Vaini
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 777-778:
GIULIO CESARE Vaini fu decurione di Cremona nel 1744 e suo figlio, dello stesso nome, giureconsulto collegiato, fu pure decurione nel 1789. La Magistratura sopra le regie ducali entrate dello Stato di Milano, con istrumento 17 dicembre 1680, rogato dal notaio camerale Giuseppe Benaglia, fece investitura al nobile GIULIO CESARE, di Gian Tommaso, ed ai di lui figli discendenti maschi legittimi e naturali sino all’infinito, del feudo antico retto, onorevole, nobile e gentile del luogo di Sigola nel Lodigiano e in caso di estinzione di linea, investì una femmina una volta tanto.
Con altro istrumento 14 marzo 1703, dello stesso notaro, il predetto Giulio Cesare fu investito del feudo di Mairago nel Lodigiano, con le stesse precedenti condizioni. Filippo V, re di Spagna e duca di Milano, con Diploma 20 novembre 1703, concesse inoltre al predetto il titolo di marchese da appoggiarsi ai feudi di Sigola e Mairago e trasmissibile ai di lui figli e discendenti maschi legittimi in ordine di primogenitura, diploma che fu interinato dal Senato milanese il 18 dicembre 1703. Detto titolo fu confermato poi con sentenza magistrale del 1719 e riconosciuto con Decreto 28 agosto 1770 dell’I. R. Tribunale Araldico della Lombardia Austriaca, il quale ordinò che il nome di Giulio Cesare Vaini fosse descritto nell’Elenco dei titolati e feudatari e che l’arma, sopra descritta, fosse delineata nel Codice Araldico dello Stato.
L’imperatore d’Austria Francesco I con Sovrana Risoluzione 28 gennaio 1817 confermò ai fratelli GIULIO CESARE, GIOVANNI e CARLO il titolo di marchese per il maschio primogenito e l’antica nobiltà già goduta dalla famiglia prima del 1796. Il titolo di marchese, essendo defunto senza prole Giulio Cesare, con Dispaccio 4 aprile 1829 dell’I. R. Governo alla Delegazione di Cremona, passò al di lui fratello secondogenito Giovanni.
Due figlie della nobile casa parmense dei Magnoni si erano accasate, l’una nei Vaini e l’altra nei Parisetti di Reggio Emilia. Questi ultimi avevano fondato in Reggio l’Ospedale Parisetti; e Faustina, ultima della famiglia, con testamento 15 novembre 1826, istituì un maggiorasco cui dovevano essere uniti il cognome e l’arma dei Parisetti chiamando primo il proprio marito conte Gian Tomaso Calvi che assunse così il cognome Calvi Parisetti e, nel caso di mancanza di discendenza maschile, come infatti avvenne, doveva succedere la famiglia del marchese Antonio Maria della Tortorella, di Napoli, ed in fine, qualora anche questa si estinguesse, come infatti si estinse, la famiglia Vaini imparentata per via del matrimonio di Isabella Magnoni.
Coi rogiti del notare Marmiroli, cancelliere dell’Opera pia Parisetti, il 24 maggio 1857 il marchese GIULIO ANTONIO Vaini, di Giovanni, fu immesso nel possesso del maggiorasco, che già, per autorizzazione sovrana di Francesco V, duca di Modena, aveva aggiunto ai propri il cognome e l’arma dei Parisetti.
GIULIO ANTONIO, n. a Casalmaggiore 19 agosto 1821 † 30 giugno 1888, aveva sposato il 17 aprile 1855 la nobile Anna Maria, del fu Giovanni Odescalchi, nobile comasco, e dal suo matrimonio nacque la unica rappresentante di questa famiglia.
La famiglia è iscritta nell’El. Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile dei marchesi di Sigola, trattamento di Donna, in persona di MARIA, di Giulio Antonio, di Giovanni, n. 19 novembre 1857, spos. 19 aprile 1880 col nobile Carlo Frisiani, dottor fisico, patrizio milanese. (Vedi: Parisetti Frisiani e Parisetti Vaini, Vol. V).
v. s. [Vittorio Spreti]
Indice
Genealogia
Stemmi
ARMA: D’azzurro al leone d’oro, coronato dello stesso ed impugnante con la branca anteriore destra una spada d’argento alta in sbarra, manicata d’oro. (Archivio Stato Milano - Cod. Ar., p. 48).
CIMIERO: Un leone d’oro, nascente, armato di spada.
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