Viarana
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 893-894:
Antica e nobile famiglia. Come si legge nel privilegio dato a Novara il 23 settembre 1472, con cui Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, concesse la cittadinanza milanese ai «nobiles viri» prete GEROLAMO, GUIDO, SILVESTRO, PIETRO e GIACOMO, fratelli «de Viaranis», figli del fu esimio dottore in leggi signor UGOLINO, nonché a LODOVICO e fratelli, figli del fu PIETRO MATTEO, fratello del predetto dott. Ugolino, e ad ASTORGIO, FRANCESCO, AGOSTINO, TERENZIO ed ANTONIO, nipoti dei predetti Gerolamo e fratelli, questa famiglia proveniva da Faenza ed aveva lungamente risieduto nella città di Imola; soltanto da alcuni anni si era trasferita a Milano («oriundi cives Faventini et diu ressidentes in cìvitate Imolensi quique etiam maiore ex parte aliquot annis in dictam urbem nostram Mediolani inhabitarunt»). (Cfr. le lettere patenti 24 luglio 1581 con cui il Senato di Milano confermò il predetto privilegio di cittadinanza a favore dei fratelli Giuseppe e Ugolino, figli di Gio. Giacomo, di Ugolino, di Guido, nominato nel privilegio del 1472, in Archivio di Stato in Milano, Senato, Cittadinanza, cartella 15, fasc. Viarana). Il Tonduzzi, storico di Faenza, l’annovera tra le più distinte famiglie di quella città fin dal secolo XIV e dopo aver ricordato alcuni personaggi di essa che furono molto onorati e stimati, narra che il dottor Ugolino, ricordato come già defunto nel privilegio del 1472, fu nell’anno 1452 uno dei capi del consiglio della città di Faenza e che nel 1470, avendo egli cospirato a favore di Taddeo Manfredi, signore di Imola, fu dai suoi concittadini costretto ad abbandonare Faenza e a rifugiarsi coi suoi figli a Imola. Quando poi Taddeo Manfredi fu da suo figlio Guidaccio posto in carcere insieme con i figli del dottor Ugolino, questi fu dallo stesso Taddeo inviato a Milano presso Galeazzo Maria Sforza affinché con la sua autorità procurasse la liberazione dei detenuti. Morto il dottor Ugolino e restituiti a libertà Taddeo e i figli del Viarana, questi si rifugiarono a Milano, ove furono bene accolti dal duca Galeazzo Maria. Ai primi del Cinquecento Ugolino, figlio di Guido, del predetto dottor Ugolino — come si ricava dalle citate lettere patenti del Senato di Milano — trasferì la famiglia nel borgo di Maggiate superiore nell’agro Novarese ove possedeva molti beni. Con istrumento 22 maggio 1527 FRANCESCO, di Antonio, anche questo nominato nel privilegio del 1472 come nipote dei figli del dottor Ugolino, fu investito dal vescovo di Novara, Gio. Angelo Arcimboldi, di un diritto di decima a titolo di feudo nobile, gentile, antico, perpetuo, paterno ed onorifico. Da FRANCESCO, di Antonio, (1527-1581), nacque GIO. ANTONIO (1561, 1573), il quale fu padre a CESARE (1578, 1586, 1590). Da Cesare venne in luce GIO. ANTONIO (1638, 1650, 1690), padre di CARLO CESARE (1654, 1669, 1678), che sposò d. Anna Visconti di Guido Antonio, dei signori d’Invorio. Figlio di Carlo Cesare fu GIO. BATTISTA, che sposò (Invorio, 12 ottobre 1678), Giustina Visconti, di Carlo, condomino d’Invorio, e n’ebbe i figli Francesca, che sposò nel 1732 il nobile don Ottavio Antonio Castiglioni, e CARLO CESARE, nato a Maggiate il 3 dicembre 1691. Da Carlo Cesare e da sua moglie Angela Francesca Galvagno di Giuseppe da Novara, il 17 agosto 1723 in Maggiate nacque GIO. BATTISTA, giureconsulto (1750, 1757, 1773), che contrasse matrimonio in Oleggio il 10 gennaio 1751 con Clara Gola di Carlo e n’ebbe CARLO CESARE, nato a Maggiate il 14 settembre 1753. Questo ottenne che il Tribunale Araldico, con decreto 20 dicembre 1775, ordinasse l’iscrizione della di lui famiglia nel Catalogo delle Nobili Lombarde e la delineazione dello stemma gentilizio nel Codice Araldico. Con Sovrana Risoluzione 21 novembre 1816, l’antica nobiltà dei Viarana fu confermata in persona di GIOVANNI, figlio del predetto Carlo Cesare e di Maria Vimercati, sua moglie. Dal suddetto Giovanni e da Maria Crivelli Mesmer, sua consorte, discendono tutti gli attuali iscritti nell’Elenco Ufficiale Italiano col titolo di nobile (mf.), e trattamento di don e donna: EMILIO, n. Milano, 22 ottobre 1869, sp. con Romilda Ferrari, figlio di Marino (n. 14 ottobre 1813; sp. con Virginia Ponzoni), di Giovanni.
Nipoti ex fratre: Emilia, n. Milano, 1898, figlia di Angelo (n. Milano, 22 settembre 1871; † 23 ottobre 1909; sp. 28 gennaio 1895 con Elisa Perelli Rocco), di Marino; MARINO, n. Milano, 1901, di Angelo, di Marino.
Cugini: CESARE, n. Milano, 19 gennaio 1867, figlio di Angelo (n. Milano, 29 gennaio 1832; sp. con Antonia Masera), di Giovanni; Giulia, n. Bologna, 12 gennaio 1873 in Flechia, figlia di Angelo, di Giovanni; Carlotta, n. Pisa, 1° settembre 1873, di Angelo, di Giovanni; Maria Luigia, n. Pisa, 10 dic. 1876, di Angelo, di Giovanni.
f. f. [Francesco Forte]
Ramo di Torino
Famiglia oriunda dalla Lombardia, venuta in Torino, dove GIOVANNI aprì un negozio di mercerie e seterie unitamente ai suoi fratelli. CARLO ERASMO († Torino, 25 maggio 1812), di Giuseppe, che fu decurione e capitano della milizia urbana di Torino e aggiunto al Vicariato di Torino, venne nobilitato per il prezzo di L. 3000 il 25 agosto 1795, infeudato di Monasterolo il 25 agosto 1795 per L. 6350 e investito col titolo comitale il 12 settembre successivo. Da lui nacque GIUSEPPE (n. Torino, 12 gennaio 1775; † S. Maurizio Canavese, 24 agosto 1813), che fu maggiore della milizia urbana di Torino. Dalle sue nozze (1795) con Carolina Plaissant di Cella, ebbe, fra gli altri, GIACINTO (n. S. Maurizio Canavese, 9 febbraio 1799; † Torino, 22 ottobre 1870), che fu consigliere di Corte d’Appèllo. Sposò (1836) Enrichetta Valfrè di Bonzo, e da queste nozze nacquero : GIACINTO (n. S. Maurizio Canavese, 4 agosto 1838; † Nizza Mare, 10 settembre 1882) e Carolina (n. Torino, 2 maggio 1837), che ottenne RR. LL. PP. 26 ottobre 1905 di R. Assenso per assumere e trasmettere il titolo di conte di Monasterolo. Aveva Carolina Viarana sposato (1855) il conte Enrico Melano di Portula.
La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. col titolo di contessa di Monasterolo (mpr.), in persona di CAROLINA, di Giacinto, di Giuseppe, vedova Melano di Portula.
l. b. [Luigi Borello]
Indice
Genealogia
Stemmi
ARMA: Di verde alla banda d’argento caricata di tre rose di rosso (per decreto 20 dicembre 1775 del Tribunale Araldico - Codice Araldico Lombardo, pag. 131).
Ramo di Torino
ARMA: D’azzurro, alla banda d’argento, carica di tre rose di rosso.
Storia
Personaggi
Dimore
Milano
Torino