Nogara

Da EFL - Società Storica Lombarda.

Una famiglia Nogaris è documentata all’inizio del Settecento, nel catasto di Maria Teresa d’Austria, come proprietaria terriera a Bellano (Lecco) nelle zone di Biosio e Rivalba. Secondo una tradizione famigliare la si riteneva proveniente da Asti o comunque dal Piemonte. Il primo personaggio che contribuisce al progresso sociale ed economico della famiglia è Bernardino Nogara (1787-1855), nativo di Bellano. Sacerdote, cappellano all’Ospedale Militare di Milano, Abate della Basilica Imperiale di Sant’Ambrogio, canonico Primicerio del Duomo di Milano, quando nel 1944 il Re concede la baronia ai Nogara, unica famiglia titolata di Bellano, questa adotta lo stemma del leone in barca, che ricorda quello del comune di Bellano, scelto da Bernardino quando era Abate di sant’Ambrogio. Alla sua morte destina un importante lascito al Seminario di Milano affinché i membri della famiglia vi possano studiare gratuitamente. Attualmente gli eredi conservano di lui due ritratti a olio oltre a diversi quadri e oggetti da lui posseduti.

(Voce a cura di Bernardino Osio; rev. D. Zanacchi)

Genealogia

Stemmi

Storia

Personaggi

Giovanni (1835-1906): nipote e unico erede di Bernadino. Si occupa della gestione dei suoi ampi possedimenti nel cremasco e di boschi e vigneti nella zona di Bellano. Il matrimonio con Giulia Vitali (1842-1901) figlia di Carlo Vitali (cugino dello scrittore Tommaso Grossi) e di Carlotta Lorla, segna l’apparentamento con i Lorla, la famiglia più ricca e ragguardevole di Bellano. Giulia rimane presto orfana, ereditando numerose proprietà che vanno ad accrescere il patrimonio mobiliare e soprattutto immobiliare dei Nogara. La coppia, religiosissima (dei 9 figli, sopravvissuti ai tredici nati, sei abbracciano la vita sacerdotale) conduce vita sobria e austera. Uno dei pochi divertimenti dei bambini sono le frequentazioni domenicali dello splendido giardino pieno di attrazioni naturali dello zio Agostino Lorla nella villa di Bellano o ai Roccoli di caccia dello zio o a quello di famiglia. La morte dello zio Agostino senza testamento è causa per i Nogara di problemi con le famiglie coeredi; a questo si aggiungono i danni provocati ai vigneti dall’epidemia di filossera (causa anche dell’immigrazione di decine di famiglie di bellanesi in Argentina e in California). I Nogara vengono espropriati dei vigneti residui nel 1890-1900 per la costruzione della linea ferroviaria Lecco-Sondrio.

Bartolomeo (1868-1954): col fratello Bernardino, con cui era quasi coetaneo, conduce una vita quasi “parallela” nell’infanzia, nell’adolescenza e in vecchiaia. Stesse scuole primarie (tra cui il medesimo collegio di Celana, in cui studiò Angelo Roncalli, papa Giovanni XXIII, rimasto amico della famiglia), stesso liceo (il Parini a Milano), Bartolomeo si laurea nel 1891 in “Antichità civili greche e romane” presso la Regia Accademia Scientifico-Letteraria di Milano, e in Giurisprudenza nel 1895 presso l’Università di Genova. Si specializza in glottologia, impegnandosi con Elia Lattes nella decifrazione della lingua etrusca. Diviene amico di Mons. Achille Ratti, il futuro Papa Pio XI, spesso ospite a Bellano di casa Nogara e nel 1902 viene chiamato in Vaticano col duplice incarico di Scrittore Latino della Biblioteca Vaticana e di Direttore Speciale del Museo Gregoriano Etrusco. Nominato nel 1903 Conservatore del Museo Profano della Biblioteca Vaticana, nel 1920, da Benedetto XV, riceve la nomina di Direttore Generale dei Musei e delle Gallerie Pontificie del Vaticano e del Laterano. Due anni dopo Pio XI, appena eletto papa, gli destina in Vaticano un grande appartamento nel Cortile di San Damaso, alla Terza Loggia, quasi di fianco al suo appartamento privato. Bartolomeo, col sostegno dal papa, uomo di grande cultura, e di collaboratori di grande competenza, trasforma un museo retto ancora con criteri provinciali, con pochi visitatori e scarsa divulgazione scientifica, in una realtà nuova, un polo museale all’altezza degli altri musei europei: dà vita alla nuova Pinacoteca, lo dota di attrezzature scientifiche per il restauro e la divulgazione, e di un’importantissima fototeca. Durante la guerra apre i magazzini e i sotterranei vaticani per ospitare le opere d’arte italiane minacciate dai bombardamenti o dalle ruberie delle forze naziste di occupazione. Sono protetti in Vaticano, fra l’altro, l’Altare di Sant’Ambrogio di Milano il tesoro di San Marco a Venezia, le oreficerie di Pompei, la Biblioteca e l’Archivio di Monte Cassino, i tesori del Quirinale, i beni artistici di tutto il Lazio meridionale e gli archivi delle grandi famiglie patrizie romane. I cosiddetti “monument’s men” americani intervengono a guerra finita, contribuendo a rintracciare le opere d’arte che i nazisti avevano pronte per l’espatrio. A salvare il patrimonio artistico italiano rischiando anche la vita, sono stati invece uomini come Bartolomeo Nogara, i vari direttori di musei, i sovraintendenti, i parroci, i vescovi. Recentemente sono stati donati dagli eredi all’archivio dei Musei Vaticani i taccuini in cui Bartolomeo Nogara ha annotato, dal 1920 sino morte, giorno per giorno tutto quanto accadeva nei Musei: di grande interesse sono le informazioni relative agli anni 1940-1946 riguardanti non solo l’afflusso di beni artistici in pericolo ma le attività mirate a nascondere in quegli spazi protetti ebrei a antifascisti. Bartolomeo Nogara, sposato con Maria Albani, donna coltissima, muore nel 1954.

Bernardino (1870-1958): dopo il comune iniziale percorso di studi col fratello Bartolomeo, all’università si iscrive al Politecnico e si laurea in ingegneria nel 1894. Si sposa con Ester Martelli, dalla quale avrà cinque figli. Intraprende la carriera di ingegnere minerario. Lavora all’estero, in Bulgaria e Turchia. Dirige a Costantinopoli le miniere del bacino carbonifero di Raclea sul Mar Nero; gli viene anche affidata la Società Commerciale d’Oriente, prima filiale all’estero della Banca Commerciale Italiana. Comincia così a interessarsi anche del settore bancario. Punta di diamante della presenza economica italiana nell’Impero Ottomano durante la guerra italo-turca, Bernardino, incaricato dal governo Giolitti di intervenire nella conduzione delle trattative di pace con la Turchia da “vecchio minatore”, come lui stesso amava definirsi, si trasforma, oltre che in banchiere, anche in diplomatico. Rappresentante italiano al Debito Pubblico Ottomano, importante istituzione internazionale di controllo delle finanze dell’Impero turco per volontà di Giovanni Giolitti, partecipa in seguito alle conferenze internazionali che tentano, dopo la prima guerra mondiale, di riportare la pace in Europa e nel Levante; si occupa poi dei problemi delle riparazioni dovute da Germania e Austria ai Paesi vincitori, trasferendosi a Berlino per cinque anni. Nel 1929 è vice presidente della Banca Commerciale Italiana: Papa Pio XI lo chiama in Vaticano per amministrare la somma cospicua pagata dall’Italia alla Santa Sede, in occasione dei Patti Lateranensi, e come rimborso dei beni ecclesiastici incamerati dopo la presa di Roma. Nogara si trasferisce a vivere nella Città del Vaticano, riprendendo la “vita parallela” con il fratello. Gode della fiducia assoluta di Pio XI con il quale ha continui scambi e contatti. Viaggia intensamente all’estero per lavoro; nel 1945 riesce a far giungere al presidente Roosvelt, tramite Myron Taylor, rappresentante americano presso il Papa, di cui era amico, la preghiera di far cessare i bombardamenti sul Paese. Nella“sua” Bellano si costruisce una casa, trascorre le vacanze, prende in affitto dalla chiesa parrocchiale il giardino di Villa Lorla per arginarne la decadenza, elargisce munifiche offerte benefiche, combatte per la difesa del territorio, trascorre gli ultimi anni della sua vita, e riposa nel piccolo cimitero da lui costruito “sibi et suis” sul terreno di una vecchia vigna ancora di proprietà della famiglia.

Un veloce excursus su altri personaggi.

A Mons. Giuseppe Nogara (1872-1955) Arcivescovo di Udine dal 1927 al 1955, è stato intitolato un viale nella città friulana a ricordo dell’eroica difesa dei suoi fedeli negli anni finali della Seconda Guerra Mondiale, quando nella sua immensa diocesi, inghiottita dal Reich germanico, spadroneggiavano le SS e partigiani italiani e slavi si dilaniavano in sanguinose lotte interne. Mons. Roberto Nogara (1879-1940) già Rettore del Pontificio Seminario Regionale di Salerno, fu nominato da Pio XI arcivescovo di Cosenza (nella cui cattedrale è sepolto), diocesi disastrata e bisognosa di un energico intervento della Curia. A entrambi i fratelli fu accanto la sorella Suor Giulia, al secolo Maria (1881-1959).

Giovanni Nogara (1976-1931), morto a soli 50 anni, era stato nominato primo Rettore del Seminario Regionale costruito a Molfetta per volere di Pio XI, alla cui biblioteca i Nogara nel 1931 donarono tremila volumi antichi, provenienti da un monastero di Treviglio, soppresso da Napoleone, che conservavano nella casa di San Rocco a Bellano. Purtroppo, come già accaduto in altre sedi depositarie di tomi antichi (per esempio le biblioteche dei Girolamini a Napoli e di Monte Cassino), anche qui si sono verificati molti ammanchi, tutti furti “su ordinazione” da parte di spregiudicati appassionati del libro d’antiquariato.

Padre Luigi (1884-1954) andò missionario in Oriente, quasi per prendere il posto del fratello Antonio (1864-1886), morto di tifo mentre era in seminario, che desiderava intensamente diventare missionario. Partito nel 1904 per la Cina per conto del PIME (Pontificio Istituto delle Missioni Estere) di Milano, e assegnato alla diocesi di Kaifeng, vi visse le drammatiche vicende dell’occupazione della Cina da parte dei giapponesi e della successiva liberazione da parte di Chiang Kai-shek. Tornò definitivamente in Italia nel 1948.


Dimore

Sepolture

Iconografia

Fonti

Bibliografia

Bernardino Osio (a cura di), Lettere da Costantinopoli (1914-1915). Carteggio familiare di Bernardino Nogara, Firenze, Centro Di, 2014

http://www.treccani.it/enciclopedia/bartolomeo-nogara_(Dizionario-Biografico)/

Sitografia

Documenti

Collezioni

Note