Medici di Marignano

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Spreti, vol. IV, p. 524

Antica casata di origine milanese che si divise alla fine del XIII secolo in 5 rami: Medici di Porta Ticinese, Medici di Casorezzo, Medici d'Albairate, Medici di Novate e Medici di Nosigia, detti poi di Marignano, dal feudo di cui furono investiti.


Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. IV, pp. 524-526:

I Medici, a quanto asseriscono gli storici milanesi Moriggia e Giulini, godevano già d’alta considerazione fino dal secolo XI, considerazione che s’accrebbe durante l’epoca comunale. Il Zazzera (cfr.: Della nobiltà italiana) fa discendere i Medici di Milano dal capostipite della linea fiorentina e così il Ripamonti (cfr. Historia urbis Mediolani, 1. I, dec. IV) ed il Missaglia (cfr. Vita di Gio. Jacopo Medici marchese di Marignano, Milano, 1865). Ma sono contradetti dal Muratori, che attribuisce ai Medici origini non illustri. La verità è che la casata era compresa nella matricola d’Ottone Visconti. Alla fine del XIII secolo essa era divisa in cinque diramazioni: Medici di Porta Ticinese, Medici di Casorezzo, Medici di Nosigia, Medici d’Albairate e Medici di Novate.

La prima diramazione, la più potente, dimorava nella contrada omonima in parrocchia di S. Sisto. La linea di Nosigia fu detta poi di Marignano dal feudo di cui fu investita ed abitava nella parrocchia di S. Martino in Nosigia: la casa di questa linea medicea sorgeva lungo la contrada dei Moroni sull’area ora occupata dal palazzo Belgioioso sulla piazza, di tal nome e venne demolita nel 1677. Capostipite dei Medici di Nosigia fu PAOLO, detto Parolo, decurione nel 1335 e 1340, di cui fu abiatico JACOPINO, membro del Consiglio Generale della città nel 1390. Apparteneva questi alla parte guelfa e fu prefetto della Fabbrica del Duomo nel 1406-1411. Fu trisavo di GIAN GIACOMO, marito di Clara Rainoldi, di nobile ed assai doviziosa casata; suo figlio BERNARDINO († 1519) assunse l’appalto della gabella perdendovi ingenti somme ed impalmò Cecilia Serbelloni. Da questo connubio ebbero origine: GIAMBATTISTA (1500-1545), buon soldato, GABRIELE, pure eccellente condottiero, Margherita (1510-1547), moglie del conte Giberto Borromeo e madre di S. Carlo, Clara (n. 1507), andata sposa al conte Volfango Teodorico d Altemps, GIO. ANGELO, che fu papa col nome di Pio IV, AGOSTO (1501-1570) e GIAN GIACOMO (1495-1555), detto il Medeghino, creato marchese di Marignano o Melegnano con diploma 1 marzo 1532, audace condottiero di bande di ventura e grande capitano di eserciti regolari, astuto politico, che seppe tener alto il nome italiano. Amante del fasto principesco sdegnò la modesta casa avita e volle erigere nella contrada di Brera un palazzo degno del suo nuovo stato, ma morì prima d’attuare il suo disegno, che fu ripreso dal fratello suo GIO. ANGELO, il quale ne affidò la costruzione al Seregni. Essendo riuscita sterile la sua unione con Marzia Orsini dei conti di Pitigliano gli successe nel marchesato il fratello AGOSTO, che nel 1549 sposò Barbara del Majno del conte Gaspare, senatore ducale: in quell’anno ricevette nel castello di Melegnano l’arciduca Filippo d’Austria, futuro re di Spagna, e morì nel 1586. Furono figli suoi: Cecilia (1553-1616), moglie di Ottavio Gonzaga, figlio del duca di Guastalla e GIAN GIACOMO (1558-1599). Nel 1579 Filippo II, re di Spagna, valendosi di una clausola dell’investitura originale, ordinò la redenzione del feudo delle Tre Pievi per parte della R. Camera per conferirlo al cardinale Tolomeo Gallio, malgrado le opposizioni dell’investito Medici. Questi, eletto nel 1593 cavaliere di S. Stefano di Toscana, continuò i lavori del palazzo di Brera, che era rimasto incompiuto alla morte di Pio IV; prese in moglie Livia Castaldi, figlia del marchese di Cassano, assai ricca, ma prodiga, ultima di casa sua. Da tale matrimonio nacque FERDINANDO (1581-1638), altro dei giovani gentiluomini inviati nel 1598 ad incontrare Margherita d’Austria, regina di Spagna. Nel 1610 alienò il palazzo in contrada di Brera al conte Paolo Simonetta, stabile passato poi ai Castelbarco e nel 1865 a certo Gonzales, che nell’anno susseguente lo demolì per sostituirlo cogli attuali edifici posti di fronte al palazzo braidense. Nel 1633 refutò il feudo di Melegnano a favore del fratello Giovanni Battista e si ritirò in quel castello, ove morì cinque anni dopo. Da Virginia Merzagora del senatore Desiderio non ebbe prole. Furono suoi fratelli e sorella: GIOVANNI-BATTISTA, predetto, GIOVANNI, GUGLIELMO, GIOVANNI GIACOMO, GASPARE (1584-1653), canonico lateranense e poi prevosto di Agazzano nel Piacentino, Costanza ed Isabella, monache, Barbara (n. 1594), che, erede de’ suoi due mariti, il giureconsulto collegiato Annibale Della Tela e Gerolamo Monti, divenuta assai ricca conduceva vita splendida nella sua villa d’Ornago, MARCANTONIO (1593-1649) con discendenza estintasi nella figlia Anna Maria e FRANCESCO (1590-1628), detto il Seniore, la cui progenie visse oscuramente in Melegnano e si spense con altro FRANCESCO (1756-1824), parroco di Pozzolo Martesana. Il predetto GIOVANNI (1591-1655) detto «marchesino», perché in modo singolare ricordava l’indole ed i tratti dell’illustre suo prozio, si diede alle armi e fu il capostipite della linea dei «Marchesini», diramazione cadetta estintasi nel 1691 con ELIA, cavaliere di S. Jago. Da Guglielmo surricordato discende il ramo di Varese spentosi nel 1702 e da Gian Giacomo, pure già elencato, quello della Motta d’Induno, passato poi in Toscana, ove fondò una commenda di giuspatronato nell’Ordine di S. Stefano e finì nel 1728 con AGOSTINO e le sue rendite, sì feudali che fidecomissarie, si trasferirono nel ramo marchionale, che trae origine da Giovanni Battista, fratello del testé nominato Guglielmo. Il figlio di lui, GIAN GIACOMO (1626-1686), fu allevato alla Corte di Toscana, gentiluomo di quel Gran Duca e cavaliere dell’Ordine di S. Stefano, sepolto nella tomba medicea del Duomo di Milano. Gli successe nel marchesato il fratello GIUSEPPE (1632-1712), che nel 1706 ospitò splendidamente nel suo maniero feudale Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, rialzando così il prestigio della casata, alquanto offuscato per le sue nozze con Caterina Calvenzano, di umili natali, che lo fece padre di numerosi figli. Di questi è degno di ricordo CARLO ANTONIO (1671-1737), divenuto marchese di Melegnano nel 1712, buon giureconsulto, commendatore dell’Ordine di S. Stefano di Toscana, ospitò egli in quell’anno medesimo Elisabetta Cristina, regina di Spagna e ridiede lustro alla famiglia. Non avendo egli avuto prole dalla consorte Marta Maddalena Capredoni, gli successe nel titolo marchionale il nipote CARLO COSIMO (1714-1772), giureconsulto collegiato, dei XII di Provvisione, che, rimasto vedovo di Maria Teresa Ajaux y Vreta, marchesa di Caporosso, si fece prete. Il figlio di lui, CARLO GASPARE (n. 1743), pure dei XII di Provvisione, nel 1796 ebbe devastato dalle truppe francesi il castello di Melegnano. Da Cornelia Zeno del conte Cosimo ebbe, tra gli altri, CARLO (1778-1847), segretario di legazione, che ottenne con sovrana risoluzione del 1816 il riconoscimento dell’antica nobiltà e del titolo marchionale e dalla consorte Teresa Ricciulli del marchese Gaetano, sua nipote ex sorore, procreò CARLO (1782-1809), guardia d’onore, PIETRO (1779-1845), che restaurò la villa di Frascarolo e fu padre di Carolina andata sposa a don Luigi dei marchesi Crivelli e GIAN GIACOMO (1775-1843). Questi appartenne alla Corte del Beauharnais, venne creato barone del Regno d’Italia nel 1809 e con sovrana risoluzione del 21 novembre 1816 ebbe il riconoscimento dell’antica nobiltà e del titolo marchionale. Fu personalità assai nota e spiccata della metropoli lombarda; la sua casa era assai ospitale e vi convennero le celebrità dell’arte musicale. Nel 1836 fece demolire la gigantesca e storica torre del castello visconteo di Melegnano. Da Camilla Bossi del marchese Benigno, sposata nel 1806, ebbe un sol figlio, CARLO (n. 1813), marito di Giacinta Mannati, morto improle nel 1877.

Fratello di Gian Giacomo fu pure GAETANO (1790-1862), che da Antonietta Negri ebbe: GAETANO (1838-1878), Cornelia, andata sposa al conte Francesco Galantino LORENZO (n. 1831), successo nel 1877 al cugino Carlo nel titolo marchionale e marito di Bianca Cavalcabò di don Agostino, CARLO (n. 1834), che combattè eroicamente a Montebello, poi aiutante di campo di re Umberto I, ed EDOARDO (1835-1874), assessore del comune di Milano. La famiglia ottenne il riconoscimento del suo stato nobiliare con decreto ministeriale del 1876.

La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’El. Uff. Nob. Ital. coi titoli di patrizio milanese (m.), marchese di Marignano (Melegnano) (mpr.) trattamento di Don e Donna, in persona di GIAN GIACOMO, marchese di Marignano (Melegnano), patrizio milanese, dottore in scienze agrarie n. a Milano 24 dicembre 1872 dal fu marchese Lorenzo (1831-1892) e fu marchesa Bianca Cavalcabò (1845-1909) sp. 16 settembre 1899 a Fanny De Vecchi fu Giuseppe.

Figli: Bianca Luisa, n. a Milano 16 agosto 1900; LORENZO, dottore in legge, n. a Varedo 19 settembre 1901; GIAN ANGELO, n. a Frascarolo 8 agosto 1906.

Cugini: GIO. ANGELO, generale, n. a Milano 29 novembre 1868, del fu D. Carlo (1834-1912) e fu nobile Enrichetta Vigoni (1842-1897), spos. 1920 alla contessa Nerina Gigliucci; Maria, n. a Milano 3 aprile 1868 daì fu D. Edoardo (1835-1874) e fu Adele Vertua; GAETANO, ingegnere, n. a Milano 14 maggio 1869,

a. g. [Alessandro Giulini]


Genealogia

Genealogia Medici

Genealogia Medici di Marignano

Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi: manoscritti 11500 e 11501 della Biblioteca Nacional di Madrid, a cura di Cinzia CREMONINI, Mantova: Gianluigi Arcari, 2003

Stemmi

ARMA: D’oro a cinque palle di rosso poste in cinta e nel capo una rotella d’azzurro caricata di tre gigli d’oro.

Stemmi famiglia Medici

Storia

Personaggi

Dimore

Milano

Sepolture

Iconografia

Dipinti e Ritratti

Archivio fotografico

Fonti

Bibliografia

Archivi di famiglie e di persone: materiali per una guida, 2: Lombardia-Sicilia, a cura di Giovanni Pesiri, Micaela Procaccia, Irma Paola Tascini, Laura Vallone, Roma, Ministero BBAAC, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Strumenti; 133)

Sitografia

Documenti

Collezioni

Note