 perg 3284
Boselli Daniele di Giovan Pietro, notaio, 1525 perg 0196
Boselli Giovanni, di Bergamo, 1479 perg 1557
Boselli Giovanni di Evaristo, notaio, 1488 perg 0803
Boselli Giovanni di Evaristo, notaio, 1489 perg 1111
Boselli Pietro fu Roberto, notaio, 1556 perg 3272
Bibliografia
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. II, pp. 153-155:
AA.VV., Cognomi e Famiglie del Bergamasco. Dizionario illustrato. Supplemento a “L’Eco di Bergamo”, Bergamo, Ottobre-Novembre 2000, pp. 44-45:
Nobile casata presente fin dal secolo XIII a San Giovanni Bianco, dove possedeva feudi e un’antica fortezza suituata in posizione strategica, alla confluenza della valle Taleggio con il fiume Brembo. La residenza dei Boselli, poi trasformata in palazzo, ospita ora la casa parrocchiale; altri possedimenti della famiglia si trovavano nella frazione Castelli, allora nel comune di San Gallo. Durante i conflitti che insanguinavano l’Italia divisa tra guelfi e ghibellini, i Boselli parteggiarono per la parte guelfa. Lo stemma del casato, con il motto latino “a furorum rusticorum libera nos Domine”, ricorda l’impresa di Obizzone Boselli, quando nel 1350, montando un bue inferocito, disperse a Bergamo una rivolta di contadini; Obizzone diventerà poi generale di cavalleria dell’Imperatore Roberto di Baviera. La storia ricorda poi altri esponenti della famiglia distintisi nella carriera artistica, ecclesiastica e militare: Carlo, nel 1495 vescovo di Ariens; Bergamo, che combattè per Venezia impegnata contro la Lega di Cambrai; Pietro fu pure un valoroso capitano al sevizio della Serenissima, mentre Morgante, divenne Governatore di Brescia.
Per la Serenissima combattè anche Galeazzo, vissuto tra il XVII ed il XVIII secolo: mandato in esilio per la sua crudeltà e per aver commesso diversi misfatti, fu decapitato a Milano nel 1705. Più di recente si ricorda Paolo (1838 – 1932), economista, uomo politico e Presidente del Consiglio dei Ministri durante la Grande guerra. Dalla linea fiorita in valle Brembana discesero anche i rami dei Boselli di Ferrara, Germania, Bologna, Savona e Parma.
Il cognome Boselli è il derivato dal germanico Boso, con il significato di “superbo, cattivo, malvagio, nemico”. Fra le varianti presenti anche nella provincia di Bergamo vi sono i Bosio (523 famiglie) diffuse in particolare a Leffe e Peia, Bosis (102) e Bosetti.
Le famiglie Boselli nella nostra provincia sono 53, in Italia 2393.
http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-boselli_(Dizionario-Biografico)/