Milani (Busto Arsizio)

Da EFL - Società Storica Lombarda.

Industriali cotonieri lombardi attivi in Lombardia tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento, nell’area del Varesotto, e anche nella zona di Brescia e di Milano. La vocazione al tessile della famiglia risale addirittura al Seicento, quando i Milani presenti sul territorio di Busto Arsizio sono indicati come commercianti di cotone. La prima attività imprenditoriale è aperta da Giovanni Battista Milani (1790-1845), nella sua abitazione di Via Roma a Busto Arsizio: compra il filato dall’estero, lo lavora in proprio o lo dà da lavorare a maestranze esterne, infine commercia i manufatti. Dei suoi nove figli sono Giovanni (1823- 1885) e Luigi, di un anno più giovane, a occuparsi della manifattura dopo la morte del padre.

Luigi, uomo di ingegno non comune (a 21 anni è già direttore e maestro di tessitura e filatura presso il cotonificio Francesco Turati) e con buoni interessi culturali, ha quattro figli; Giovanni invece resta celibe e sposta presso la sua abitazione, nell’attuale via XX Settembre di Busto Arsizio, la nuova sede della ditta. Luigi muore prematuramente nel 1861 in seguito a una polmonite. Maria Ferrari, vedova a 32 anni con 4 bambini piccoli, non si perde d’animo, collabora attivamente accanto al cognato al lavoro in fabbrica, dove rimarrà sempre una presenza amata e gradita anche quando sarà anziana.

Lo zio Giovanni inserisce in età ancora fanciullesca, secondo la tradizione diffusa di lavoro minorile in auge al tempo, alla quale non si sottraevano neppure le famiglie imprenditoriali benestanti, anche i due figli maschi di Luigi, Benedetto (1853-1906) e Pietro (1856-1903), e dal 1870 la ditta assume la storica ragione sociale “Giovanni Milani e nipoti”. Su Benedetto, apprendista a soli 12 al cotonificio Turati, convergono le aspettative della famiglia, non deluse, perché riesce a dare un grande impulso e una forte diversificazione alla produzione, concentrando in fabbrica l’attività grazie alla formazione di maestranze capaci, riducendo così il lavoro dato a domicilio. Quando, nel 1855 muore lo zio Giovanni, la responsabilità dell’azienda ricade sulle sue spalle. Agisce con intelligenza e competenza; non nuoce alle fortune dell’impresa la consolidata tradizione di legarsi con opportune unioni matrimoniali con altre famiglie di facoltosi industriali della zona. Nella famiglia Milani questo intreccio è particolarmente fitto, dato anche il numero davvero ragguardevole dei figli delle coppie: vi si trovano imparentamenti con i Dell’Acqua, i Tosi, i Candiani, i Krumm, i Venzaghi, gli Austoni, i Fontana, tutti industriali, del settore tessile e non.

Anche Pietro e Benedetto, purtroppo, non hanno vita lunga: Pietro muore nel 1903 e Benedetto tre anni dopo, a 52 anni, in seguito a una caduta in fabbrica. Molto sensibile all’estetica dei prodotti oltre che alla qualità, aveva creato il marchio di fabbrica “Ars et labor”, che coniuga l’idea della professionalità tecnica con l’attenzione alla bellezza. Gli succedono in azienda i quattro figli maschi, Luigi, Giovanni, Giuseppe ed Eligio, cui sono state fatte seguire scuole di formazione adatte ai vari settori fondamentali dell’attività: ramo tessile, ramo meccanico e chimico, ramo commerciale, ramo contabilità, non preoccupandosi troppo delle inclinazioni personali dei singoli, ma ritenendo obiettivo principale il proseguimento del lavoro all’insegna di una conduzione prettamente familiare.

Luigi è di certo il più attivo, competente e dotato, e dal nonno suo omonimo eredita anche la passione per l’arte e la cultura e si impegna a valorizzare con generosità il patrimonio artistico di Busto Arsizio, non solo attraverso donazioni, ma promuovendo ricerche storiche su monumenti o personaggi locali, di cui curava personalmente curate pubblicazioni (suo figlio Este ne porterà avanti le passioni e gli interessi culturali: è infatti, per esempio, tra i fautori della costituzione del Museo Civico di Busto Arsizio). L’impresa ha 5 stabilimenti, più di mille dipendenti e 1500 telai. La fabbrica di Busto Arsizio connota l’urbanistica cittadina, con l’opificio, i magazzini, i capannoni, i fabbricati di servizio, le ville dei proprietari.

La “Milani” chiude definitivamente i battenti tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, dopo essersi impegnata nella collocazione degli ultimi dipendenti presso altre aziende tessili della zona. Distrutta l’area nel Duemila per far posto a un quartiere di nuova edilizia residenziale, di questa sorta di “città nella città” rimangono oggi solo due ciminiere e un edificio costruito tra gli anni Venti e Trenta, in stile rinascimentale.

(D. Zanacchi)

Genealogia

Stemmi

Storia

Personaggi

Dimore

Sepolture

Busto Arsizio: Edicola Funeraria Milani

Iconografia

Ospedale di Circolo di Busto Arsizio:

- Carlo Grossi, Ritratto di Benedetto Milani, 1906

- Angelo Bottigelli, Ritratto di Luigi Milani, 1951

- Lodovico Zambeletti, Ritratto di Giovanni Milani, 1951

- Carlo Grossi, Ritratto di Eligio Milani, 1918

- Lodovico Zambeletti, Ritratto di Maria Crespi Milani, 1951

- Lodovico Zambeletti, Ritratto di Giuseppe Milani, 1957

Fonti

Bibliografia

Accoppiamenti Giudiziosi Industria, arte e moda in Lombardia 1830-1845, a cura di Sergio Rebora e Anna Bernardini, Cinisello B., Silvana Editoriale, 2004, pp. 330-332 (scheda a cura di Valeria Ferrè)

Giuseppe Pacciarotti, Un volto una storia. La Quadreria dei benefattori dell’Ospedale di Busto Arsizio, Busto Arsizio, Ospedale di Circolo, 2007

Documenti

Collezioni

Note