Albertoni

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Spreti vol. I, p. 342
Spreti vol. I, p. 342

ALBERTONI CAPITANI DI VERTOVA

Storica famiglia che ha alle sue origini un importante personaggio, che agiva in un grande momento storico: Alberto Albertone, figlio di Imile (pag 52 Gusmini di Bernardo a pag 54) per genealogia vedi Biblioteca Civica).

Alberto Albertone, figlio di Imile, nel 1160 fu Console di Bergamo (pag 26 Gusmini) era stato investito di benefici vescovili nel 1180 dal Vescovo Guala a sua volta infeudato dall’Imperatore (pag 52 Gusmini "Vertova medioevale” di Bernardo a pag 54; per genealogia vedi Biblioteca Civica)

Imile e Petraccio Albertoni sono arbitri della sentenza del marzo 1144 che regola i rapporti tra gli abitanti di Ardesio ed il Vescovo di Bergamo per l’utilizzo delle miniere d’argento e ferro che i conti Martinengo avevano ceduto nel 1080 al Vescovo (BB3vol 2° pag 150). Nella lotta contro il Barbarossa 1167 Alberto Albertoni è tra i rappresentanti per Bergamo della varie città lombarde per la lega.

Nel 1168 Alberto Albertoni con Alberto de Mappello rappresenta Bergamo al congresso di Lodi (BB3 vol 2° pag 115)

La famiglia dei Capitani di Vertova si chiamerà in seguito più brevemente Vertova e il ramo primogenito estitosi con Elisabetta che sposa Camozzi diverrà Camozzi Vertova.

Il nome d’Albertone si aggiungerà a quello Goltara Pezzoli d’Albertone e ai Poldi Pezzoli d’Albertone per disposizione testamentaria (vedere come i Pezzoli acquisirono il “d’Albertone”)

Il nome d’Albertone si aggiungerà anche a quello dei cremonesi Picenardi che avranno sia il titolo comitale di Macherio (Mi), sia il predicato di Val di Scalve concesso da Vittorio Emanuele II.

Quando si trattò di darsi la costituzione a libero Comune, i Vertovesi non fecero rivoluzioni contro i feudatari, ma tramutarono la forma di governo in modo pacifico. Ecco li: il feudatario di ieri, Bianco Albertoni dei Capitani di Vertova, l’avo della patrizia casata dei Verteva, diventa uno dei due Consoli del libero Comune. Così... in Vertova è intervenuto un accordo fra comunità rurale e signore feudale, il quale tenne cosi a battesimo, nel suo feudo, quella libertà di cui il Nonno suo, Alberto Albertone, era stato difensore nel comune di Bergamo contro il Barbarossa.

L’antica e potente famiglia Albertoni amministrava, a nome del Vescovo di Bergamo, gran parte del territorio di Vertova: gli uomini e le vicende di questa famiglia hanno lasciato ampia traccia di testimonianze storiche negli Statuti di Verteva (gli Albertoni sono citati numerose volte: cfr. A, 62 - C, 32 - C, 167 - C, 184 - C, 195 - C, 201), nell’Archivio Capitolare, della Misericordia e nella Biblioteca Civica di Bergamo, e soprattutto nell’archivio privato Camozzi-Vertova al Castello di Costa Mezzate.

L’albero genealogico degli Albertoni (dal 1145 al 1960) che si conserva nella Civica Biblioteca di Bergamo, fu probabilmente compilato sulla scorta del testo che l’abate P.A. Serassi, verso la fine del 1700, costruì con criterio di dissertazione letteraria, a detta degli esperti.

Riproponiamo, invece, ai lettori una pagina del libro di don B. Ferrari, in cui è sintetizzata la storia degli Albertoni, nei suoi punti salienti:

«Alberto Albertoni di Bernardo (non è figlio di Imile?). Console della città di Bergamo, sorta in libero Comune, al tempo della Lega Lombarda, 1168. Eminente uomo politico, entrò nelle contese comunali non solo della Valle ma di Lombardia e d’Italia e fu uno dei Deputati cittadini firmatari della pace di Costanza, fra Federico Barbarossa e i Comuni Lombardi, nel 1183.

È stato il capostipite dei Capitanei di Vertova feudatari del Vescovo nella prima metà del secolo XII. Da lui ha avuto origine la nobile famiglia dei Conti Vertova tuttora esistenti. Nella Cappella che i suoi discendenti eressero in S. Agostino a Bergamo una lapide lo ricordava, lapide finita al tempo della soppressione del convento, nel Castello di Costa Mezzate, sua dimora di un tempo ed oggi proprietà dei Conti Camozzi Vertova di Bergamo. Su tale lapide si legge: ALBERTUS ALBERTONUS DE CAPITANEIS DE VERTUA BERGOMI CONSUL AD PACEM COSTANTIAE ORATOR ANNO MCLXXXIII ANTIQUIOR FAMILIAE D.D. COMITUM ET EQUITUM VERTUAE AUCTOR REPERTUS ET PROPAGATOR BERGOMI.

A Vertova la fortezza o Castello dei Capitanei o Cattanei degli Albertoni sorgeva nel perimetro segnato fra le vie Cardinal Gusmini, S. Lorenzo e Cornelli, a sinistra della già Chiesa di S. Caterina, e se ne vedono benissimo ancora le tracce, per quanto, in seguito di tempo, vi si siano fatte demolizioni e supercostruzioni che ne hanno alterato completamente la primitiva configurazione.

All’ordinanza 106 del vecchio statuto di Vertova, questa fortezza è chiamata: POST CASTELLUM, ossia fortezza situata dietro il castello principale che sorgeva a nord della piazza Castello. Là dentro vi era scavata la LUVERA, una specie di buca profonda che si prolungava, come una galleria sotterranea, fin verso il fiume, per dar modo di evadere segretamente nel caso che la fortezza fosse stata a lungo assediata o presa d’assalto. Nel guasto, dato a Vertova dai Guelfi nel giugno 1398, solo questa fortezza dei Capitanei o Albertoni, rimase incolume, con alcune poche case che erano sotto la sua protezione; il resto del paese fu tutto messo a fuoco.»

I cremonesi Picenardi che avranno sia l’aggiunta del nome Albertoni sia il titolo comitale di Macherio (Mi), sia il predicato di Val di Scalve concesso da Vittorio Emanuele II.

ALBERTONI PICENARDI

Famiglia Decurionale Cremonese conte di Macherio e poi anche di Val di Scalve. Rinnoveranno il loro legame con la patria d’origine (?) con le nozze di Lorenzo Maria con Fernanda Sottocasa il cui figlio Muzio donò alla Accademia Carrara una bellissima raccolta di antichi ventagli

Albertoni Francesco feudatario di Machero 771 (Storia di Milano, XII, 40).

[GPA]

Genealogia

Genealogia Albertoni

Genealogia Albertoni Picenardi

Stemmi

ARMA: I. D’oro a tre scaglioni di rosso: col capo del primo sostenuto di rosso e carico di un leone del secondo illeopardito. CIMIERO: Il leone del campo, nascente.

II. Inquartato al 1° e 4° di Albertoni che è: d’oro a tre scaglioni di rosso, col capo del primo sostenuto di rosso e carico di un leone del secondo, illeopardito; al 2° e 3° di Valdiscalve che è: di azzurro a tre abeti, nudriti nella pianura erbosa con un orso passante, attraversante ed intrecciante i tre tronchi, il tutto al naturale.

CIMIERO: Il leone del campo, nascente, impugnante colla branca destra una spada pasta in sbarra.

MOTTI: «Non sine armis patria» e «Tutus in silvis».

SOSTEGNI: A destra: un leone di rosso; a sinistra: un orso al naturale, rampante, affrontati.

Stemmi famiglia Albertoni

Storia

Personaggi

Pietro Albertoni (1849-1933) (Dizionario Biografico Treccani)

Dimore

Cremona e Milano

Iconografia

Ritratti e dipinti

Archivio fotografico

Fonti

Albertoni Bernardo fu Pietro, 1397 perg 3367

Albertoni Giovanni Pietro , di Vertova, notaio, 1372 perg 3366

Albertoni Zanno fu Pietro Donato, di Vertova, notaio, 1422 perg 3370

Archivi di famiglie e di persone: materiali per una guida, 2: Lombardia-Sicilia, a cura di Giovanni Pesiri, Micaela Procaccia, Irma Paola Tascini, Laura Vallone, Roma, Ministero BBAAC, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Strumenti; 133), n° 1165.

Bibliografia

Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, 1928-32, vol. I pp. 342-343:

Famiglia decurionale di Cremona, il capostipite noto della quale è MICHELE, nato nel XV secolo; l’abiatico suo, DOMENICO, fu eletto decurione nel 1560. Dal fratello di quest’ultimo, PIETRO, deriva FRANCESCO, ascritto al decurionato nel 1755: con diploma 21 settembre 1771 fu investito del feudo di Macherio con trasmissione primogeniale maschile e con decreto 28 luglio 1774 dell’I. R. Tribunale Araldico ottenne che il di lui stemma fosse delineato nel Codice Araldico. Con ordinanza 2 aprile 1787 dell’I. R. Consiglio di Governo della Lombardia Austriaca veniva riconosciuta la nobiltà della famiglia a datare da Antonio, figlio del suddetto Michele. L’imperatore Giuseppe II con diploma 1 dicembre 1789 concedeva al sunnominato Francesco il titolo comitale da appoggiare sul feudo di Macherio. Il figlio di lui, CARLO, deputato dei possidenti nella Congregazione Provinciale di Cremona, con sovrana risoluz. 21 novembre 1816 veniva confermato nella nobiltà e nel titolo comitale. Da Chiara dei marchesi Pallavicino ebbe altro FRANCESCO, che fu marito di Amalia dei marchesi Erba Odescalchi. Nel 1859 il predetto conte Carlo fondò una commenda di giuspatronato nell’Ordine di Malta. Coi RR. Decreti 21 gennaio 1866 e 9 febbraio 1868 CARLO (1824-1896) veniva autorizzato ad aggiungere al proprio il cognome della famiglia Picenardi, che s’estingueva nella moglie sua, Maria, figlia ed erede del barone Silvio, consigliere di Stato e ciambellano di Maria Luisa, duchessa di Parma. Con successivo R. D. 26 dicembre 1891 otteneva, co’ discendenti, d’inquartare lo stemma dei Picenardi. Con R. D. 9 febbraio 1879 re Umberto concedeva ad ANTONIO, figlio secondogenito di Francesco, la facoltà di aggiungere al titolo comitale, concessogli con decreto di motu-proprio 20 agosto 1875 da Vittorio Emanuele II, il predicato di Val di Scalve e con altro R. D. 21 gennaio 1883 venivagli consentito d’inquartare nell’arma lo stemma dell’antica comunità di Val di Scalve il tutto reso riversibile, in mancanza di discendenti maschi, alle linee de’ fratelli suoi. Gli Albertoni sono attualmente iscritti nell’Elenco Ufficiale coi titoli di «conte di Macherio» per m. e per la linea di Alberto di «conte di Val di Scalve» pure per trasmissione primogeniale, col trattamento di don e di donna.

Cfr. A. S. M. Araldica

a. g. [Alessandro Giulini]


Ivi, Appendice, Parte I, p. 196:

ALBERTONI PICENARDI e ALBERTONI.

Sono iscritti nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Uff. Nob. Italiano 1933:

ALBERTONI PICENARDI

coi titoli di Conte di Macherio (mpr.), Trattamento di Don e Donna:

CARLO, di Francesco Maria, di Carlo Antonio. Fratello: ARTURO.

ALBERTONI

coi titoli di Nobile dei Conti di Macherio (mf.), Conte di Val di Scalve (mpr.), Trattamento di Don e Donna:

EMERICO, n. a Milano 3 aprile 1864, † 10 gennaio 1927, spos. a Bondeno 26 luglio 1893 con la Nobile Alda dei Conti Rangoni Machiavelli. Fratello; MUZIO LUIGI, n. a Milano 11 agosto 1867, † 6 marzo 1928. spos. a Parma 20 aprile 1896 con Antonietta dei Principi Meli Lupi di Soragna.

Figli: ALBERTO MARIA BONIFACIO, n. alla Rovella di Agliate 29 agosto 1897, Ten. di Cavall., spos. a Milano il 20 aprile 1920 con Donna Ippolita Greppi; BONIFAZIO ANTONIO, n. a Milano 9 gennaio 1904; LUCIO EMERICO, n. ivi 6 ottobre 1905, Dott. in Scienze Economiche e Commerciali; LORENZO MARIA, n. ivi il 22 marzo 1908, spos. 15 luglio 1933 con la Nobile Ferdinanda Sottocasa; Sofia Antonia, n. ivi 22 giugno 1911; Elisabetta, n. ivi 7 febbraio 1913; Anna Maria, n. ivi 15 dicembre 1915.

Figli di Alberto Maria Bonifacio: Muzia, n. a Milano 8 luglio 1924; MARCO, n. ivi 7 luglio 1930.

Figlio di Lorenzo Maria (non iscritto nell’Elenco Uff. Nob. Ital. 1933): MUZIO LUIGI, n. Milano 18 maggio 1934.

v. s. [Vittorio Spreti]

Documenti

Collezioni