Verme (dal)
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 875-877:
Illustre e celebre famiglia originaria da Verona, potente già nel secolo XIII. Fu ascritta al patriziato Veneto nel 1357; fu ricevuta negli ordini di S. Stefano e di Malta, aggregata ai patriziati di Milano, Verona, Pavia, Vicenza e Napoli; ebbe in feudo il castello di Monguzzo nella pieve di Incino nel 1366, Corte Genesina e Rocca d’Olcese nel 1378, Valle Pecorara nel 1380, Valle Romagnese, Corte Brugnatella, la pieve d’Incino e la Valsassina nel 1383, Zavatarello nel 1385, Ruino nel 1387, Trebecco nel 1391, Paviglio nel 1399, Fortunago nel 1400, Rogarola nel 1405. Con diploma 2 ottobre 1433, l’imperatore Sigismondo concesse a LUIGI Dal Verme e ai suoi discendenti legittimi il feudo di Sanguinetto e dipendenze nel veronese col titolo di conte del S. R. I. Gli concesse, inoltre, per rendergli sommo onore, la facoltà di aggiungere alle fasce d’azzurro e d’argento della sua arma gentilizia il fasciato di rosso e di argento d’Ungheria cinto d’una bordura dentata d’oro e con una palla dello stesso sulla seconda fascia. Tre anni dopo (23 marzo 1436) Filippo Maria Visconti, duca di Milano, concesse allo stesso Luigi il feudo di Bobbio, Voghera e Castel S. Giovanni. Nel 1430 PETERLINO, fratello del predetto Luigi, fu investito dal duca Filippo Maria della terza parte del marchesato di Varzi nella Lunigiana; nel 1449 lo stesso Luigi acquistò il condominio del marchesato di Pietragavina. Tra i conti e militi creati nel 1450 da Francesco I Sforza «in sollemnitate apprehensionis ducatus sui» PIETRO Dal Verme è il sesto, dopo Galeazzo Maria e Alessandro Sforza, Roberto Sanseverino, Tristano Sforza ed Evangelista Gonzaga (cfr. atto 22 marzo 1450 in Archivio di Stato in Milano, Archivio Sforzesco, Trattati, alla data). Nel 1533 Francesco II Sforza eresse in contea il feudo di Bobbio. Con decreto 4 agosto 1770 il Tribunale Araldico Lombardo ordinò che lo stemma dei conti ANTONIO e PIETRO, fratelli Dal Verme, figli del conte Giacomo, fosse delineato nel Codice Araldico, avendo essi dimostrato di essere compresi, nel Catalogo dei Titolati redatto dal Magistrato Camerale. Con Sovrana Risoluzione 9 novembre 1816, FRANCESCO, figlio del predetto Antonio, ottenne la conferma dell’antica nobiltà e del titolo di conte. Infine, con Decreto Ministeriale 10 maggio 1900, ANTONIO, di Carlo, di Antonio, ottenne il riconoscimento dei titoli di conte di Bobbio con Corte Brugnatella e Romagnese (m.), di signore di Pietra Gavina con Ruino e Caminata, Trebecco e Zavatarello (m.), di conte dei S. R. I. (mf.) e di conte di Sanguinetto (m.).
La genealogia, secondo il Litta, risale fino ad un NICOLA, che nel 1266, come uno dei principali esponenti della fazione guelfa di Verona, sua patria, fu dai concittadini inviato al congresso delle città lombarde a Mozio. Da Nicola nacque BONAVENTURA, citato fra i testimoni nell’atto celebrato a Verona il 28 marzo 1253, con cui Ezzelino da Romano concesse in feudo a Sodegerio de Tito la metà del castello di Dosso e Monte d’Arco, e ricordato come podestà di Cerea nel 1257. NICOLA, figlio di Bonaventura, dottore collegiato di Verona nel 1272, fu podestà di Bergamo nel 1279 e nel 1292. Ebbe due figli: PIETRO e GIACOMO. Questi dié origine ad un ramo della famiglia che ebbe la signoria di Bagnolo nel Vicentino e di Correggio nel Veronese e si estinse verso la metà del secolo XV; Pietro, invece, dié origine ad un altro ramo molto più vitale, che al principio del secolo XVI si divise ancora in due rami, di cui uno è quello di Milano, l’altro è quello di Piacenza. Al ramo di Milano appartengono gli attuali titolari delle nobilissime tradizioni familiari. Pietro fu podestà di Lucca nel 1316, capitano del popolo di Parma nel 1317, podestà di Bassano nel 1323, podestà di Treviso nel 1329 per Cangrande della Scala e per il di lui successore Alberto, ambasciatore del signore della Marca Trevigiana a Ferrara nel 1336, governatore di Verona, difensore valoroso di Monselice, ambasciatore a Parma nel 1339. Da Pietro nacquero tre figli, tra i quali si distinse LUCHINO, valoroso condottiero, che nel 1342 fu al servizio di Mastino della Scala nella guerra di Lucca e poi passò agii stipendi dei Visconti, celebrato per la spedizione di Candia, che espugnò nel 1364, riducendola alla soggezione della repubblica di Venezia. JACOPO, figlio di Luchino e della sua prima moglie Jacopa de’ Malvesini (la seconda fu Beatrice da Enzola, di Tomaso, di Parma), superò suo padre nella gloria militare. Fu quasi sempre al servizio dei Visconti e della repubblica di Venezia e morì nel 1409, dopo aver portato la sua famiglia ad un altissimo grado di potenza. Da Cia degli Ubaldini di Firenze ebbe il figlio LUIGI, che seguì le tradizioni del padre e dell’avo come condottiero. Sposò in seconde nozze Luchina, figlia del famoso conte di Carmagnola, e da lei ebbe il figlio pietro, nominato nell’elenco dei conti e militi creati da Francesco I Sforza nel 1450. La vita di questo Pietro, non ancora completamente delineata, è un vero e proprio romanzo, che ebbe inizio quando egli rifiutò di sposare Chiara Sforza, figlia naturale di Galeazzo Maria, duca di Milano, e terminò a Voghera il 17 ottobre 1485, giorno in cui lo stesso Pietro cadde vittima del veleno fattogli propinare da Lodovico il Moro. Fratello di Pietro fu TADDEO, che nel 1485 fu ridotto a grandi ristrettezze dallo stesso Lodovico il Moro. Da lui nacquero MARCO ANTONIO e FEDERICO, il primo capo del ramo di Milano, il secondo di quello di Piacenza. Marco Antonio, come già suo padre e suo zio, subì le persecuzioni di Lodovico Maria Sforza; ma quando i Francesi incominciarono a minacciare il ducato di Milano, lo Sforza s’accorse dell’errore commesso perseguitando i Dal Verme, che tanto avevano benemeritato da suo padre, e restituì le loro terre. In segno di riconoscenza, Marco Antonio adunò milizie in favore dello Sforza; ma la vittoria di Luigi XII gli procurò nuove persecuzioni, finché la lega di Giulio II nel 1512 scacciò i Francesi dalla Lombardia. Dopo la vittoria di Marignano, i Francesi, ritornati in Lombardia, lo spogliarono per la terza volta di tutti i suoi beni; poi la restituzione del ducato di Milano agli Sforza nel 1521 pose fine a tante vicissitudini e il Dal Verme poté ricuperare tutto ciò che gli era stato tolto. Da Marco Antonio e da sua moglie Ippolita Visconti Borromeo del conte Lodovico, il 4 giugno 1564 nacque ERCOLE, che sposò Monica Corti e tra gli altri figli ebbe GIACOMO, uomo pio (1614-1665), che si dedicò esclusivamente agli affari familiari. Da Giacomo e da sua moglie Giulia Botta, figlia del marchese Giacomo, di Pavia, venne in luce ANTONIO (1647-1695), che fu marito di Margherita Borromeo del conte Renato e padre di quel GIACOMO (1676-1753), dal quale nacquero i fratelli PIETRO e ANTONIO precedentemente ricordati a proposito del decreto 4 agosto 1770, con cui il Tribunale Araldico ne fece delineare lo stemma nel Codice Araldico Lombardo. ANTONIO (1709-1790), sposò Camilla, figlia del conte Costanzo Taverna, dalla quale ebbe FRANCESCO VITALIANO (n. 1758, † 1832), noto per i suoi viaggi negli Stati Uniti. Da Francesco Vitaliano e da sua moglie, che fu Maria Taverna, figlia del conte Lorenzo, discendono tutti gli attuali inscritti nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital., coi titoli di conte del S. R. I. (m.), conte di Sanguineto (m.), conte di Bobbio con Corte Brugnatella e Romagnese (m.), signore di Pietra Gavina, di Zavatarello, Ruino, Trebecco e Caminata (m.), trattamento di don e donna. Essi sono:
ANTONIO, n. Milano, S. Maria della Porta, 16 luglio 1847; spos. Milano, 9 luglio 1869 con donna Maria Cornaggia Medici dei marchesi della Castellanza e Cascina del Gesù, figlio di Carlo (n. Milano, S. Maria alla Porta, 27 agosto 1798, † Milano, 20 gennaio 1876; spos. 7 marzo 1835 con Teresa Attendolo Bolognini di Idelfonso, conte di S. Angelo), primogenito di Francesco Vitaliano.
Figli: GIUSEPPE, n. Milano, 17 dicembre 1872; spos. Milano, 2 luglio 1900 con Carolina Radice-Fossati; Luigia, n. Milano, 10 luglio 1874; CAMILLO, n. Milano, 30 gennaio 1878.
Sorella: Camilla, n. Milano, S. Maria alla Porta, 18 marzo 1845, spos. 2 giugno 1872 al marchese Antonio Cavriani, cavaliere dell’Ordine di Malta.
Figli di Giuseppe: Maria Eugenia, n. 10 luglio 1901; Maria Antonia, n. 21 settembre 1902; ANTONIO, n. 4 settembre 1904; Maria Luigia; GIAN CARLO, n. Musocco, 18 maggio 1908; Maria Teresa, n. Milano, 6 gennaio 1910; LODOVICO, n. Merate, 25 agosto 1911. Discendenti dal secondogenito di Francesco Vitaliano: Elisa, n. Milano, S. Alessandro, 29 dicembre 1857, spos. 13 settembre 1885 al conte Gaetano Porro Schiaffinnati, figlia di Giorgio (n. Milano, S. Maria alla Porta, 27 aprile 1832, † 1908; spos. 2 settembre 1856 con Adele Radice, di Andrea), di Giacomo (n. Milano, S. Maria alla Porta, 10 dicembre 1801, † 18 marzo 1891; spos. 25 marzo 1831 con Elisa Webster, di Londra), di Francesco Vitaliano.
Sorella: Cia, n. Milano, S. Alessandro, 25 maggio 1862.
Discendenti dal terzogenito di Francesco Vitaliano: CARLO, n. Milano, S. Maria alla Porta, 6 aprile 1848, † 17 luglio 1929; spos. prime nozze, 10 aprile 1879, con la nobile Vittoria Porta Spinola; seconde, 1° maggio 1881, con la nobile Maria Cattaneo della Volta del marchese Giuseppe, patrizio genovese; figlio di Luigi (n. Milano, S. Maria alla Porta, 9 novembre 1807, † 4 ottobre 1877; spos. con Vittoria Attendolo Bolognini), di Francesco Vitaliano.
Figli: LUIGI, n. Milano, 28 marzo 1883, spos. Milano, 2 maggio 1911 con la nobile Carmela Lurani Cernuschi; GIUSEPPE, n. Milano, 1° marzo 1884; spos. Milano, 9 maggio 1914 con Ernestina Gavazzi; Maria, n. Milano, 25 novembre 1887; Giovanna, n. Milano, 30 agosto 1889; spos. 1° ottobre 1914 al dott. Francesco Casareto di Genova.
Sorelle: Antonia, n. Milano, 13 ottobre 1842; Francesca, n. Milano, 21 febbraio 1850; spos. 29 aprile 1878 al conte Paolo Parravicini.
Figli di Luigi: Anna Maria, n. Milano, 11 marzo 1912; LUCHINO, n. Milano, 25 novembre 1913; Eleonora, n. Milano, 31 maggio 1915; Maria Vittoria; MARCO ANTONIO, n. 2 maggio 1920; Isabella, n. 7 marzo 1923.
Figli di Giuseppe: CARLO, n. 7 marzo 1915; Ferdinanda, n. 2 febbraio 1917; Ippolita, n. 28 luglio 1918; PIETRO, n. 4 luglio 1920; JACOPO, n. 23 febbraio 1926.
f. f. [Francesco Forte]
Indice
Genealogia
Stemmi
ARMA: Inquartato: nel 1° e 4° fasciato di 8 pezzi di rosso e di argento (che è d’Ungheria), la 2a fascia rossa caricata di una palla d’oro, alla bordura dentata dello stesso; nel 2° e 3° fasciato di 4 pezzi d’azzurro e d’argento (Dal Verme). Per decreto 4 agosto 1770 Codice Araldico Lombardo, pag. 24).
CIMIERO: Il capo e collo di un mostro di argento, collarinato d’oro, accostato da un braccio vestito di rosso, con tre cordoni d’argento accollati in sbarra, tenente con la mano di carnagione due nastri di rosso, legati al collare del mostro.
Alias: Un busto di drago terminante in un braccio umano tenente con una catena d’oro il collo del drago.
Storia
Personaggi
Dimore
Milano
Sepolture
Iconografia
Dipinti e Ritratti
Archivio fotografico
Fonti
Archivi di famiglie e di persone: materiali per una guida, 2: Lombardia-Sicilia, a cura di Giovanni Pesiri, Micaela Procaccia, Irma Paola Tascini, Laura Vallone, Roma, Ministero BBAAC, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Strumenti; 133), n° 1293.
Bibliografia
http://www.treccani.it/enciclopedia/dal-verme_%28Enciclopedia-Italiana%29/
http://www.treccani.it/enciclopedia/luchino-dal-verme_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.treccani.it/enciclopedia/ferdinando-dal-verme/
http://verbanensia.org/biografie.asp?action=O&tipo=2