Sebregondi
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 224-226:
Famiglia originaria da Domaso, sul lago di Como, e della quale le prime notizie si hanno con un GHERARDINO, di Gherardo, giudice in quel borgo nel 1220 e i cui discendenti, nel 1399, ottennero particolari esenzioni con lettera ducale di Gian Galeazzo Visconti.
Si divise in più rami uno dei quali, passato a Roma, fu ascritto a quella nobiltà in persona di GIACOMO, conservatore di Roma nel 1457. Un altro ramo si stabilì in Valtellina e fu decorato del titolo di conte del S. R. I. in persona di MARTINO, cancelliere della valle nel 1598. Il ramo tuttora fiorente (dal quale provenne quel NICOLÒ Sebregondi, architetto di Corte del duca di Mantova, ingegnere e matematico, costruttore del palazzo della Favorita e di altre lodate opere in quella città), discende direttamente dal magnifico GIAMBATTISTA (n. 1566, † 1667), podestà di Colico, regio «ducale delegato e fondatore in Colico di un canonicato di giuspatronato della famiglia. Ebbe questi due mogli: la prima, nel 1628, Cecilia, figlia del nobile Giambattista Casnedi, e sorella del nobile Francesco, signore di Nesso e senatore del ducato di Milano; la seconda, nel 1632, Caterina, figlia di Saule Motti da Monte, giureconsulto.
Da Giambattista nacquero, fra gli altri: 1°) Elisabetta (n. 1643, † 1679), che in prime nozze, nel 1652, sposò il nobile Niccolò Tenca, giureconsulto, ed in seconde nozze, nel 1676, il nobile Carlo Giulio Cazola, sindaco del contado di Como, e già vedovo della nobile Rosa Stampa; 2°) Marta (nata 1639, † 1690), sposata nel 1670 al nobile giureconsulto Andrea Calderari; 3°) Caterina (n. 1657, † 1727), sposata in prime nozze, nel 1676, al nobile Pietro Cazola, e in seconde nozze, nel 1696, al nobile Pierantonio Cassera, avvocato fiscale, già vedovo della nobile Cecilia Curti Petardi; ANTONIO MARIA (n. 1636, † 1709), canonico di S. Prassede in Roma; GIACOMO ANTONIO (n. 1642, † 1718), che trasferì il domicilio della sua famiglia in Como ove costruì il palazzo in S. Bartolomeo, vicino a quello dei Volta, fondò una cappellania nella cattedrale e costruì un sepolcreto di famiglia in Santa Croce dei Padri Riformati. Egli accumulò una ingente sostanza e dal suo matrimonio con Paola, figlia del nobile Giampietro Cassera, nacque GIACOMO FRANCESCO (n. 1695, † 1782), ascritto al nobile Collegio dei giureconsulti di Como e che nel 1723 sposò Barbara del nobile Giambattista Martignoni di Bolladello, giureconsulto collegiato di Milano. Da questa ebbe ben 17 figliuoli dei quali: CARLO FRANCESCO (n. 1737, † 1760), fu canonico della cattedrale di Como; Maria Francesca (n. 1739, † 1763), fu monaca benedettina in Cernobbio; GIUSEPPE FRANCESCO (n. 1733, † 1774), giureconsulto collegiato di Como e che nel 1758 sposò Maria Anna del nobile Giuseppe Antonio Majnoni, signore di Hüttenheim, e presidente del Senato di Strasburgo. Unico loro figlio fu GIACOMO ANTONIO (n. 1760, † 1849), che dall’I. R. Tribunale Araldico della Lombardia austriaca, con decreto 17 marzo 1788, ottenne il riconoscimento della avita nobiltà e la delineazione dell’arma nel Codice Araldico. Fu deputato dei nobili, decurione e podestà di Como; dalle sue nozze con Lucia, del nobile Giovanni Odescalchi, patrizio comasco, e sorella di quella Caterina Odescalchi sposata al conte Lodovico Melzi d’Eril, nacque GIUSEPPE MARIA (n. 1792, † 11 settembre 1861). Congiunto per parte di madre al duca Francesco Melzi d’Eril di Lodi, fu da questi fatto ammettere nella Guardia nobile napoleonica, ove raggiunse il grado di maresciallo tenente e fu decorato sul campo della Croce della Corona Ferrea dal viceré Eugenio di Beauharnais nel 1814. Dal 1832 al 1836 coprì la carica di prefetto di Mantova e poi fu inviato straordinario presso la S. Sede; attese alla riforma dei Codici e delle leggi dello Stato pontificio e tanto si distinse che con Senatu Consulto del 19 giugno 1835 fu creato patrizio romano, con trasmissibilità a tutti i suoi discendenti maschi. Inoltre il pontefice Gregorio XVI, nel 1834, gli donò il corpo di santa Gaudenzia martire, allora rinvenuto nelle catacombe, corpo tuttora conservato in un’arca d’argento nella cappella gentilizia della Macciasca, nel comune di Maccio, nel comasco, ove il suddetto Giuseppe aveva una possessione. Con Breve pontificio del 22 gennaio 1836 fu creato conte, titolo trasmissibile ai maschi primogeniti legittimi e naturali e nella stessa occasione fu modificato lo stemma gentilizio con l’aggiunta del motto Fides Consilio Manu, scritto dallo stesso pontefice Gregorio XVI all’atto della concessione del titolo. Detto titolo fu autorizzato dal Governo austriaco con dispaccio 1° marzo 1838. Il conte Giuseppe, dal 1841 al 1848, fu vice presidente del governo veneto, dal 1850 al 1856, podestà di Como e dal 1856 al 1859, podestà di Milano; consigliere intimo di S. M. I. Reale Apostolica, cav. d’On. e Dev. del S. M. Ordine di Malta, gran collare dell’Ordine della Corona Ferrea e del Cristo, ecc. Nel 1821 aveva sposato Camilla del conte Francesco Barbiano di Belgioioso ed in seconde nozze, nel 1837, Maddalena del marchese Carlo Cornaggia Medici della Castellanza.
Dalle prime nozze nacquero: FRANCESCO MARIA (n. 1826, † a Milano il 13 marzo 1888), volontario piemontese nel 1859, assessore del comune di Milano, segretario dell’Accademia di Brera, che sposò Luisa del nobile Carlo Tinelli, già vedova Ceriani, dalla quale non ebbe discendenza ed adottò il di lei figlio Luigi Ceriani (vedi CERIANI SEBREGONDI, Enciclopedia Storico Nobiliare Italiana, vol. II), e AMBROGIO (n. 12 ottobre 1829, † 12 ottobre 1879), che sposò Bianca del nobile Gaetano Martignoni.
Al primogenito di Ambrogio, GIUSEPPE, con decreto ministeriale 14 novembre 1880, registrato alla Consulta Araldica il 16 novembre stesso anno, fu riconosciuto il titolo di conte, trasmissibile ai suoi discendenti, legittimi e naturali, maschi da maschi, in linea e per ordine di primogenitura, il titolo di patrizio romano a tutti i maschi, il titolo di nobile romano per ambo i sessi, il trattamento di Don e Donna, nonché l’uso dello stemma sopradescritto, modificato in base alla concessione del pontefice Gregorio XVI, a tutti i membri della famiglia, maschi e femmine.
La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’El. Uff. Nob. Ital. coi titoli di conte (mpr.), patrizio romano (m.), nobile romano (mf.), nobile dei conti (mf.), trattamento di Don e Donna, in persona di GIUSEPPE FERMO FRANCESCO di Ambrogio, di Giuseppe Maria, n. a Milano il 30 ottobre 1867, dottore in legge, avvocato, già consigliere e deputato provinciale, poi R. commissario, e attualmente rettore della provincia di Como.
Fratelli: Camilla Olimpia, n. a Milano il 22 novembre 1869, † a Milano il 27 luglio 1902, sposata a Milano il 27 ottobre 1900 con S. Ecc. il conte Guglielmo Pecori Giraldi, patrizio fiorentino, senatore del Regno, maresciallo d’Italia, Balì d’On. e Dev. del S. M. Ordine di Malta; LUIGI FRANCESCO, gemello di Camilla Olimpia, colonnello degli alpini, promosso per merito di guerra, comm. della Corona d’Italia, cav. Mauriziano, decorato medaglia d’argento al valor militare e d’oro serba, ecc.; fascista e squadrista del 1921, membro della Federazione provinciale fascista e consigliere e assessore anziano del comune di Firenze, sposato in Roma il 23 gennaio 1901 con Maria Margherita del barone Rodolfo von Tautphoeus auf Marquartstein, ministro plenipotenziario e ciambellano del re di Baviera.
Figli di Luigi Francesco: CARLO GIUSEPPE, n. a Bergamo il 17 marzo 1902, dottore in legge, fascista e squadrista del 1921, attualmente agente generale dell’Istituto nazionale assicurazioni in Lucca, sposato a Firenze il 30 ottobre 1922 con Paola Giovanna del marchese Ardengo Barbolani di Montauto, patrizio fiorentino; GIOVANNI GIACOMO, n. a Milano il 27 ottobre 1903, ingegnere industriale, fascista e squadrista del 1921.
Figli di Carlo Giuseppe: Camilla, n. a Firenze il 1° dicembre 1923; Bianca Maria. n. a Firenze il 10 novembre 1926; Francesca, n. a Firenze il 14 giugno 1928.
v. s. [Vittorio Spreti]
Ivi, Appendice, parte II, p. 582:
Il conte GIUSEPPE MARIA, n. nel 1792, morto a Domaso 11 settembre 1861, sposò in prime nozze, nel 1821, Camilla, figlia del Conte Francesco Barbiano di Belgioioso; in seconde, nel 1837, Anna, figlia del Conte Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo; in terze nozze, nel 1840, Maddalena, figlia del Marchese Carlo Cornaggia Medici della Castellanza.
Nota ai figli di Luigi Francesco: CARLO GIUSEPPE, n. a Bergamo 17 marzo 1902, non è più Agente Generale in Lucca dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, ma esercita la libera professione di Avvocato in Firenze. Il di lui fratello GIOVANNI GIACOMO, n. a Milano 27 ottobre 1903, è attualmente Segretario Federale Amministrativo del Partito Nazionale Fascista per Firenze.
v. s. [Vittorio Spreti]
Indice
Genealogia
Stemmi
ARMA: Interzato in fascia: nel 1° d’argento all’aquila nascente di nero, imbeccata e linguata di rosso; nel 2° d’oro al leone illeopardito di rosso, movente dalla troncatura; nel 3° d’ argento a tre bande di rosso cariche in lettere maiuscole romane d’oro del
MOTTO: Fide consilio manu.
Alias: Interzato in fascia: nel 1° di argento all’aquila di nero; nel 2° d’oro al leone illeopardito di rosso movente dalla troncatura; nel 3° d’argento a tre pali di rosso (Archivio Stato Milano, Codice Araldico, pag. 197; Arma riconosciuta a Giacomo Sebregondi, decreto 17 marzo 1788).
Storia
Personaggi
Dimore
Milano, Domaso (Como), Firenze e Bandino (Firenze).
Sepolture
Iconografia
Dipinti e Ritratti
Archivio fotografico
Fonti
Bibliografia
http://www.treccani.it/enciclopedia/nicolo-sebregondi/