Venosta

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Spreti, vol. VI, p. 852
Spreti, vol. VI, p. 853

Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, p. 852:

La famiglia Venosta deriva il suo nome dalla subinfeudazione delle valli Venosta e Matsch fatta ad essa dal vescovo di Coira presso il quale esercitava l’avvocazia. Ai tempi di Enrico II aveva ottenuto la subinfeudazione anche delle terre del versante dell’Adda, cioè delle pievi di Poschiavo e di Mazzo. Durante la seconda metà del secolo XII, quando Como estese il suo territorio a tutta la Valtellina, anche i Venosta diventarono feudatari e cittadini di Como.

Capostipite noto della famiglia è EGANO o EGINONE de valle Venusta, al quale si riferisce un documento del novembre 1131 conservato in Archivio di Stato di Milano fra le pergamene dell’Isola Comacina; in esso Artemanno, «homo domini Eginonis», in seguito a sentenza pronunciata da Giovanni, prete della chiesa di S. Stefano di Mazzo, e da Tedaldo, giudice e messo dello stesso Eginone, fece refuta alla chiesa di S. Eufemia dell’Isola di alcuni beni compresi in una certa vendita. Da Egano nacque ARTUICO, vivente verso il 1150, al quale il vescovo di Como, secondo notizie fornite nell’opera Famiglie Notabili Milanesi, vol. I, Famiglia Visconti Venosta, cenno storico, confermò l’investitura della pieve di Mazzo con otto comuni. Da Artuico nacque EGINONE, dal quale discendono tutti gli attuali Venosta, compresa la diramazione dei Visconti Venosta. Il ramo, di cui si tratta in questo articolo, ottenne il riconoscimento dell’antica nobiltà con D. M. 22 maggio 1910 in persona di LUIGI SILVINO, di Osvaldo, senatore del Regno. La genealogia documentata in tale occasione risale ad un MICHELANGELO, vissuto nella prima metà del secolo XVII, che fu marito di Caterina Venosta, appartenente ad un ramo ora estinto, e padre di CARLO, n. a Tirano il 29 marzo 1628 e morto ivi il 4 settembre 1688. Da Carlo e da Anna Raimondi, sua moglie, sortì i natali CLAUDIO FRANCESCO, n. a Tirano il 2 dicembre 1664, che sposò Bianca Lambertenghi e ne ebbe il figlio GEROLAMO, n. a Tirano l’8 dicembre 1692. Da Gerolamo e da sua moglie Costanza Negri, figlia di Gio. Antonio, di Grosio, nacque NICOLA ANTONIO (Tirano, 18 marzo 1726), che fu marito di Lodovica Rota di Bergamo e padre di un altro GEROLAMO (n. Tirano, 20 maggio 1761). Questi sposò Costanza Negri, di Osvaldo, di Grosio, e ne ebbe OSVALDO, padre di LUIGI SILVINO, che ottenne il riconoscimento nel 1910. La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. col titolo di nobile (mf.), in persona di LUIGI SILVINO, senatore del Regno, figlio di Osvaldo, n. a Tirano il 30 giugno 1845, sp. con Enrichetta Bellini. Figlia: Giovanna, n. Roma, 1° gennaio 1883, sp. all’avv. comm. Vittorio Carli. Fratelli: Anna; Maria, n. Tirano, 4 ottobre 1840; Costanza, n. Tirano, 1° novembre 1842; SILVINO, n. Inverno (Pavia), 5 settembre 1856, spos. con Attilia Bandini. Figli di Silvino: Maria, n. Roma, 10 gennaio 1891; Adriana Annunziata, n. Sesto Fiorentino, 26 agosto 1895.

f. f. [Francesco Forte]

Altro ramo:

Altro ramo della precedente famiglia. Ottenne il riconoscimento della sua antica nobiltà con D. M. 26 ottobre 1928 in persona di GIO. BATTISTA, di Finamante, di Gio. Battista, discendente da un OLDERICO della prima metà del secolo XV, dal quale per un GREGORIO discende un VISCONTE, capostipite dei Visconti Venosta, e per un GIOVANNI discende un BALDASSARRE, capostipite del ramo di cui si tratta. I membri di esso furono sempre negli atti pubblici e privati onorati con qualifiche nobiliari e fecero matrimoni con donne appartenenti a nobili e distinte famiglie.

Allo stesso ramo appartiene il signor PIER ITALO Venosta, che ha chiesto il riconoscimento nel 1930.

Il predetto Baldassarre era già defunto nel 1499; da lui nacque FINAMANTE, che nel detto anno 1499 era anch’esso già defunto. Questi fu padre a GIOVANNI, vivente a Mazzo tra il 1499 e il 1539, e morto prima del 1539; da lui nacque GIO. PIETRO ricordato in atti del 1549 e 1553 e defunto prima del 1599; il predetto Gio. Pietro fu padre a FINAMANTE iuniore, dottore in medicina, il quale testò il 16 marzo 1612 con atto a rogito Maffeo Crotti; da Finamante venne in luce GIO. BATTISTA, il quale fu, come il padre, dottore in medicina, ed è ricordato in atti del 1612 e 1618, e a sua volta diede i natali a GIUSEPPE, anch’esso dottore fisico vivente a Mazzo tra il 1659 e il 1662, morto prima del 1674. A Giuseppe e a sua moglie Clara Venosta di Camillo deve i natali un altro dottore fisico, GIUSEPPE, nato a Mazzo il 25 marzo 1667, morto avanti il 1749. Giuseppe diede i natali a GIO. BATTISTA, vissuto nella prima metà del secolo XVIII e morto tra il 1767 e il 1771.

BERNARDO, figlio del predetto Giovan Battista e di sua moglie Caterina Venosta, nacque a Mazzo il 2 febbraio 1758 e sì sposò ivi il 21 dicembre 1779 con Beatrice Lavizzari, figlia del fisico Vincenzo Antonio di Mazzo; da tali nozze nacque a Mazzo il 24 febbraio 1790 VINCENZO, il quale prese in moglie a Boalzo il 16 dicembre 1816 Marianna Capello Parravicini di Teglio. Da Vincenzo venne in luce GIO. BATTISTA, nato a Mazzo il 14 maggio 1822, sposato a Vervio il 18 aprile 1855 con Marianna Carbonera di Vervio. Questi generò FINAMANTE, nato a Mazzo il 6 ottobre 1857, sposato a Vervio il 28 luglio 1884 con Ambrosina Carbonera e morto a Sondrio il 24 maggio 1901.

Dal detto Finamante discendono le persone iscritte nel Libro d’Oro della Nobiltà Ital. e nell’El. Uff. della Nob. Ital. col titolo di nobile (mf.).

GIO. BATTISTA, di Finamante, di Gio. Battista, nato a Mazzo il 31 agosto 1888, sposato a Milano il 6 settembre 1921 con Vittoria Antonietta Brambilla.

Figli: Bianca Maria; CORRADO.

Fratelli: ATTILIO, n. a Sondrio il 14 gennaio 1896; SILVIO, n. a Sondrio il 14 maggio 1899.

c. m. [Cesare Manaresi]


Genealogia

Genealogia Venosta

Stemmi

ARMA: Partito di rosso e d’argento, al castello attraversante di pietra al naturale di tre torri, quella di mezzo più alta, col capo d’oro carico di un’aquila bicipite di nero, coronata del campo.

Altro ramo:

ARMA: Interzato in fascia: d’argento, di nero e di verde; col capo d’oro carico di un’aquila di nero, linguata di rosso, coronata del campo.

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