Porro
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. V, pp. 466-469:
Questa famiglia fu ammessa al Patriziato milanese con deliberazione 16 giugno 1772 dei Conservatori degli Ordini della città in persona di VINCENZO, che nel 1778 fu anche eletto dei XII di Provvisione. Ottenne poi la conferma della nobiltà con Risoluzione Sovrana 2 novembre 1816. La genealogia, come risulta dagli atti relativi alla deliberazione del 1772, conservati nell’Archivio Storico Civico di Milano (Famiglie, cart. 1208), comincia da un GIO. ANTONIO (1499, 1516), di Giacomo, di Tomaso, oriundo del luogo di Lentate. Gio. Antonio, da sua moglie Caterina Carcano, ebbe il figlio GIO. ANGELO (1502, 1583), marito di Caterina Omodei, dalla quale nacque ERCOLE (1611). Da questi e da Margherita Cusani, sua moglie, venne in luce GIULIO, che fu marito di Cornelia Chiesa e padre di OTTAVIO. Da Ottavio, che sposò Caterina Caimi, nacque LUIGI, che fu marito di Maria Castellani e padre di VINCENZO, già menzionato.
La famiglia è iscritta nell’El. Uff. Nob. Ital. col titolo di patrizio milanese (m.), trattamento di don e donna, ed è rappresentata da:
EMILIO, n. a Perego il 19 novembre 1859, figlio di Eugenio (n. a Milano il 24 settembre 1827, † a Milano il 30 settembre 1883; sp. con Giuseppa Redaelli, di Luigi), di Giovanni (n. a Milano il 22 dicembre 1773; † 1845; sp. con Laura Besozzi, di Giuseppe), di Vincenzo (sp. con Elena Coppi).
Fratelli: Marianna, n. a Perego il 30 giugno 1858; ACHILLE, n. a Perego il 30 marzo 1864; ERCOLE, n. a Perego il 10 luglio 1870.
Figli di Achille: Giuseppa, in Longoni; EMILIO.
f. f. [Francesco Forte]
Ramo comitale
Questo ramo della famiglia Porro è insignito del titolo di conte per concessione fatta con diploma 29 luglio 1729 dall’imp. Carlo VI a Giovanni Gaspare Caimi, a sua figlia Marianna e al marito di costei Francesco Porro e ai legittimi discendenti maschi dei detti coniugi per linea di primogenitura. Non ebbe luogo per questo titolo l’acquisto del feudo, perché la contessa Marianna Caimi, all’invito rivoltole dal Magistrato Politico Camerale il 22 marzo 1786, si offerse, insieme col figlio Gio. Battista, di pagare, come poi fece, il vallimento in luogo dell’acquisto del feudo. Deriva invece l’altro titolo di conte di S. Maria della Bicocca nel Novarese dalla concessione di quel feudo col titolo comitale fatta, con diploma 12 maggio 1744, da Carlo Emanuele III, re di Sardegna, allo stesso Francesco Porro, marito di Marianna Caimi, e ai suoi discendenti primogeniti, e dal successivo diploma di quel sovrano dell’8 luglio 1769 col quale Gio. Battista Porro, figlio del detto conte Francesco, fu nuovamente investito del feudo. Quest’ultimo titolo, pur senza il predicato, venne confermato dall’Austria a Gio. Pietro, figlio del detto Gio. Battista, con Sovrana Risoluzione 21 novembre 1816. Entrambi i titoli furono riconosciuti dal Governo Italiano con D. M. 14 marzo 1896 a Livio, di Francesco, e con D. M. 6 novembre 1919 a Carlo, fratello di detto Livio.
Il ramo è originario di Induno, dove viveva al principio del sec. XVII FRANCESCO, di Benedetto, sposato nel 1619 a Caterina Montalbetti, e padre a CARLO GIUSEPPE, che fu marito di Valeria Maderni. Da Carlo Giuseppe nacque quel FRANCESCO, che, avendo sposato Marianna Caimi, fu elevato al titolo comitale nel 1729 e poscia ottenne anche dal re di Sardegna il titolo di conte di S. Maria della Bicocca. Ebbe per fratello DAVIDE ANTONIO, cardinale di S. R. C., del quale ereditò la sostanza. Da Francesco sortì i natali GIO. BATTISTA, che prese in moglie Daria Lucini Passalacqua e che generò Gio. Pietro, nato a Como, S. Fedele, il 20 giugno 1773. Questi fu per molti anni podestà della sua città natale; ebbe in moglie Barbara Verri. Da lui nacquero FRANCESCO (n. Como, 1811) e ALESSANDRO (n. Milano, 26 aprile 1814), dai quali diramano le due linee oggi fiorenti. Il detto Alessandro fu, membro del Governo Provvisorio di Milano nel 1848; creato nel 1860 Senatore coi primi patrioti Lombardi, venne dal Conte di Cavour nominato Governatore della Provincia di Genova. Poscia fu Presidente della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, la quale era sorta nel 1823 per iniziativa del padre suo, il Conte GIOVANNI PIETRO.
La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di conte (mpr.) ricon. 1896; conte di S. Maria della Bicocca (mpr.); trattamento di don e donna, in persona di:
CARLO, di Francesco, di Giovanni Pietro, n. a Como il 25 febbraio 1860, sp. il 15 agosto 1890 con Adele Pezzana (†).
Figli: 1) Maria Luigia, n. a Torino, 7 dicembre 1891; sp. a Milano il 19 febbraio 1912 con Francesco Carnevali; 2) FRANCESCO, n. a Rovello (Como), 20 maggio 1894: sp. a Volciano (Brescia) il 6 settembre 1923 con Carlotta Ottolini; 3) Barbara, n. a Torino, il 20 gennaio 1897; sp. a Rovello (Como) il 30 settembre 1918 col marchese Federico Honorati, defunto.
CARLO, di Alessandro, di Gio. Pietro, n. a Milano il 3 ottobre 1854; sp. ivi l’11 settembre 1886 con Angiola Piola Daverio. Porta il nome di battesimo dello zio paterno, fatto prigioniero dagli Austriaci nelle Cinque Giornate ed ucciso a Melegnano, ed è cugino germano del conte Gian Pietro Porro, esploratore nell’Harrar e trucidato con tutta la spedizione presso Gildezza nel 1885. È generale d’Armata e senatore del Regno. Uscito dalla Scuola di Applicazione d’artiglieria e genio quale sottotenente nel 1885, ha seguito la carriera militare prima nell’arma di artiglieria, poi nello Stato Maggiore ed è stato insegnante di storia militare e di geografìa alla Scuola di Guerra di Torino. Ha comandato il 61° Fanteria ed è stato poi agli ordini diretti del generale Saletta, Capo di S. M. dell’Esercito, con delicatissime mansioni. Sottosegretario alla Guerra nel 1905 e poi successivamente generale comandante la Scuola di Guerra di Torino, comandante le Divisioni Militari di Verona e di Milano, ha declinato nel 1914 l’offerta del portafoglio della Guerra per non essere state accettate le sue proposte circa la messa in efficenza e la riorganizzazione dell’Esercito. Dopo aver comandato il 6° Corpo d’Armata di Bologna, procedendo nell’inverno 1914-15 agli studi preparatorii sulla frontiera orientale, coperse dal 1° aprile 1915 al 9 novembre 1917 la carica di Sottocapo di S. M. dell’Esercito con piena soddisfazione del Capo di S. M. Gen. Cadorna e di S. M. il Re, che gli conferiva di motu proprio l’Ordine Mil. di Savoia ed il Gran Cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro in riconoscimento degli alti e apprezzati servizi resi in guerra quale fedele e prezioso collaboratore del Comando Supremo. Senatore dal 1916, ha in Italia ed all’estero larga fama di scienziato per le sue numerose attività e pubblicazioni specialmente nel campo geografico e glaciologico, per cui gli veniva conferita il 15 settembre 1928 dalla facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali della R. Università di Torino la laurea di «Dottore Honoris Causa» in Scienze geografiche. Egli è membro Corrispondente dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche; Presidente, dal 1925, della Sezione Scienze Militari della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, socio attivo e corrispondente di accademie italiane ed estere, consigliere da molti anni del T. C. I., membro del Comitato Direttivo dell’Istituto Treccani al posto già occupato dal Maresciallo Cadorna, svolge in tutti i campi una intensa attività di scienziato, di militare, di patriota; la sua opera è particolarmente apprezzata in Italia ed all’estero. È amato ed attivissimo presidente della Casa «Umberto I» per i Veterani delle Guerre Nazionali in Turate (Como). È fregiato delle maggiori decorazioni nazionali e delle principali di Francia, Inghilterra, Belgio, Bulgaria, Rumenia e Serbia, oltre quelle russe e garmaniche. Nel maggio 1932 è stato nominato Ministro di Stato. Figlie: 1) Teresa, n. a Rovello (Como), il 30 giugno 1887; sp. ivi il 16 giugno 1919 con Anchise Mucci; 2) Alessandra, n. a Bergamo il 17 aprile 1892; sp. il 19 maggio 1926 con il dott. Gaetano Facchi; 3) Maria Angiola, n. a Giussano (Como) il 13 agosto 1897; sp. il 16 giugno 1919 con l’avv. Arnaldo Paleologo Oriundi; 4) Maria Luisa, n. a Roma il 15 giugno 1904, sposata a Rovello Porro il 16 settembre 1933 con il dott. Gianfilippo Filippini.
CESARE, di Alessandro, di Giovanni Pietro, n. a Milano il 12 marzo 1865; sp. ivi il 4 febbraio 1907 con Barberina Cornaggia Medici Castiglioni. socio corrispondente dell’Ist. Lomb. di Scienze e Lettere.
Figli: 1) ALESSANDRO, n. a Milano il 29 marzo 1908, sp. ivi il 26 aprile 1934 con Erminia Bellorini dalla quale nacque in Milano il 24 aprile 1935: Teresa; 2) Anna Maria, n. a Carate Lario (Como), il 6 aprile 1909; 3) CARLO, n. a Milano il 2 febbraio 1911; 4) PIETRO, n. a Milano il 28 dicembre 1911; 5) Angela Teresa, n. a Milano il 30 marzo 1913; 6) LUIGI, n. a Rovello (Como) 20 ott. 1919.
c. m. [Cesare Manaresi]
PORRO SCHIAFFINATI
Il capostipite di questa illustre famiglia oriunda da Lentate, è un BELTRAMOLO, vivente nel 1348, il quale fu padre di STEFANO, consigliere dell’imper. Carlo IV, che con privilegio dato a Modena il 27 agosto 1368 lo creò conte palatino con tutti i suoi discendenti maschi. (Cfr. in Archivio di Stato in Milano, Registro Panigarola C, c. 94-95 t.). Questo Stefanolo fece edificare la chiesa di S. Stefano di Lentate e fu del Consiglio Segreto di Gian Galeazzo Visconti, il quale lo investì del feudo di Pollenzo.
I figli di lui, ANTONIO, GIOVANNI e GALEAZZO, il 16 marzo 1385 furono da Gian Galeazzo Visconti investiti del feudo della Valtrebbia e pertinenze, già appartenuto ad Azzone e Federico Malaspina ed eretto in marchesato; ottennero poi da Venceslao re dei Romani la conferma di detta investitura con privilegio dato a Norimberga il 18 agosto 1387 (registrato il 10 ottobre 1472 nel Reg. Panigarola S, c. 224-229). Il predetto Antonio fu uno dei personaggi più importanti alla corte di Gian Galeazzo Visconti, del quale nel 1398 tenne alla cresima i figli Giovanni Maria e Filippo Maria.
Da Galeazzo, di Stefanolo, sortì i natali ANTONIO (1438, 1447, 1454), marito di Chiara de Crispis, che gli diede il figlio STEFANO. Da Stefano nacque LUIGI (1501, 1503, 1524), che fu padre di BARTOLOMEO (1524, 1533, 1570), marito di Cornelia Vimercati. Dai predetti coniugi venne in luce ALESSANDRO (1565, 1571, 1586, 1609), che sposò Lucrezia Caccia, figlia dell’avvocato fiscale Bartolomeo. Suo primogenito fu un altro BARTOLOMEO, che contrasse matrimonio con Dorotea de Arnulphis e ne ebbe PIETRO FRANCESCO (1643, † 1674). Da Pietro Francesco e da sua moglie Bianca della Torre, nacque GAETANO (1681, 1705; † 4 agosto 1730), il quale fu questore del Magistrato ordinario e con decreto 19 agosto 1720 ottenne dal Magistrato straordinario di essere iscritto nel Catalogo dei Titolati.
Gaetano sposò D. Costanza Schiaffinati, del conte Alfonso, ultima superstite della sua famiglia, onde il figlio di lui, ALFONSO, aggiunse al proprio il cognome Schiaffinati. Un fratello di Alfonso, a nome ANTONIO, morto nel 1732, fu dei XII di Provvisione. Da Alfonso nacque un altro GAETANO, che fu marito di Isabella Giudici. Questi fu membro della Repubblica Cisalpina ed autore dell’editto con cui nel 1797 fu ordinato che fossero distrutti tutti gli emblemi araldici e nobiliari. L’Austria, con Sovrana Risoluzione 21 novembre 1816, confermò a favore di ALFONSO, figlio del predetto Gaetano, nato a Milano il 23 gennaio 1798, il titolo di nobile e quello di conte, restringendo per errore quest’ultimo ai soli maschi primogeniti, errore che fu sanato con Decreto Presidenziale del 4 ottobre 1926, col quale i fratelli ALFONSO e LORENZO ottennero il riconoscimento del titolo di conte per maschi insieme con quello di patrizio milanese, pure per maschi.
La famiglia quindi è stata iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di conte palatino (m.), patrizio milanese (m.), trattamento di don e donna ed è rappresentata da:
ALFONSO, n. a Milano il 1° aprile 1887 (sp. a Brescia il 21 dicembre 1916 con Augusta Paola Maria (Federica) Cadeo, fu Federico), figlio di Gaetano (n. a Monza, S. Gerardo il 21 dicembre 1852; sp. con D. Elisa Dal Verme, di Giorgio), di Alfonso (sp. con Felicita Ratti), di Gaetano. Figli: GAETANO; n. a Chiari il 27 ottobre 1918; LUCHINO, n. a Brescia il 14 febbraio 1921.
Fratelli: Cia, n. a Milano il 28 marzo 1889; sp. a Ottone Barnenheur; LORENZO, n. a Milano il 21 giugno 1891; sp. il 25 marzo 1920 con Olga Maggi.
Figli di Lorenzo: GALEAZZO, n. a Canzo (Lecco) il 5 agosto 1922; Emma, n. a Milano il 1 dicembre 1924.
f. f. [Francesco Forte]
Ivi, Appendice, parte II, pp. 490-491:
PORRO LAMBERTENGHI
Famiglia chiarissima in Como fin dal sec. XIV per nobiltà di sangue, lustro di alleanze matrimoniali e cariche pubbliche. Era già in Asnago, nella pieve di Fino, verso il 1250, donde passò a Lentate, indi a Como, con ampi possedimenti in Asnago, Cermenate, Copreno, Carimate, Lentate e Como. FRANCESCO, figlio di Berardo, con istrumento 3 aprile 1705, a rogito di Carlo Pia, notaio Camerale, acquistò il feudo di Asnago, che con diploma 5 settembre 1710 (interinato dal Senato di Milano il 18 ottobre 1711), fu decorato da Carlo III, re di Spagna e duca di Milano, del titolo marchionale con successione primogeniale mascolina, e, in mancanza di maschi, per una femmina, una volta tanto.
Un secolo dopo, con Lettere Patenti date a Fontainebleau l’11 ottobre 1810, Napoleone I concesse al suo «caro ed amato» signor LUIGI RENATO Porro Lambertenghi, membro del Collegio Elettorale dei Possidenti e cavaliere dell’Ordine della Corona di Ferro, il titolo di conte del Regno d’Italia e la facoltà di usare della seguente;
ARMA: Inquartato: nel 1° di rosso, a tre losanghe di argento, ordinate in fascia; nel .2° d’argento, a tre sbarre di nero, a tre porri al naturale, fogliati di verde, attraversanti e posti in fascia; nel 3° di argento, a tre fasce innestate di nero e d’argento; nel 4° d’azzurro alla pianta di sorbo al naturale, accompagnata da due grifoni d’argento, rampanti ed affrontati, poggianti l’uno la zampa destra, l’altro la sinistra su due monticelli dello stesso. All’epoca della Restaurazione, Luigi Renato chiese la conferma del titolo comitale concessogli da Napoleone; ma l’Austria nicchiò e soltanto per grazia speciale gli confermò l’antica nobiltà con Sovrana Risoluzione 19 novembre 1819. Intanto, Luigi Renato, poiché il titolo di marchese di Asnago era, come si è detto, per maschi primogeniti, insieme con la conferma del suo titolo comitale, chiese che fosse confermato il predetto titolo di marchese al proprio nipote, GALEAZZO, figlio del marchese CESARE BERARDO, suo fratello primogenito. Questa conferma non trovò alcuna difficoltà e fu concessa tre anni prima che quella a favore dello stesso Luigi, cioè il 19 novembre 1816. Poi Luigi Renato, con sentenza 20 aprile 1822 del Cesareo Reale Senato Lombardo Veneto del Supremo Tribunale di Giustizia sedente in Verona, come colpevole del reato di alto tradimento, fu condannato in contumacia alla pena di morte con tutte le conseguenze di legge, e quindi perdette anche la nobiltà e tutti i diritti competenti ai nobili. Quando però nel 1842 fu riammesso al godimento dei diritti civili e politici perduti, essendo morto senza figli il 15 settembre 1821 suo nipote Galeazzo, il diritto di primogenitura passò in lui e con Sovrana Risoluzione 24 giugno 1843 fu ordinato che avesse luogo la trasmissione del titolo marchionale di Asnago in lui e nei di lui discendenti per maschi primogeniti.
La genealogia di questa famiglia nobilissima, che ha l’onore di aver dato i natali al predetto Luigi Renato, purissimo patriota del nostro Risorgimento, è documentata a cominciare da FRANCESCO, figlio di don BERARDO, primo investito del titolo marchionale di Asnago. BERARDO, figlio del suddetto Francesco e di Caterina Castelli di Sannazaro, ebbe in moglie la nobile donna Elisabetta Pozzobonelli, figlia del questore don Francesco e sorella dell’eminentissimo cardinale Giuseppe, arcivescovo di Milano, dalla quale ebbe GIORGIO, ciambellano di S. M. I. R. A., decurione di Como. Giorgio si congiunse in prime nozze con donna Maria Odescalchi, di Como, figlia del marchese Galeazzo (14 maggio 1768) e, in seconde nozze, con Maria Margherita figlia del conte Renato Borromeo. Dal primo matrimonio, venne, in luce CARLO BERARDO dal secondo Luigi Renato predetto. L’uno e l’altro furono nominati eredi universali delle sostanze paterne, con testamento 7 agosto 1789, rogato da Giulio Sessa, notaio di Como.
Carlo Berardo, primogenito, sposò Giulia Arese del conte Benedetto e, morta questa, donna Felice Giovio figlia del conte Gio. Battista, che gli diede il figlio GALEAZZO, nato il 12 luglio 1804 e morto giovanissimo il 15 settembre 1821. Con Galeazzo si estinse il ramo primogenito della famiglia ed il titolo marchionale passò, come si è detto, al ramo secondogenito rappresentato da Luigi Renato. Questi nacque a Como (S. Sisto), il 12 luglio 1780. Da Donna Anna Maria Serbelloni, sua moglie (un elemento dell’arma dei Serbelloni, cioè il sorbo, trovasi nell’arma che gli fu concessa all’epoca Napoleonica), Luigi ebbe il figlio GIBERTO, n. in Milano (S. Giorgio al Palazzo) l’8 agosto 1803 e morto a Cassina Rizzarda (Como) il 22 maggio 1891. Giberto si unì in matrimonio in Milano (S. Nazaro), il 15 gennaio 1844, con la nobile Giuseppina Trivulzio Manzoni, del conte Angelo.
La famiglia è iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 col titolo di Marchese di Asnago (mpr.), e Trattamento di Don e Donna in persona di:
GIBERTO, nato Milano 18 gennaio 1883, figlio di GIO. ANGELO (n. Milano [S. Fedele], 2 luglio 1848, † Cassina Rizzarda [Como], 3 nov. 1898; sp. Venegono Superiore 2 luglio 1881, con la nob. Virginia Busti, di Paolo), di GIBERTO e di donna Giuseppina Trivulzio Manzoni.
f. f. [Francesco Forte]
Indice
Genealogia
Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi: manoscritti 11500 e 11501 della Biblioteca Nacional di Madrid, a cura di Cinzia CREMONINI, Mantova: Gianluigi Arcari, 2003
Stemmi
ARMA: Bandato di oro e di rosso a tre porri d’argento, fogliati di verde, attraversanti e posti in fascia, col capo d’oro carico di un’aquila di nero, rostrata, membrata e coronata del campo. (Stemmario del Trib. di Provvisione della città di Milano, pag. 91).
CIMIERO: Una donna tenente nella destra un arco e nella sinistra una bandiera.
Ramo comitale
ARMA: Bandato di oro e di rosso a tre porri, al naturale, bene ordinati; col capo d’oro carico di un’aquila di nero, coronata del campo. (Ricon. 1896 e 1919).
PORRO SCHIAFFINATI
ARMA: Bandato di oro e di rosso a tre porri al naturale, ordinati in fascia, attraversanti; col capo d’oro carico dell’aquila di nero coronata del campo all’imperiale. Lo scudo accollato all’aquila dell’impero.
PORRO LAMBERTENGHI
ARMA: Partito: nel 1° bandato di oro e di rosso a tre porri d’argento, fogliati di verde, attraversanti e posti in fascia, col capo d’oro carico di un’aquila di nero, rostrata, membrata e coronata d’oro (Porro); nel 2° fasciato di sei pezzi; il 1°, il 3° e il 5° di rosso; il 2°, il 4° e il 6° ondato d’argento e d’azzurro col capo d’oro carico di un’aquila di nero (Lambertenghi).
Stemma di Luigi Renato Porro Lambertenghi:
ARMA: Inquartato: nel 1° di rosso, a tre losanghe di argento, ordinate in fascia; nel 2° d’argento, a tre sbarre di nero, a tre porri al naturale, fogliati di verde, attraversanti e posti in fascia; nel 3° di argento, a tre fasce innestate di nero e d’argento; nel 4° d’azzurro alla pianta di sorbo al naturale, accompagnata da due grifoni d’argento, rampanti ed affrontati, poggianti l’uno la zampa destra, l’altro la sinistra su due monticelli dello stesso.
Storia
Personaggi
Dimore
Milano
Rovello Porro
Sant’Albino e Monza (Porro Schiaffinati)
Sepolture
Iconografia
Dipinti e Ritratti
Archivio fotografico
Fonti
Archivi di famiglie e di persone: materiali per una guida, 2: Lombardia-Sicilia, a cura di Giovanni Pesiri, Micaela Procaccia, Irma Paola Tascini, Laura Vallone, Roma, Ministero BBAAC, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Strumenti; 133), n° 1469.
Bibliografia
Porro di Greco
Edoardo Rossetti, I Porro di Greco e la roggia Certosa Porro. Ascese sociali e trasformazioni del territorio nel Rinascimento, in Il paese dell’acqua. I Luoghi pii elemosinieri di Milano e le loro terre: un itinerario nel paesaggio dal medioevo ai nostri giorni, a cura di Lucia Aiello, Marco Bascapè, Sergio Rebora, Milano, ASP Golgi Redaelli – Como, Nodo Libri, 2013, pp. 211-221, albero geneal. p. 218