Panciera di Zoppola
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. V, pp. 93-96:
Originaria di Portogruaro questa antica e cospicua famiglia vanta a suo capostipite un D. PANCIERINO, detto anche Panciera, da Portogruaro, che è nominato col figlio CANDIDO e col nipote FRANCESCO in un atto del 1338 del notaio Antonio qm. Ailino di Maniago (Arch. not. Udine): Candidus qm. D. Francisci olim D. Pancerini de Portogruario. Altro figlio di Pancierino, BENVENUTO, de circha superiori Portusgruarii, che nel 1351 risulta già morto (not. Pietro d’Almerico - Arch. not. Treviso), continuò la famiglia, e da lui provengono gli attuali conti Panciera di Zoppola.
Già in onorevole condizione per censo e grado sociale nella prima metà del trecento, questa famiglia, adunate coi commerci e colle industrie, allora assai fiorenti nel porto di Gruaro, sufficienti fortune, andò via via acquistando sempre maggiore importanza, e sulla fine di quello stesso secolo toccò il sommo grado di autorità e di reputazione per opera e merito di ANTONIO PANCIERA, figlio di Andrea, uomo di ingegno vivace e di inflessibile energia. Ignorasi la data di sua nascita, che si può assegnare con sufficiente approssimazione al 1350. Assolti gli studi legali a Padova, si stabilì a Roma, dove, presi prima del 1379 gli ordini ecclesiastici, e praticando la Curia, conseguì l’ufficio di abbreviatore delle bolle papali (18 novembre 1389). Preso in buona vista per la sua valentia, operosità e conoscenza delle lettere, ben presto egli si vide innalzato alla carica di segretario apostolico (1390 circa), e, più tardi, a quella di vescovo di Concordia (10 luglio 1392). In quella occasione il Pontefice gli concesse di inserire nello stemma Panciera quello della propria casata Tomacelli di Napoli (diploma 1° settembre 1392), estendendo la concessione al padre, ai fratelli e ai legittimi discendenti.
Con diploma da Praga 19 giugno 1399 l’imperatore Venceslao concesse a lui, al padre, fratelli e discendenti il titolo di conte palatino coi soliti privilegi di creare notai e legittimare bastardi, e il 5 settembre dello stesso anno Antonio veniva accolto con tutta la famiglia nella vicinia di Udine, vale a dire nella sua cittadinanza, e si obbligava a tenervi casa aperta, e ad abitarvi almeno per otto anni.
Tre anni dopo la veneta Signoria concedeva al Patriarca e ai Panciera la cittadinanza de intus et extra, onore, a quei tempi, assai ambito. Finalmente il 27 febbraio del 1402 il Panciera veniva eletto all’altissimo posto di Patriarca d’Aquileia, nel quale fu sollecitamente confermato dal Pontefice, benché altri, e in modo speciale il duca di Teck e Jacopino del Torso, protonotario apostolico, ne osteggiassero la nomina, perché aspiranti anch’essi a quella sede.
In tale carica durò egli dieci anni (1402-1411), che furono certamente i più tempestosi della sua vita, essendo allora dal grande scisma della Chiesa rampollate discordie e lotte religiose e civili, inasprite dalle cupidigie dell’Impero e della Repubblica di Venezia, tendenti ad abbattere il poco che era ormai rimasto del grande principato aquileiese. Egli si trovò a contendere contro pontefici, contro rappresentanti imperiali, contro castellani e comunità ribelli, per conservare la propria autonomia sovrana, e lo Stato aquileiese dovette alla sua vigile energia se fin d’allora non finì miseramente travolto nell’ultima rovina.
Da lui ebbe la famiglia dei Panciera potenza e rinomanza. Il castello di Zoppola, che apparteneva ad una antica famiglia dello stesso nome, nota sino dal sec. XII, era passato in proprietà ai signori di Prodolone ed ai signori di Valvasone. Il patriarca, indotti i due proprietari a cedere la parte rispettiva, fece fare acquisto dai fratelli suoi NICCOLO, NATALE e FRANCESCHINO della parte dei primi con contratto 11 novembre 1405 per tremila ducati d’oro, e di quella dei secondi con Contratto 15 novembre 1405 per ducati d’oro duemila e duecento. E il 24 dicembre successivo li investiva dei beni acquistati in ragione di feudo legale e giurisdizionale. Con tale compera i Panciera ottennero un seggio nel Parlamento friulano, dove occuparono il 21° posto.
Elevato il 5 giugno 1411, forse contro il suo desiderio, al cardinalato col titolo di S. Susanna, Antonio Panciera dovette rinunciare alla carica di patriarca, e riparare a Roma per sfuggire alle truppe del re di Ungheria, che avevano invaso il suolo friulano. Stabilitosi nella Città eterna, partecipò al concilio di Costanza nel 1414-15; nel 1424 fu eletto primo abate commendatario di Rosazzo; verso il 1430 gli fu conferita pure in commenda l’Abazia di Summaga, e il 28 febbraio 1431, promosso all’ordine episcopale, ebbe la sede suburbicaria di Tuscolo. Morì in S. Biagio della Pagnotta di Roma il 3 luglio di quell’anno, e venne deposto nei sotterranei di San Pietro.
Altri personaggi della famiglia degni di menzione furono:
GIOVANNI GIORGIO, che ebbe nel 1511 il castello saccheggiato dai villani, e concorse l’anno seguente ad uccidere a Villaco Antonio Savorgnan, che aveva provocato la sommossa.
ANTONIO o GIO. ANTONIO, maggiordomo alla Corte estense in Modena, che precettore (1669-1673) del principe Foresto d’Este, lo seguì nell’armata cesarea di Raimondo Montecuccoli. Nell’ottobre 1673 per le sue benemerenze ebbe la nomina di gentiluomo del duca Francesco II d’Este, e sotto una data imprecisata (poiché la copia autentica del diploma è rimasta mutila nell’archivio Panciera causa l’invasione austro-tedesca 1917-18) ottenne in aumento del proprio stemma una partizione (la seconda) di verde all’aquila di nero, coronata d’oro, e un cimiero di quattro penne di struzzo di verde, di rosso, dello stesso e di argento. Egli morì senza discendenti, perciò il diritto a far uso di tale stemma si estinse con lui.
Altro ANTONIO (n. 1721), che nel 1777, approfittando dell’invito della Repubblica alle famiglie di terraferma cospicue per nobiltà e censo, di chiedere l’ammissione al patriziato Veneto, ottenne di esservi iscritto con decreto del Senato 20 e 28 settembre 1777.
Anche tale prerogativa venne a mancare nella famiglia coll’estinzione del ramo cui apparteneva l’investito, avvenuta nella prima metà del secolo XIX.
Suo fratello GIULIO (n. 1754, † 1836), senatore della Repubblica, fu ciambellano del granduca di Toscana Leopoldo II e podestà di Chioggia nel 1789.
NICOLÒ (n. 1827), cavaliere mauriziano, primo prosindaco di Brescia nel 1860.
ALESSANDRO (n. 1829) e GIROLAMO (n. 1838), per molti anni sindaco di Collebeato (Brescia), figli del conte Camillo, fecero da volontari la campagna del 1859 combattendo a Solferino e S. Martino. Girolamo fece pure la campagna del 1866.
CAMILLO (n. 1851, † 1923), dottore in legge, commendatore della Corona d’Italia, presidente del Consiglio provinciale di Udine, valente agronomo.
ANDREA MARIO (n. 1891), cavaliere d’onore del S. O. M. di Malta, tenente aviatore nella guerra europea, decorato con tre medaglie al valore. GIORGIO (n. 1895), combattente e più volte ferito nella guerra 1915-18, decorato di due medaglie d’argento al valore militare.
Nel 1772 al 4 di maggio, il Magistrato sopra Feudi ordinava che in base al diploma 19 giugno 1399 dell’imperatore Venceslao venissero iscritti nell’Aureo Libro del veri titolati con titolo di conte i fratelli CAMILLO, LODOVICO, AGOSTINO e ANNIBALE e il consorte ANTONIO. ANDREA, di Nicolò, e GIUSEPPE, di Camillo, ebbero conferma di nobiltà con S. R. A. 27 ottobre 1922. Il Governo italiano riconobbe ai Panciera i loro titoli con D. M. 6 febbraio e 14 ottobre 1920 e 26 luglio, 1902.
Contrasse questa famiglia numerosi cospicui maritaggi coi della Frattina, Frangipane, di Montereale, d’Arcana, di Spilimbergo, di Strassoldo, di Sbroiavacca, di Colloredo, Mantica, di Maniago, d’Attimis, Flangini, di Caporiacco, Molin, Salvadego, Martinengo di Villagana, Gambara, Balbo di Vinadio, ecc.
(Fonti: E. Degani: «Il Codice diplomatico di Antonio Panciera», Venezia, 1898, negli Atti della R. Dep. Veneta di storia patria; A. Battistella: «Genealogia della famiglia dei conti di Zoppola», Udine, 1924; Liruti: «Letterati del Friuli»; Provveditori sopra feudi, 496, Arch. Stato Venezia).
La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. I tal. coi titoli di conte palatino (m.), signore di Zoppola e Ville annesse (m.) e nobile (mf.), in persona di:
Ramo primogenito (Panciera di Zoppola Gambara)
(Autorizzazione ad aggiungere il cognome Gambara con D. R. 5 agosto 1927). FRANCESCO ANDREA, n. Zoppola 19 settembre 1868, dottore in medicina, comm. di S. Gregorio Magno, figlio di Nicolò (n. 1827, † 1907), di Camillo (n. 1787, † 1853) e di Maria contessa Gambara (n. 1830, † 1927), di Vincenzo. [Castello di Zoppola]. Fratelli e sorelle: 1) CAMILLO FRANCESCO, n. a Padova 6 ottobre 1851, dottore in legge, comm. Corona d’Italia, sindaco di Zoppola, † Zoppola 5 maggio 1923.
2) VINCENZO PIETRO, n. Brescia 2 dicembre 1854, † Brescia 15 settembre 1917, ingegnere, sp. Brescia 10 gennaio 1888 Clotilde Brusaferri, n. Brescia 26 marzo 1864, insignita 11 marzo 1931 della Croce d’oro pro Ecclesia et Pontifice [Brescia], da cui: 1) NICOLÒ ALESSANDRO, n. Brescia 28 agosto 1892, dottore in legge, capitano di artiglieria nella guerra europea; 2) Angela Maria, n. Brescia 28 agosto 1892, sp. a Brescia 6 maggio 1914 al conte Fabio Asquini dei consignori di Fagagna [Udine]; 3) GIORGIO CAMILLO, n. Brescia 30 gennaio 1895, capitano nel R. Esercito, due medaglie al valore, due croci di guerra, sp. Torino 24 aprile 1924 Beatrice dei co. Balbo di Vinadio, n. Torino 24 novembre 1902, figlia di Prospero, da cui: a) VINCENZO, n. Brescia 25 giugno 1925; b) Clotilde, n. Brescia 6 gennaio 1928; c) CARLO, n. Brescia 23 gennaio 1930 [Brescia].
3) Maria Teresa, n. Brescia 21 gennaio 1858, sp. Brescia 30 agosto 1876 al nobile dottor cavaliere Gio. Batta Valvasori di Padova [Padova]. 4) Claudia Isabella, n. Brescia 2 marzo 1862 [Zoppola].
Ramo secondogenito (Panciera di Zoppola)
GIUSEPPE, n. Padova 12 settembre 1858, † Roma 19 agosto 1931, figlio di Andrea (n. 1830, † 1908), di Camillo (n. 1787, † 1853) e di Lucrezia dei conti Salvadego Molin († 1859), dottore in legge, cav. d’onore e devoz. di Malta, sp. il 16 febbraio 1890 a Lucia Graciano, n. Pariul Glodolui (Rumenia) 11 luglio 1867, da cui:
1) ANDREA MARIO, n. Brescia 19 febbraio 1891, tenente aviatore, campagna 1915-18, tre medaglie al valore, cavaliere d’onore e devozione di Malta, sp. il 28 giugno 1919 a miss Edith Mortimer di Stanley (S. U. d’America) [New York], da cui: Lucia Elisabetta, n. New York 8 marzo 1924.
2) Maria Lucrezia (Myriam, n. Brescia 28 giugno 1899, sposata a Nigoline (Brescia) 5 maggio 1934 col Marchese Dott. Gian Benedetto Pareto Spinola Roccaforte, di Damaso (Genova).
Ramo terzogenito
GIO. BATTA, n. Brescia 3 giugno 1875, di Girolamo (n. 1838, † 1904), di Camillo (n. 1787, † 1853), e di Elisa Marianna dei conti Bona di Brescia, sp. il 20 novembre 1909 a Ginevra Facchi, n. Brescia 17 febbraio 1874, da cui: 1) GIROLAMO, n. Brescia 9 settembre 1900, dottore in medicina, campagna 1915-1918 [Barrauquilla - Columbia]; 2) Carla, n. Brescia 13 aprile 1901; 3) PAOLO, n. Brescia 6 marzo 1904, dottore in agraria [Barrauquilla - Columbia]; 4) Anna Maria, n. Brescia 20 settembre 1906; 5) CAMILLO, n. Brescia 28 marzo 1909, † Brescia 20 maggio 1919; 6) Maria, n. Brescia 22 aprile 1910; 7) Camilla, n. Brescia 6 luglio 1911; 8) ALESSANDRO, n. Brescia 10 agosto 1912; † Brescia 1° marzo 1914. [Firenze].
Fratelli e sorella: 1) SILVIO ANDREA, n. a Brescia il 14 luglio 1877, volontario di guerra, tenente del Genio zappatori, campagna 1915-18, croce di guerra, sp. Brescia 1° giugno 1908 a Bianca dei conti di Martinengo di Villagana, n. Brescia 20 marzo 1886, da cui: a) Elisabetta, n. Brescia 7 dicembre 1909; b) Elena, n. ivi 16 agosto 1912; c) ALESSANDRO, n. ivi 17 ottobre 1915 [Brescia - Viareggio].
2) EMILIO, n. Brescia 5 gennaio 1881, dottore in legge, tenente d’artiglieria, campagna 1915-18, due croci di guerra, autorizzato ad assumere il cognome Bona con D. R. 8 maggio 1927; sp. Brescia 9 settembre 1912 a Marina Ballardini, da cui: a) Laura, n. Brescia 20 maggio 1914, † Brescia 7 ottobre 1916; b) Carla, n. Milano 27 novembre 1924; c) Clara, n. Milano 7 gennaio 1929.
3) Teresa Emilia, n. Brescia 26 aprile 1883, sp. Brescia 24 ottobre 1904 al nobile ing. Alessandro Mazzola [Brescia].
e. d. t. [Enrico Del Torso]
Indice
Genealogia
Genealogia Panciera di Zoppola
Stemmi
ARMA: Semipartito e troncato: nel 1° di rosso alla banda scaccheggiata d’azzurro e d’argento (Tomacelli), nel 2° di rosso alla panciera, ossia corazza, al naturale (Panciera); nel 3° d’azzurro alla stella di sette raggi d’oro (Zoppola).
Stemmi famiglia Panciera di Zoppola
Storia
Personaggi
Dimore
Castello di Zoppola (Udine), Brescia, Padova, New York, Firenze, Columbia, ecc.