Sforza

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Teatro genealogico, II, f. 102v
Sforza Cesarini (Spreti, vol. VI, p. 306
Ramo dei conti di Borgonovo (Spreti, vol. VI, p. 309
Sforza di Reggio Emilia (Spreti, vol. VI, p. 311

Duchi di Milano e Marchesi di Caravaggio

Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 306-409:

La storica casa Sforza che dette sei duchi di Milano (1430-1535), ebbe per stipite MUZIO ATTENDOLO, che viveva nel 1326. Contrariamente a quanto afferma un’antica leggenda che lo voleva figlio di contadini, apparteneva ad una famiglia che il Solieri nel suo volume: «Le origini e la denominazione degli Sforza a Cotignola» (Bologna 1897), dimostra essere di nobile condizione, ricca e potente. Da Muzio nacque GIOVANNI, e da questi MUZIO (28 maggio 1367), al quale Alberigo da Barbiano dette il soprannome di Sforza per certo suo indomito vigor d’animo, che poi nel 1424, alla morte di Muzio, per desiderio di Giovanna II, di cui egli era gran connestabile fu sostituito al cognome Attendolo, restando così ereditario in tutta la sua discendenza. Muzio fu fra i più celebri condottieri della sua epoca, servì la Chiesa, i Perugini, la Corte di Milano, la repubblica fiorentina, gli Estensi, il re Ladislao e quindi Giovanna II. Il papa Giovanni XXII lo creò conte di Cotignola, il re Ladislao, primo barone del regno di Napoli. Da lui nacque FRANCESCO (25 luglio 1401), che sposò (28 ottobre 1441), Bianca Maria, figlia dell’ultimo dei duchi Visconti e divenne duca di Milano il 26 febbraio 1450. A Francesco I successe nel ducato GALEAZZO MARIA (1466-1476); terzo duca fu GIOVANNI GALEAZZO (1476-1494); quarto LODOVICO il Moro, suo zio, al quale successe MASSIMILIANO (1512-1530) e quindi l’ultimo duca FRANCESCO II, col quale si spense la dinastia degli Sforza (1535).

SFORZA CESARINI

Gli Sforza Cesarini discendono da Bosio Sforza (n. 1411, † 1476), fratello di Francesco I, duca di Milano, il quale sposò nel 1439, Cecilia Aldobrandeschi, ultima della sua famiglia, che portò al marito la contea di Santa Fiora, di Pitigliano e di Campagnatico. Bosio fu anche investito il 10 dicembre 1466, dalla Corte di Milano, di Castellarquato nel piacentino, Varzi ed altre signorie e fu aggregato nel 1471 alla nobiltà di Milano e nel 1474 a quella di Parma. A lui successero il figlio GUIDO († 1582), che sposò Francesca, di Angelo Farnese, nipote di Paolo III, e fu padre di FEDERICO I († 1535), marito di Bartolomea Orsini, di Nicola conte di Pitigliano, da cui: Bosio II, sposo di Costanza Farnese che ebbe tra gli altri figli SFORZA († 1575) e MARIO I († 1611). Sforza fu governatore di Parma e Piacenza, capitano generale della cavalleria pontificia, governatore di Siena, cavaliere del Toson d’Oro, investiti da Cosimo I, nel 1560, di Rocca Albenga nel Senese, ambasciatore all’imperatore Massimiliano per chiedere la mano di Giovanna d’Austria per Francesco de’ Medici, combattè nel 1569 contro gli Ugonotti, segnalandosi a Poitiers ed a Moncontour, ottenendo in dono dal re 27 bandiere guadagnate sul campo di battaglia, intervenne come generale della fanteria spagnuola alla vittoria di Lepanto nel 1571 e morì il 21 ottobre 1575 in Castellarquato. Paolo III, nel 1544, lo aveva arricchito del castello di Cecina nel tortonese e nel 1545 di quelli di Groparello nel piacentino e Basilica Nuova e Pariano nel parmigiano; l’imperatore Carlo V con diploma del 3 agosto 1545 lo aveva investito della signoria di Menconico; ed il duca Ottavio di Parma nel 1567 aveva eretto in suo favore Castellarquato in marchesato.

Mario I († a Roma, 15 novembre 1611), combatté contro i fratelli Sforza e Paolo per difendere Siena minacciata nella sua indipendenza da Cosimo I, difese Montalcino e fu nominato dal re di Francia suo colonnello e cavaliere di San Michele, ebbe dai senesi il governo di Casole, ma estinta la repubblica di Siena, passò al servizio di Cosimo I, che lo spedì nel 1568 in soccorso di Carlo IX contro gli Ugonotti, conseguendo il grado di capitano generale della cavalleria pontificia. Ritornato in Toscana nel 1578, fu creato cavaliere di Santo Stefano, nel 1579 fu inviato ambasciatore del granduca ai veneziani, nel 1581 passò a Roma ove Gregorio XIII lo creò principe assistente al Soglio pontificio e luogotenente di Santa Romana Chiesa. Aveva sposato Fulvia Conti, dell’illustre casa di Innocenzo III, erede dei vicariati di Segni e Valmontone, confermati a lei da Paolo III a favore anche dei discendenti. Da FEDERICO II, figlio di Mario I (nato 1548, † 1581) e da Beatrice Orsini, di Virginio, duca di Sangemini, nacque ALESSANDRO († 29 aprile 1631), che fu il primo duca di Segni per concessione di Sisto V (1585). Sposò Eleonora, di Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano ed ebbe fra gli altri figli MARIO II e PAOLO.

Mario II (n. 1594, † 26 sett. 1658), ebbe da Paolo V l’erezione in ducato del feudo di Onano, vendé il 9 dicembre 1633 la sovranità di Santa Fiora al granduca di Toscana, rimanendone però contemporaneamente infeudato in tal guisa che da principe assoluto, benché di piccolo stato, divenne vassallo del granduca. Vendè anche nel 1634 Valmontone con Plumbinaria e Lugnano e la Congregazione dei baroni di Roma nel 1693 gli mise a subasta il ducato di Segni, che fu però ricomprato dal nipote FEDERICO, il 17 marzo 1695. Paolo (n. 16 giugno 1602, † 16 settembre 1669), portò il titolo di marchese di Proceno, fu cavaliere Gerosolimitano e generale della repubblica veneta. Da Olimpia, figlia di Federico Cesi, principe di Acquasparta, ebbe FEDERICO III (n. 14 agosto 1651, † 10 ottobre 1712), il quale dovette sostenere aspra lotta con i Colonna per il suo matrimonio con Livia, figlia primogenita del duca Giuliano Cesarini, oblata nel monastero dei Sette Dolori. Questa qualità di oblata non fu però d’impedimento alle nozze, perché la Sacra Romana Rota, il 22 febbraio 1697, decise in suo favore. In seguito a questa unione le ricchezze, i titoli e i feudi di casa Cesarini pervennero agli Sforza che da allora in poi aggiunsero al proprio il cognome Cesarini.

La famiglia Cesarini ebbe a capostipite un GIOVANNI, vivente nel secolo XIV, ritenuto dalla stessa agnazione dei Montanari, antichi patrizi romani. Da essa uscì il celebre cardinale GIULIANO Cesarini, che prese parte al Concilio di Basilea e rifiutò la tiara pontificia. GIORGIO, fratello del cardinale, comprò nel 1463 i feudi e le tenute di Monte Asola, Forano, Cantalupo, Montoro, Poggo Moiano e Diodato in Sabina. ORSO, altro fratello, accrebbe i possedimenti della famiglia, sposando Semidea dei Brancaleoni, erede di molti castelli, fra cui Torricella, Frasso e Ginestra. GABRIELE, figlio di Orso, nel 1494, fu eletto gonfaloniere del popolo romano, dignità che, per Bolla di Clemente VII, del 23 maggio 1530, fu perpetuata nella sua famiglia e da questa passò alla casa Pamphili, all’estinzione della quale fece ritorno agli Sforza Cesarini. GIANGIORGIO, figlio di Gabriele, ebbe nel 1530 dall’imperatore Carlo V, investitura di Collefegato, Torre di Paglia, Rocca Randisi, Piatti e Marchirello nell’Abruzzo. GIULIANO, altro figlio di Gabriele, fu eletto cardinale nel 1493, come lo fu suo nipote ALESSANDRO. Altro GIULIANO, figlio di Giangiorgio, fu governatore di Orvieto nel 1551 e infeudato di Civitanova e Montecosaro nella Marca d’Ancona con titolo di marchese, nel 1560 comprò Castelmenardo dai Savelli, nel 1564 Civitalavinia e Ardea dai Colonna e quindi Genzano dai Massimo. Civitanova fu eletta in ducato e Civitalavinia in marchesato nel 1585 da Sisto V in favore di Giangiorgio, di Giuliano Cesarini. Questi fu padre di ALESSANDRO, prefetto del Conclave nel 1623, cardinale nel 1627; di FERDINANDO, referendario delle Segnature; di PIETRO, cavaliere di Malta; di VIRGINIO, celebre scienziato di cui si vede il monumento in Campidoglio e di GIANGIORGIO, padre di GIULIANO, che dalla consorte Margherita Savelli, ebbe Livia, erede dei beni di sua casa, passati nella famiglia Sforza. Da Federico Sforza Cesarini e da Livia Cesarini, nacque il 16 giugno 1674 GAETANO, duca di Segni, il quale nel 1714 fu investito dei feudi di Varzi, Cella e Menconico. Sposò Vittoria, di Lotario Conti, duca di Poli, ed ebbe SFORZA GIUSEPPE (n. 10 giugno 1705, † 11 agosto 1744), creato dal re di Spagna, cavaliere del Toson d’Oro e dal re di Napoli, cavaliere delle Chiavi d’Oro. Fu ambasciatore della Corte di Napoli alla Santa Sede, grande di Spagna di prima classe, fondò a Roma il teatro Argentina su disegno del marchese Theodoli. Sposò Maria, di Vincenzo principe Giustiniani, ed ebbe GAETANO (n. 23 agosto 1728, † 19 marzo 1776), referendario delle Due Segnature. Lasciata la carriera ecclesiastica per la morte del fratello primogenito, fu da Clemente XIII nominato capitano della guardia dei cavalleggeri; dall’infante di Parma, don Ferdinando, suo gentiluomo di Camera e quindi maggiordomo maggiore della arciduchessa Amalia. Dal suo secondo matrimonio con Marianna, di Michelangelo Gaetani, duca di Sermoneta, ebbe FRANCESCO (n. 20 luglio 1775, † 16 febbraio 1816), che nel 1789 ebbe la concessione per lui e discendenti primogeniti, del priorato di San Miniato, dell’Ordine di Santo Stefano, quale indennizzo di alcuni diritti utili ed onorifici nel di lui feudo di Santa Fiora, toltogli dal granduca Leopoldo di Toscana. Egli sposò Geltrude Conti ed ebbe tre figli: Anna, SALVATORE, n. 2 gennaio 1798 e † 19 maggio 1832 senza lasciare discendenza dalla moglie Elisabetta dei marchesi Cusani e LORENZO (n. 1807), sposo della principessa Carolina Sirley.

Alla morte del duca Salvatore Sforza Cesarini, Lorenzo chiese l’immissione al possesso di tutti i fidecommissi, maggioraschi e primogeniture della famiglia Cesarini. Il duca di Bracciano, don Marino Torlonia, sposo della duchessa donna Anna Sforza Torlonia, si oppose, talché si svolse una lunga ed appassionata lite avanti alla Sacra Romana Rota, che terminò con la vittoria di Lorenzo, che venne finalmente riconosciuto dalla Congregazione Araldica Capitolina, il 17 gennaio 1854, duca e nobile romano. Da Lorenzo Sforza Cesarini, nacque il 15 novembre 1840, FRANCESCO († 13 giugno 1899), senatore del regno d’Italia, fregiato di medaglia d’argento al valore militare, scudiere onorario di S. A. Reale il duca d’Aosta, ufficiale d’ordinanza di S. M. Vittorio Emanuele II, tenente colonnello di fanteria. Egli sposò il 30 novembre 1867, Vittoria, di Giovanni Andrea Colonna Doria, duca di Paliano, ed ebbe LORENZO (n. 14 settembre 1868), che il 20 giugno 1897 sposò Maria, di Giulio Torlonia, principe di Civitatella Cesi, principe di Fucino, da cui MARIO BOSIO, n. a Roma, 3 genn. 1899.

La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di duca di Segni (mpr.), (t. u. duca Sforza Cesarini), nobile romano (mf.), principe di Genzano (mpr.), duca di Civitalavinia (mpr.), duca di Ginestra (mpr.), duca di Torricella (mpr.), marchese di Ardea (mpr.), marchese di Civitanova (mpr.), marchese di Frasso (mpr.), marchese di Varzi e Menconico Cella (Voghera) (mpr.), signore di Montecosaro (mpr.), signore di Stipe (mpr.), signore di S. Martino del Pizzolano (m.), don, in persona di LORENZO, di Francesco, di Lorenzo.

Figlio: MARIO BOSIO.

Il cognome Cesarini spetta soltanto ai primogeniti.

c. a. b. f. [Carlo Augusto Bertini Frassoni]


Ramo dei conti di Borgonovo

Famiglia originaria di Cotignola, ramo discendente da Sforza secondo, figlio di Francesco I Sforza duca di Milano, da cui ebbe il feudo di Borgonovo (Piacenza). Dei 22 figli conosciuti tra legittimi e naturali del celebre condottiero Francesco I Sforza duca di Milano il primo, nato nel 1430, ebbe nome SFORZA, vestì l’abito agostiniano ed è annoverato tra i Beati dell’Ordine; il secondo figlio, nato nel 1433, ebbe pure il nome di SFORZA. Da questo SFORZA SECONDO, valoroso condottiero, nel 1484 nominato governatore di Piacenza e da Antonia Dal Verme di Bobbio ebbe principio il ramo dei conti di Borgonovo.

Fra i conti di Borgonovo ALESSANDRO militò in Fiandra come aiutante di campo di Alessandro Farnese, assicurò col suo coraggioso ardimento la vittoria di Covenstein e assistette il Farnese nel suo letto di morte a Caudebec. Amico e devoto di S. Camillo de Lellis lo aiutò generosamente nella sua santa opera di carità; sposò Isabella Farnese, figlia naturale del duca Ottavio. Devesi alla di lui pietà ed ai religiosi suoi sentimenti la pratica di incoronare le immagini della Vergine e del Redentore più celebri d’antichità o più illustri per la copia dei miracoli, lasciando all’uopo la maggior parte della grande fortuna della famiglia al Capitolo Vaticano con testamento del 3 luglio 1636.

Carlo, dell’Ordine dei Predicatori, fu ammirato teologo. ASCANIO fu castellano a Parma poi a Piacenza.

Estintosi nel 1680 il ramo primogenito, quelli collaterali chiesero di succedere al feudo, ma col pretesto «agnatus cum processerit ex radice infecta», perché discendenti da figli naturali sebbene legittimati, la Camera Ducale incamerò il feudo e la lunga lite che ne derivò fu terminata con una transazione con cui ad essi si concedeva una pensione registrata nel 1695 fra i livelli perpetui del ducato di Parma, pensione poi soppressa nel 1803, perché di origine feudale. Vissero a Castel S. Giovanni, Montignoso e Antognano in Lunigiana.

GIOVANNI SFORZA, nato ad Antognano, fu segretario generale dell’Interno del granduca di Toscana Ferdinando III, consigliere intimo, cav. di S. Stefano, ecc.

EUGENIO, nato a Montignoso, ciamberlano del granduca Leopoldo II, cav. di Malta, di S. Stefano, ecc., fu apprezzato naturalista. PIETRO fu canonico della Collegiata di Castel S. Giovanni, † 1881, GIOVANNI, insigne storico, è morto nel 1922. Isabella, monaca Benedettina in Piacenza e autrice del trattato «Della vera tranquillità dell’anima».

La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile (mf.) (Riconosc. D. M. 24 ott. 1901); conte (mpr.), (Rinn. R. D. 24 febbr. e RR. LL. PP. 19 maggio 1910) ed è rappresentata da GIOVANNI (n. 1845, † 1922), di Pietro, di Giuseppe.

Figli: CESARE, n. 1870, CARLO, n. 1873, spos. Vienna con Valentina dei conti Dudzeele, ASCANIO, n. 1875, spos. Milano con Barberina Gallarati Scotti dei principi di Molfetta; ALESSANDRO, n. 1887, spos. Milano Maria Antonietta Calzoni de Marchi. Figli di Carlo: SFORZINO, Fiammetta.

Figli di Ascanio: Elisabetta, Giovanna, Luisa.

Figli di Alessandro: Anna, GIOVANNI.

g. d. [Giovanni Drei]


SFORZA di Reggio Emilia

La famiglia Sforza di Reggio E. ritiene di essere un ramo della famiglia Sforza di Milano, e di trarre origine da uno dei figli naturali di Francesco Sforza, trasferitosi a Mirandola; ma ciò non è documentato colle prove di ascendenza. L’avv. LUIGI, come luogotenente e consigliere, venne da Mirandola a stabilirsi a Reggio E. Suo figlio GIUSEPPE. giudice del Tribunale, sposò Daria, figlia di Febo Ercole Denaglia (antica ed illustre famiglia reggiana) e della contessa Caterina Scaruffi. Da lui nacque GIAMBATTISTA, presidente delle acque e strade della Comunità di Reggio, che continuò la famiglia, oltre al dottor FRANCESCO, morto scapolo ed in giovane età il 15 giugno 1817. BENEDETTO, di Luigi, morì pure in giovane età nella spedizione di Russia con Napoleone I. L’avvocato Giambattista sposò Teresa Ruspaggiari del consigliere Bernardino, morta il 6 giugno 1842; poi in seconde nozze la contessa Anna Fossa. Fondò un maggiorasco pei figli sulla casa in Reggio e sopra una possessione. Furono suoi figli:

1) LUIGI, che sposò Amalia dei marchesì della Chiesa di Cinzano.

2) Avv. AGOSTINO, che nel maggio 1857 sposò la contessa Giovannina Palazzi, da cui ebbe parecchi figli. Il dott. cav. GIUSEPPE, professore di matematica; il colonnello dei granatieri comm. VITTORIO, e quattro figlie: Camilla, morta nubile, Anna in Cantù, Angelica ved. Pellizzi e Maria.

3) FRANCESCO.

4) Dott. cav. GIULIO CESARE, che sposò la signora Elisa Bigliardi e ne ebbe cinque figli, che sono fra i membri viventi di cui appresso. Fu presidente della Cassa di Risparmio di Reggio E. ed ottimo amministratore pubblico e privato.

L’avv. Giambattista ebbe pure una figlia, Olimpia, che sposò il conte Prospero Alessandro Cassoli.

La famiglia è iscritta nell’El. Uff. Nob. Ital. col titolo di patrizio di Reggio (m.), disc. da Giuseppe, di Luigi (1784) Orig. Modenese (Reggio E.), dimora Reggio Emilia, ed è rappresentata da Gabriella, di Giambattista, di Luigi, di Giambattista, di Giuseppe, di Luigi; spos. al comm. avv. Giuseppe Balsamo dei marchesi di Specchia Normandia.

Sorelle: Maria Luigia; Carina, spos. al comandante cav. Carlo Balsamo dei marchesi di Specchia Normandia.

Zia: Gabriella, ved. del prof. dott. cav. Severo Peri.

Altro ramo

Anna, di Agostino, di Giambattista, di Giuseppe, di Luigi; spos. al gen. comm. Angelo Cantù.

Sorelle: Angelica, ved. del cav. uff. ing. Giuseppe Pellizzi; Maria.

Nipote, figlia del fratello † Giuseppe: Camilla, spos. al dott. Giuseppe Saracchi.

Nipote, figlia del fratello † Vittorio: Amalia.

Altro ramo

ANTONIO, di Giulio Cesare, di Giambattista, di Giuseppe, di Luigi, n. Reggio E. nel 1868, primario all’Ospedale di S. Maria Nuova, comm. della Corona d’Italia, cav. dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; spos. con la signora Adele Orlandi.

Fratelli: Carolina, spos. all’avv. Enrico Manfredi; FRANCESCO, comm. della Corona d’Italia, n. Reggio E. nel 1877, direttore della Banca d’Italia a Roma; PELLEGRINO, n. Reggio E. 1879, comm. della Corona d’Italia, sp. in seconde nozze il 20 nov. 1928 con la signora Ines Casali; Paola, ved. del comandante Giuseppe Corbara.

Figlio di Pellegrino: CESARE ANTONIO, n. Reggio E. 21 dicembre 1911.

a. c. c. [Antonio Cremona Casoli]


Genealogia

Genealogia Sforza

Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi: manoscritti 11500 e 11501 della Biblioteca Nacional di Madrid, a cura di Cinzia CREMONINI, Mantova: Gianluigi Arcari, 2003

Stemmi

SFORZA CESARINI

ARMA: Partito: nel 1° d’azzurro al leone d’oro, linguato ed armato di rosso, tenente con le branche anteriori e posteriori un ramo di cotogno al naturale (Sforza); nel 2° d’oro all’orso di nero fermo, legato con catena d’argento accollata in due giri ad una colonna dello stesso attraversante sull’orso; col capo d’oro carico di un’aquila coronata di nero (Cesarini).

MOTTO: Frangor non flector.


Ramo dei conti di Borgonovo

ARMA: D’azzurro, al leone linguato e armato di rosso, tenente con le branche anteriori e posteriori un ramo di cotogno, il tutto al naturale.

CIMIERO: Un drago alato con la testa di uomo, tenente in mano un diamante, e in punta legato in un anello.

MOTTO: Flagrantia durat


SFORZA di Reggio Emilia

ARMA: D’azzurro al gelso al naturale, nodrito sulla pianura verde, e sostenuto da due putti di carnagione, affrontati.


Stemmi famiglia Sforza

Storia

Personaggi

Dimore

Milano

Roma (Sforza Cesarini)

Piacenza, Montignoso di Lunigiana

Reggio Emilia e Pegli (Sforza di Reggio Emilia)

Sepolture

Iconografia

Dipinti e Ritratti

Archivio fotografico

Fonti

Bibliografia

http://www.treccani.it/enciclopedia/sforza/

http://verbanensia.org/biografie.asp?action=O&tipo=2

Sitografia

Documenti

Collezioni

Note