Giovanni Paolo Pesenti

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Carlo Ceresa. "Il cavaliere gerosolimitano Giovanni Paolo Pesenti" olio su tela (cm 99x85) Sombreno [Bg], coll. priv.)
Frontespizio de "Il Pellegrinaggio di Gerusalemme" di Gian Paolo Pesenti. Bergamo, Comin Ventura, 1625

(11 maggio 1579 † 3 aprile 1658)

Genealogia

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Figlio di Francesco Pesenti e di Maddalena Medolago

1612-13 - Pellegrino a Gerusalemme, e autore di un Pellegrinaggio di Gerusalemme


BORTOLO BELOTTI, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, a cura della Banca Popolare di Bergamo, 1959 (con prefazione di Tommaso Gallarati Scotti). 3ª Ed., Bergamo, Bolis, 1989, vol. VI, p. 46:

Pensando poi a talune odierne relazioni giornalistiche su viaggi compiuti nelle varie parti del mondo, crediamo di ricordare la narrazione del suo Pellegrinaggio di Gerusalemme, fatta dal bergamasco Giovan Paolo Pesenti. Amante dei viaggi e provvisto di cultura e di mezzi, il Pesenti visitò molti paesi d’Europa e d’Asia, ma non ne pubblicò le relazioni, per quanto le avesse raccolte in un grosso volume, molto probabilmente per ragioni politiche, o, come dice il Calvi, perché esso non era tinto con la pece tinto dell’adulatione, e quindi perché troppo sarebbe sembrato all’offese pupille limpido et chiaro per la verità. Il viaggio in Terrasanta, semplice e piano nella forma, fu invece pubblicato per la prima volta a Bergamo da Comino Ventura, nel 1615, e ristampato a Brescia dal Fontana, nel 1628.


[dalla scheda a cura di Luisa Vertova ne I pittori bergamaschi – Il Seicento II, p. 502, 503, 570, 682]

Datato 1650.

Le cinque croci dell’ordine del Santo Sepolcro, che rosseggiano sul nero mantello del cavaliere e brillano nella medaglia appesa alla catena d’oro, riappaiono nello stemma di famiglia, accanto all’aquila e alla stadera. L’iscrizione apposta in alto («IOHANNES PAULUS FILIUS FRANCISCI DE PISENTIS EQUES HIEROSOLYMITANUS / ANNO A NATIVITATE DOMINI MDCL AETATIS SUAE LXXI » ) ci dà nome, patronimico, titolo ed età dell’effigiato. Unico figlio maschio di Francesco e di Maddalena Medolasa, Giovanni Paolo, qui effigiato a 71 anni nel 1650, era nato nel 1579. Andò in Terrasanta nel 1612, alla fatidica età di trentatré anni, e vi fu nominato Cavaliere del S. Sepolcro durante la Pasqua del 1613. Ritornato a Bergamo nell’agosto di quell’anno, pubblicò un attento - e per i posteri affascinante - resoconto del suo viaggio. Il suo spirito curioso e irrequieto si rivela nella scelta della sposa (1613) che fu una straniera (Marie de Lavallé).

Nove anni separano questo Giovanni Paolo da Giovanni (nato nel 1588) e ventuno da Girolamo (nato nel 1600), ambedue figli avuti da suo padre in seconde nozze (v. schede 104, 105). Lo storico d’arte attento ai particolari dell’abbigliamento per determinare la data di un dipinto, osserverà che il nostro cavaliere di settantun anni resta fedele, nel 1650, ai colletti di un tempo; mentre il suo fratellastro di sessantadue anni, alla stessa data 1650, ha già adottato la goletta che avrà sempre più fortuna nei decenni successivi. Nel Seicento, e non soltanto allora, poteva accadere che un intervallo di oltre vent’anni s’interponesse fra la nascita di un primogenito e quella dell’ultimogenito, complicando i rapporti generazionali fra genitori e figli e arricchendo di tappe intermedie il fluire della tradizione o lo scontro di mentalità fra i primi e i secondi.

Morto (forse ancora giovane) Girolamo, l’ultimo rampollo di Francesco Pesenti e l’unico dall’aspetto intellettualmente inquieto, Giovanni Paolo, suo primo erede, e Giovanni, primo figlio delle seconde nozze, giunsero entrambi al traguardo della metà del secolo: ed in entrambi il Ceresa colse lo stesso sguardo acuto e combattivo, rivelatore di un temperamento che li avrà certo favoriti nella vita. Soltanto il corpo del più anziano appare ormai incurvato e raggrinzito dall’età, sotto la gloriosa mantella stemmata che attesta la sua ascesa sociale. Altri attestati, visibili sul tavolo in primo piano, sono l’elsa della spada di cavaliere, la bolla dell’onorificenza ottenuta e l’edizione latina del suo libro: «Peregrinatio Hyerosolimitana». Il libro gli valse la menzione del Calvi nella «Scena Letteraria» del 1664 (pp. 260-262).


Bibl: II Cavalier Visconti 1939, il- 4, ill. pp. 203 206;, B. Belotti 1940, II, p. 728 (2A ed 1959, V, pp. 4l, 50 nota 39 bis); M. Valsecchi 1972,s.p.; U. Ruggeri 1979, pp. 39,179, fig 3; L. Vertova 1983, n. 48