Licini

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Stemma Lizzini (o Licini) (Stemmario Camozzi n. 1125)

Le origini bergamasche della famiglia Licini vanno ricercate nella località di Poscante, oggi frazione di Zogno, dove sin dal XVI secolo alcuni suoi componenti ebbero fama di valenti pittori. In particolare si ricordano i figli di Antonio: Arrigo, di cui è documentata la presenza a Venezia tra il 1512 ed il 1549; Bernardino, nato intorno al 1489, operò pure a Venezia ispirandosi al Pordenone e al Palma (un quadro raffigurante la famiglia del fratello si conserva alla Galleria Borghese di Roma); quindi Giulio, figlio di Arrigo, pittore dell’imperatore Ferdinando I d’Austria, di cui si ricordano tra gli altri un affresco sulla facciata di una casa in Augusta e due tondi nella Biblioteca Sansoviniana. Anticamente la famiglia Licini parteggiò probabilmente per la parte guelfa: si ha notizia infatti di Giovanni, capo di questa fazione nel 1395. Molti esponenti della famiglia Licini emigrarono nei secoli nelle città di Lodi, Cremona e Venezia. Sulla laguna si diedero con profitto all’industria tessile e alla vetreria, tanto che alcuni di essi furono iscritti nel Libro d’oro di Murano. Furono pure numerosi i Licini che si trasferirono a Venezia per lavorare nella Compagnia dei Bastazi. In un elenco del 1690 sono presenti: Martin, Menego, Andrea, Francesco Recin (o Licini) e Antonio Recin (o Licini). Nel 1630 si ricorda anche Silvano, giureconsulto bergamasco morto di peste. Un ramo della famiglia Lecini (forse Licini) risulta sia a Bergamo sia a Zara.

Alla base dovrebbe esserci il soprannome latino Licinus, dall’aggettivo “licinus”, indicante in antichità i buoi dalle corna arcuate verso l’alto, molto ricurve, e che trasferito a persone dovette significare chi aveva i capelli molto ondulati e ricadenti all’indietro.

Nel Bergamasco si contano 261 famiglie Licini; in Italia 429.


Genealogia

Genealogia Licini

Stemmi

Stemmi famiglia Licini

Storia

AA.VV., Cognomi e Famiglie del Bergamasco. Dizionario illustrato. Supplemento a “L’Eco di Bergamo”, Bergamo, Ottobre-Novembre 2000, fasc. 7, p. 107:

Il boom dell’industria della seta - Anche se fu a Venezia che la famiglia Licini fece fortuna con l’industria tessile, è da tenere conto dell’importanza che i telai e l’arte della seta ebbero per l’economia bergamasca grazie all’accorta politica fiscale praticata dalla Repubblica nel Seicento. Oltre 4.000 gli operai impegnati a filare le “gallette”, più di mille le famiglie esperte nell’incannare le sete a mano: scene di vita filandiera nel XVII secolo. L’esenzione da dazi e gabelle fece decollare il commercio della seta e, complice anche l’avvio dei traffici lungo la strada Priula, “l’oro orobico” acquista notorietà anche oltralpe. Allettate dal momento favorevole, sono numerose le famiglie bergamasche che si avventurano nella produzione serica. E mentre un secolo prima l’industria era tanto insignificante nel Bergamasco - al punto che, per tessere “pannos sericos”, i “brembani” dovevano sobbarcarsi un lungo viaggio fino a Milano - con il boom del Seicento il commercio serenissimo raggiunge quota 260 mila ducati l’anno. Tanto pregiato, pare, che in breve tempo il tessuto orobico conquista Inghilterra, Francia, Germania e risale il globo fino alle Fiandre e all’Olanda. Di più: il modello bergamasco e relativi maestri vengono esportati nei vicini Stati italiani e approdano a Zurigo. Neppure il giro di vite fiscale impresso da Venezia qualche decennio dopo riesce a frenare l’ingegno commerciale della terra orobica. In fondo - il Manzoni lo fa dire all’oste della “Luna piena” - delle “gride” e compagnia daziaria ci si può impipare, purché se ne parli con riguardo.

Personaggi

Dimore

Iconografia

Licini. Dipinti e Ritratti

Licini. Archivio fotografico

Fonti

Bibliografia

AA.VV., Cognomi e Famiglie del Bergamasco. Dizionario illustrato. Supplemento a “L’Eco di Bergamo”, Bergamo, Ottobre-Novembre 2000, fasc. 7, pp. 106-107:

Documenti

Collezioni

Note