Visconti Venosta
Un ramo di una famiglia tirolese (von Matsch o de Mazia), proveniente dalla Valle Venosta, si stabilisce in Valtellina intorno al secolo XI e assume il cognome dal luogo di provenienza. Nel 1419 il Duca Filippo Maria Visconti tiene a battesimo per procura un figlio di Gregorio Venosta e della nobile Anna Besta di Teglio. Il bimbo viene chiamato Visconte. Il Duca concede a lui e alla sua discendenza di aggiungere il cognome Visconti e di inquartarne le armi nello stemma.
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 901-902:
Questa famiglia è il ramo più insigne dei Venosta, discendente da ARTUICO, del fu EGANO, vivente nel 1150, che fu padre di quell’EGINONE ricordato in un documento originale della chiesa di S. Eufemia dell’Isola Comacina dell’anno 1131, conservato nell’Archivio di Stato in Milano.
Con EGANO e con GABARDO, figli del predetto Eginone, di Artuico, di Egano, il ramo di Egano ebbe gran parte dei feudi delle valli di Mätsch e di Venosta; il ramo di Gabardo gran parte di quelli della Valtellina. Egano fu il capostipite della famiglia nota sotto il nome di conti di Mätsch, ora estinta; Gabardo il capostipite del ramo valtellinese, e chiamato col nome di Venosta, sebbene abbia conservato per qualche tempo il cognome di Mätsch.
Da Gabardo nacque CORRADO, che fu podestà di Como della fazione ghibellina dei Rusconi contro Filippo Della Torre eletto dai Vitani. Insieme con Simone da Locarno, tentò nel 1263 di impadronirsi di Como; ma fallitagli l’impresa dovette ritirarsi nei suoi castelli. Continuò tuttavia a lottare in Valtellina contro la fazione guelfa e fece prigioniero Raimondo Della Torre, che tenne nel suo castello di Boffalora (presso Sondalo in Valtellina), nonostante l’assedio delle grosse bande mandate da Como, da Milano e dalla Valsassina, fino al principio del 1270. Lottò anche col vescovo di Coira e più tardi fu accusato dai Domenicani di Como di aver avuto parte nell’uccisione di frate Pagano da Lecco, inquisitore di Lombardia (1277).
Corrado divise il patrimonio della famiglia col fratello GABARDO (1226), al quale toccò il castello di Pedenale. La discendenza di Gabardo si divise in varie diramazioni.
Seguendo la genealogia pubblicata in Famiglie Notabili Milanesi, che fu ricostruita sulla scorta dei documenti dell’archivio gentilizio, da Corrado nacquero ARTUICO, signore del castello di Lovere (Lovero Valtellino), .morto senza discendenti, e GIUSEPPE, che sposò Agnese di San Benedetto e ne ebbe il figlio CORRADO. Questi dié i natali a OLDERICO (1300-1350), che a sua volta fu padre di GOFFREDO detto Felino (1353-1362). Da Goffredo venne in luce OLDERICO, castellano di Grosio, particolarmente beneviso al duca Filippo Maria Visconti, che a mezzo di procuratore tenne a battesimo VISCONTE, figlio di GREGORIO e abbiatico dello stesso Olderico, concedendo a lui ed ai di lui discendenti il diritto di portare il cognome dei Visconti e di inquartarne le armi, onde la famiglia, a cominciare dal detto Visconte, assunse il duplice cognome Visconti-Venosta (1419).
Visconte, nato nel 1417 da Gregorio e dalla nobile Anna Besta, sposò Beltramina de Liurio, dalla quale ebbe ANTONIO, giureconsulto, che occupò varie cariche amministrative e giudiziarie in Valtellina e morì nel 1528. Poco dopo, caduto il ducato di Milano, la Valtellina passò sotto il dominio dei Grigioni e la famiglia andò perdendo man mano tutti quegli antichi diritti che le erano stati concessi dai governi precedenti.
Da Antonio ebbe i natali VISCONTE (1560), che fu marito di Caterina de’ Federici e padre di FRANCESCO. Da Francesco e da Lucia de Venosta, sua moglie, nacque MARCO ANTONIO, che ebbe gran parte nelle lotte politico-religiose della Valtellina contro i Grigioni nel 1620 e fu membro del consiglio di reggenza della Valtellina durante la rivoluzione. Sposò la baronessa Salomé de Mont, dalla quale ebbe il figlio VISCONTE († 1644), che dalle sue nozze con la nobile Caterina Omodei ebbe il figlio CARLO, marito della nobile Caterina Lambertenghi. Questa dié alla luce, tra gli altri figli, FRANCESCO († 1736), che fu marito della nobile Maria Merizzi, e ANTONIO († 1697), che fu marito di Caterina de Nesini e dié origine al ramo della famiglia, al quale si accenna nell’articolo seguente. Da Francesco e dalla nobile Maria Merizzi, nel 1695, nacque NICOLÒ, marito di Anna de Stupanis, morto nel 1741. Suo figlio FRANCESCO (1730-1784) fu cancelliere della Valtellina dal 1777 al 1779 e sposò la nobile Maria Piazzi, dalla quale ebbe: Maria che sposò un Lambertenghi, Anna che sposò un Quadrio, e NICOLA (1752-1828), che partecipò attivamente agli avvenimenti politici per i quali la Valtellina si staccò dal Cantone dei Grigioni e si riunì alle province lombarde (1797-1815). Coprì anche molte cariche amministrative in Valtellina e fu un distinto cultore di studi storici e paleografici. A lui si deve il trasferimento del domicilio della famiglia a Milano (1823), ove si stabilì con la moglie, che fu la nobile Francesca Castiglioni. Da Nicola nacque FRANCESCO (1797-1846) che fu marito della nobile Paola Borgazei. Si dedicò alle lettere e alle scienze economiche e pubblicò alcuni studi di storia e statistica valtellinese. I suoi figli, EMILIO e GIOVANNI, eccelsero nel campo della politica. Specialmente Emilio, che fu tre volte ministro degli affari esteri e senatore del regno, raggiunse i più alti onori ed ebbe il collare dell’ordine della SS. Annunziata. Nato a Milano il 22 gennaio 1829, morì nel 1914. Sposò, in S. Martino Alfieri (Asti), la nobile Luigia Alfieri, dei marchesi di Sostegno e Ca’ del Bosco, ultima superstite della sua famiglia, dalla quale provengono tutti i titoli feudali di cui sono oggi insigniti i Visconti-Venosta.
Questi, infatti, ottennero la conferma dell’antica e generosa nobiltà con Sovrana Risoluzione 13 novembre 1816 in persona di Nicola e Francesco, figli di Francesco, di Nicolò, e di Francesco, figlio del predetto Nicola. Ottennero poi, nel 1876 la concessione del titolo di marchese (mpr.) in persona del suddetto Emilio di Francesco di Nicola e a tale concessione seguirono: le RR. LL. PP. 21 aprile 1904 di R. A. alla suddetta nobile Luisa Alfieri di Sostegno in Visconti Venosta, di assumere, per successione Alfieri, i titoli di marchese di Breglio e di signore di Valdichiesa e, per successione Benso, i tìtoli di marchese di Cavour e di conte di Santena, col diritto di trasmetterli ai discendenti maschi primogeniti con eventuali vocazioni femminine; il R. D. Motuproprio 10 maggio 1909 col quale fu rinnovato a favore della medesima marchesa Luisa Alfieri il titolo di marchese di Sostegno e Ca’ del Bosco (mpr.); le RR. LL. PP. 25 aprile 1915 di autorizzazione alla medesima di assumere il titolo di marchese di Avigliana (mpr.).
La famiglia è quindi iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile (mi.), marchese (mpr.), marchese di Breglio (mpr.), signore di Valdichiesa (mpr.), marchese di Cavour (mpr.), conte di Santena (mpr.), marchese di Sostegno e Cà del Bosco (mpr.), marchése di Avigliana (mpr.), conte di Isolabella (mpr.) (titolo proveniente dalla famiglia Benso, che l’ebbe nel 1618), in persona dei figli del suddetto Emilio e della marchesa Alfieri, cioè: CARLO CAMILLO, n. Santena, 30 luglio 1879, cavaliere d’onore e di devozione del S. M. O. di Malta; ENRICO, n. Milano, 3 maggio 1883, cavaliere d’onore e di devozione del S. M. O. di Malta, autorizzato ad usare, durante la vita del fratello Carlo Camillo il titolo di marchese di Breglio con Decreto Presidenziale 6 ottobre 1927; GIOVANNI, n. Milano, 11 luglio 1887, cavaliere d’onore e di devozione del S. M. O. di Malta, ministro plenipotenziario, capitano del R. Esercito, decorato di una medaglia d’argento e di una di bronzo al valor militare, croce di guerra, a favore del quale con R. D. «motu proprio» 12 ottobre 1924 e RR. LL. PP. 19 febbraio 1925 fu rinnovato il titolo di marchese di Sostegno e Cà del Bosco, sp. Torino, 20 ottobre 1914, con la nobile Margherita Pallavicino-Mossi, dei marchesi del S. R. I. e dello Stato Pallavicino.
f. f. [Francesco Forte]
Ramo di Antonio
Ramo della precedente famiglia, al quale diede origine ANTONIO, marito di Caterina de Nesini e figlio di Carlo e di Caterina nobile Lambertenghi. Con S. R. 27 nov. 1816 ottenne la conferma dell’antica e generosa nobiltà in persona di CARLO e di ANTONIO e CESARE, suoi figli, i quali dimostrarono la loro agnazione comune col ramo principale di Nicola, di Francesco, di Nicolò.
La famiglia è inscritta nell’Elenco Uff. Nob. Ital. col titolo di nobile (mf.), ed è rappresentata dai seguenti fratelli, tutti discendenti dal suddetto Antonio, di Carlo. CESARE, n. Ardenno, 7 maggio 1856, di Carlo (n. Tirano, 10 luglio 1829, † marzo 1870; sp. con Cristina Scala, di Grosotto), di Antonio (n. Tirano, 26 dicembre 1893, † ivi, 19 febbraio 1851; sp. con Giuseppina Ferrari, di Rimini), di Carlo (sp. con Giuseppina Ciceri, di Ardenno).
Sorelle: Corinna, n. Ardenno, S maggio 1855, in Pievani; Giuseppina, n. ivi, 28 novembre 1863; Eugenia, n. Tirano, 21 novembre 1865.
f. f. [Francesco Forte]
Indice
Genealogia
Stemmi
ARMA: Inquartato: nel 1° d’argento al biscione d’azzurro coronato d’oro ondeggiante in palo ed ingollante a metà un fanciullo di carnagione posto in maestà e movente in fascia colle braccia aperte (Visconti); nel 2° interzato in fascia d’argento, di nero e di verde; col capo d’oro caricato di un’aquila di nero, linguata di rosso, coronata del campo, col volo abbassato (Venosta); nel 3° d’oro all’aquila di nero coronata, linguata e rostrata di rosso (Alfieri); nel 4° d’argento col capo di rosso caricato di tre conchiglie d’oro, ordinate in fascia (Benso). (RR. LL. PP. 21 aprile 1904).
MOTTO: De Castris.
Ramo di Antonio
ARMA: Interzato in fascia, d’argento, di nero e di verde, al capo d’oro caricato di un’aquila di nero coronata del campo col volo abbassato.
Alias: Inquartato: nel 1° e 4° d’argento al biscione d’azzurro, coronato d’oro, ondeggiante in palo, ed ingollante a metà un fanciullo nudo di carnagione, posto in maestà e movente in fascia, con le braccia aperte (Visconti); nel 2° e 3° interzato in fascia, d’argento, di nero e di verde; col capo d’oro carico di un’aquila di nero, linguata di rosso, coronata del campo, col volo abbassato (Venosta).
MOTTO: De Castris.
Storia
Personaggi
Dimore
Grosio (Sondrio) Villa Visconti Venosta (ora museo civico)
Roma, Santena (Torino) e Milano
Tirano, Ardenno (Valtellina).
Sepolture
Iconografia
Dipinti e Ritratti
Archivio fotografico
Fonti
http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/famiglia/MIDD000169/
Bibliografia
Archivi di famiglie e di persone: materiali per una guida, 2: Lombardia-Sicilia, a cura di Giovanni Pesiri, Micaela Procaccia, Irma Paola Tascini, Laura Vallone, Roma, Ministero BBAAC, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Strumenti; 133)
http://www.treccani.it/enciclopedia/visconti-venosta
http://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-visconti-venosta
http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-visconti-venosta