Vimercati

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Spreti, vol. VI, p. 912
Linea di Monte Cremno (Spreti, vol. VI, p. 913)
Ramo di Emilio (Spreti, vol. VI, p. 913)
Ramo di Giovanni Antonio (Spreti, vol. VI, p. 913)
Vimercati Sanseverino (Spreti, vol. VI, p. 910)
Vimercati Sanseverino (Spreti, vol. VI, p. 909
Vimercati Sanseverino, Ramo di Lodovico (Spreti, vol. VI, p. 912
Vimercati Sozzi (Spreti, vol. VI, p. 914
Vimercati Sozzi (Spreti, vol. VI, p. 914

Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 909-916:

VIMERCATI SANSEVERINO

La famiglia dei Vimercati è indubbiamente una delle più antiche di Lombardia. Moltissimi sono gli individui che portano quel nome e che si trovano in documenti prima del Mille. La genealogia stessa della famiglia, che più tardi doveva unire al proprio un altro nome glorioso di schiatta meridionale, ha le sue radici sicure in tempi assai remoti, precisamente verso la metà del secolo XI.

UBERTO da Vimercate viveva infatti in Milano attorno al 1050 e suo figlio TEUDALDO appare in una donazione fatta alla chiesa di S. Fedele nel giugno 1095, indi nel 1104 con un figlio, pure di nome TEUDALDO, e con altro ALCHERIO, figlio di Obizzone, forse fratello di Uberto, in una donazione di beni in Vimercate ai canonici di quella Pieve; infine in un documento del 1147 quale padre di ALCHERIO, che fu valoroso condottiero di truppe milanesi, a capo delle quali si batté strenuamente a Cassano d’Adda nel 1158, ma cadde nelle mani nemiche e morì in prigionìa. Figlio di costui fu un altro celebre milanese del suo tempo, PINAMONTE, il quale, come si ricordava in una iscrizione sopra un arco di Porta Romana in Milano, era console della sua città all’epoca della riedificazione (1171) dopo la devastazione fattane dal Barbarossa. Lo storico Corio gli mette in bocca un ampolloso discorso quale animatore della Lega di Pontida; falso certamente il discorso ma non il suo intervento al convegno dei congiurati lombardi. Come rappresentante di Milano egli sottoscrisse alla Pace di Costanza e al successivo Trattato di Reggio (1185).

Da questo illustre uomo del nostro glorioso Medioevo incomincia la documentata genealogia dei vari rami dei Vimercati, cittadini di Milano e di Crema, che primeggiano nella loro patria. Il ramo che si stabilì definitivamente in Crema si moltiplicò anch’esso in molte linee ed ebbe parecchi personaggi che si distinsero nella milizia, nella magistratura e nella carriera ecclesiastica. Fra i personaggi cospicui che si ricordano, PIETRO fu uno dei quattordici fondatori dell’Ospedale di Porta Ripalta in Crema nel 1351. Furono docenti all’Università di Pavia TADDEOLO nel 1382 e GIOVANNI nel 1446. GASPARE, commissario della Repubblica di Milano in Crema nel 1447 quando questa città aveva rivendicato la sua libertà, fu «il primo ad inchiodare le artiglierie nemiche» quando il Malatesta strinse Crema d’assedio, ma sembra che il suo governo fosse molto duro, perché dopo la resa della città a Venezia egli venne espulso dai cittadini cremaschi (1449). NICOLÒ, figlio di SERMONE il Vecchio, fu cavaliere di molto pregio, militò sotto Braccio da Montone e condusse cavalli e fanti della Repubblica di Firenze (morì nel 1447). Ancor più celebre un altro GASPARE, consigliere e condottiero di Francesco Sforza nella spedizione contro Genova nel 1464 e in Francia nel 1465 nella guerra detta «del Pubblico Bene». Furono segretari, vicari ed ambasciatori di Milano LUIGI il Vecchio, ambasciatore dei cremaschi a Venezia e a Roma, morto nel 1452; RAFFAELLO, fratello di Gaspare, e TADDEO, inviato a Venezia nel 1490.

FRANCESCO fu podestà di Mantova, di Reggio e di Firenze; durante un suo secondo soggiorno a Mantova condusse in moglie una Malatesta; viveva ancora nel 1487. AGOSTINO, detto il Vecchio, fu Luogotenente della città di Gubbio, indi podestà a Ravenna, magistrato straordinario del Ducato di Milano; morì nel 1517. LODOVICO, Capitano dei cavalleggeri sotto la Repubblica di Venezia, si comportò valorosamente -in più battaglie e nella giornata del Taro rimase gravemente ferito. SCIPIONE fu colonnello di Carlo IX di Francia.

Nel 1528 SERMONE Vimercati (il giovane), figlio di Giovanni Pietro, dottore, cavaliere e conte favorito da Papa Giulio II, dal quale ebbe per sé e discendenti amplissimi privilegi, sposò Ippolita Sanseverino, figlia di Ugo, Senatore del Ducato di Milano e Generale di Galeazzo Sforza.

Alla vasta possessione di Palazzo Pignano dei Vimercati si unì allora una buona parte del confinante contado di Pandino, portato in dote dalla figlia di Ugo, ed al nome Vimercati, dopo quella unione, si aggiunse quello di Sanseverino.

Erano costoro di antichissima famiglia napoletana di origine normanna. Nel secolo XV, che fu per l’alta Italia un secolo di dure prove guerresche, si trasferirono in Lombardia, avidi di onori, di potere e di gloria delle armi parecchi signori dell’Italia Meridionale. Tra questi i Sanseverino, il più celebre dei quali fu ROBERTO (1418-88), figlio di Leonetto e di Elisa di Muzio Sforza, primo conte di Caiazzo, condottiero dapprima di Galeazzo Maria Sforza e poi della Repubblica Veneta, morto affogato a Calliano mentre, coperto della greve armatura, passava a nuoto l’Adige in un feroce combattimento contro le milizie dell’imperatore Massimiliano. Fu sepolto con alti onori nel Duomo di Trento, ove ancora oggi vi si ammira la bella tomba, mentre la sua armatura trovasi nel Museo Imperiale di Vienna.

GALEAZZO, uno dei suoi figli, fu capitano di Lodovico il Moro, il quale nel 1495 lo mandò contro i Francesi in Asti. Nel 1490 lo stesso duca gli aveva dato in moglie sua figlia naturale Bianca Sforza, che morì nel 1496. Incaricato nel 1499 di fronteggiare i Francesi guidati dal Trivulzio, defezionò, ma l’anno appresso ritornò a Lodovico e fece il trionfale ingresso in Milano col cardinale Ascanio e quattromila Svizzeri. Tramontati gli Sforza passò ai Francesi e dal re di costoro fu creato Grande Scudiere e Cavaliere di S. Michele. Morì nella battaglia di Pavia nel 1525.

Il cugino UGO, figlio di Jacopo e marito di Beatrice Zurla, fu anch’esso capitano agli ordini degli Sforza, i quali, tra l’altro, per ricompensare i Sanseverino di tanti servigi loro prestati, concedettero, a titolo d’onore e di distinzione, di portare le insegne dei tre anelli incrociati.

Questa la famiglia alla quale si era alleato Sermone, che fu anche Senatore di Milano ed uno del Magistero sopra tutte le entrate del duca Francesco con provvisione di mille ducati all’anno. Splendidissimo signore, volle che la sua casa primeggiasse, ed ospitò tutti i principi e signori di passaggio per Crema «si come fu al Duca Francesco il quale mentre gli Spagnoli tenevano occupata la città di Milano vi alloggiò due volte», così Alemanno Fino, che racconta lo sfarzo dì questo signore e di Ippolita, sua moglie, che fu essa pure chiarissima donna.

Suo figlio MARCANTONIO, detto anche de’ Sermoni, fu durante la guerra di Cipro valoroso condottiero di fanti sotto le insegne della Repubblica di S. Marco, e il doge Sebastiano Venier, in compenso dei servigi resi alla Serenissima, nel 1577 gli conferì il titolo di conte di Parasio o Palazzo Pignano, dove la famiglia aveva vasti possedimenti. Dice il Fino che l’investitura fu fatta con tutta solennità e quel titolo di conte rimase trasmissibile a tutti i suoi discendenti maschi e femmine.

I suoi due fratelli OTTAVIANO e LODOVICO pure molto si distinsero, specialmente Lodovico, il quale, datosi al mestiere delle armi, dopo molte altre cariche onorevoli avute sotto i Veneziani, fu Governatore di Zara. Creato poi Colonnello con provvisione di cinquecento ducati all’anno, fu mandato al governo di tutta la milizia del Friuli. «Guerreggiando contro i Turchi, andò in armata sulla galea del Generale a cui fu sì caro che, venuto a morte in Corfù nel 1614, gli fece dare onoratissime esequie a spese del pubblico erario, ordinando che fosse posto in un bellissimo sepolcro di marmo con epitaffio nel quale venivano ricordate le sue imprese di duce delle milizie».

Dei figli che Marcantonio ebbe da Cassandra dei conti Secco d’Aragona, FRANCESCO fu governatore di Brescia e guerreggiò in Pannonia e Fiandra; morì nel 1597; OTTAVIO fu in Francia con Alessandro Farnese, indi governatore di Corfù; morì nel 1609; ORAZIO (n. 1614) continuò la famiglia.

Tra il secolo XVI e XVII la famiglia si suddivise in diversi rami, continuando a mantenere una posizione cospicua tra le famiglie lombarde; parecchi suoi membri furono ammessi nel Sovrano Ordine Militare di S. Giovanni di Gerusalemme, moltissimi coprirono alte cariche e combatterono agli ordini della Repubblica di Venezia.

Capostipite unico di tutti questi rami fu il sopra citato ORAZIO; egli aveva sposato Costanza Armania, dalla quale ebbe dieci figli, da tre dei quali discesero i tre rami principali che prosperarono nei secoli seguenti. Due di essi sono ancora viventi. Da FRANCESCO provengono i Vimercati Sanseverino, oggi abitanti nel Cremasco e nel Pisano; da LODOVICO quelli stabilitisi in Roma (vedi: Vimercati Sanseverino, seguente), e da PANDOLFO il ramo che si estinse nel secolo scorso con ANTONIO, di Ferdinando. Ramo di Francesco.

Francesco, che testò nel 1652, prese in moglie Clara dei conti Albani, che gli diede un solo maschio, GIO. BATTISTA, marito della contessa Maria Secco Suardo e padre di CARLANTONIO; questi, dalla moglie Leonarda dei conti Scotti, ebbe GIO. BATTISTA, che sposò la contessa Giuseppa Visconti e fu padre di NICOLA (n. 1758, † 1853), marito della nobile Aurelia Zurla, da cui CARLO GIUSEPPE, sposato alla nobile Giuseppa Teresa Zurla che gli diede un figlio solo, GIO. BATTISTA (1808-1859). Questi, dalla consorte contessa Ginevra Sparavieri ebbe CARLO (1841-1884), marito di Ada Albergoni. Sono suoi figli:

1) UGO GIO. BATTISTA (n. a Crema il 23 ottobre 1870), sposa in Venezia il 10 febbraio 1904 Maria Parisi, da cui: a) CARLO (n. a Crema il 18 gennaio 1905); b) Ippolita (n. a Crema il 16 febbraio 1906), la quale sposa il 24 marzo 1928 il conte dottore Alfredo dei marchesi Solaro del Borgo San Dalmazzo.

2) Nella, sposa in Crema il 29 novembre 1889 il conte Benedetto Bellati.

3) Rhea, sposa in Crema il 17 settembre 1891 il colonello L. Bottacco.

4) GADDO (n. in Crema il 17 gennaio 1879), sposa a Sestri Ponente (Genova) Antonietta Caterina dei conti Rossi Martini il 22 aprile 1903, da cui :a) Ada (n. 24 aprile 1904 a Vaiano Cremasco), sposa il 12 gennaio 1929 il nobile Ottaviano Giorgi dei conti di Vistarino; b) Emilia (n. a Vaiano Cremasco il 23 ottobre 1905), sposa il 5 aprile 1927 il marchese Gian Luigi Guerrieri Gonzaga; c) GEROLAMO (n. Vaiano Cremasco 11 giugno 1907); d) MARCANTONIO (nato a Sestri Ponente il 5 aprile 1913).

5) LUIGI BATTISTA (n. in Crema l’8 marzo 1883), sposa a Cremona il 2 giugno 1919 Giulia Lanfranchi.

La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile (mf.), conte di Palazzo Pignano (Parasio) (mf.), per ; membri del ramo di Francesco, in persona di UGO, Nella, Rhea, GADDO e LUIGI, fu Carlo; CARLO ed Ippolita, di Ugo; Ada, Emilia, GEROLAMO e MARCANTONIO, di Gaddo

f. l. [Fausto Lechi]


Ramo di Lodovico

LODOVICO, l’altro figlio del conte Orazio, diede prova del suo valore nella guerra combattutasi in Piemonte fra il duca Carlo Emanuele ed Enrico, re di Francia; nel 1617 difese il territorio cremasco dalle scorrerie spagnole, combattè con onore nella guerra di Mantova e del Friuli, dove ebbe il comando di mille fanti della Repubblica di Venezia e poi fu governatore per conto di questa a Bergamo, a Brescia ed a Romano. Dalla moglie Lelia Barbetta ebbe sei figli, dei quali GIOVANNI PAOLO († 1611) sposò la contessa Laura Tadini, da cui, assieme ad altri quattro, ebbe LODOVICO, il cui ramo si estinse con le di lui figlie, e SERMONE, che sposò Bianca Griffoni di S Angelo e fu padre di MARCANTONIO, marito della contessa Chiara Ortensia Premoli. Da questo matrimonio nacquero sei figli, ma di essi soltanto ANNIBALE continuò la famiglia sposando la nobile Laura Zurla che gli diede sette figli; di questi, MARCANTONIO sposò in primi voti la nobile Elena San Giovanni Toffetti, dalla quale ebbe due figlie; in secondi voti, 29 marzo 1800, Pisana dei conti Barzizza, da cui nacque FAUSTINO.

FAUSTINO (n. 1801, † 1878), deputato e senatore del regno d’Italia, nel 1834 sposò Fanny (Francesca), figlia del principe Alfonso Serafino di Porcia in quel tempo governatore di Trieste. Da questo matrimonio nacque ALFONSO (n. 1836, † a Milano nel 1907) eletto senatore nel 1880 e prefetto politico a Napoli dal 1881 al 1889, sposato nel 1867 con la nob. Giulia dei conti Tarsis dalla quale nacquero due figli tuttora viventi: Laura, n. a Torino nel 1869, spos. con marchese Gaspare Corti, e ROBERTO. La famiglia è iscritta nell’El. Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile (mf.) e conte (mf.), per i membri del ramo di Lodovico, in persona di ROBERTO, n. 23 ottobre 1872, spos, a Roma nel 1898 con la principessa Ottavia Rospigliosi figlia del principe Camillo, comandante della Guardia Nobile Pontificia.

Figli: OTTAVIANO, n. 1899, spos. nell’aprile 1932 con Myriam dei baroni Blanc; LIONELLO, n. 1911; Francesca, n. 1917; Laura, n. 1923.

v. s. [Vittorio Spreti]


VIMERCATI

Ramo della famiglia Vimercati di Crema. Il conte OTTAVIANO, figlio di Giovan Pietro, (nato nel 1815, † 29 luglio 1879) combattè volontario in Algeria nell’esercito francese di Luigi Filippo e in Crimea; prese parte e si distinse nelle campagne del 1848-49-59-60 e 1861 per l’indipendenza italiana. Tenuto in alta considerazione da Re Vittorio Emanuele II e dal conte Camillo Benso di Cavour fu incaricato di affari diplomatici ed inviato straordinario alla Corte dell’imperatore Napoleone III, dimorando a Parigi per molti anni. Fu onorato di lettere personali di Re Vittorio che amava chiamarlo «il Primo Lombardo».

Ottaviano sposò in prime nozze la marchesa Carolina Cusani, vedova del marchese D’Adda Salvaterra ed in seconde Lucie Fourgeroux de Soyres, dalla quale nacque Anna (n. a Parigi, 12 febbraio 1874), sposata il 27 novembre 1897 col conte Carlo Giorgi di Vistarino e alla quale S M. Vittorio Emanuele III, re d’Italia, con R. D. di motu proprio 1° marzo 1906 rinnovava il titolo personale di contessa e con tale titolo è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Italiano.

v. s. [Vittorio Spreti]


Linea di Monte Cremno

Benché questo ramo non appaia ascritto al Consiglio Nobile di Crema, pure è collaterale di altro, la cui antica nobiltà per aggregazione al Consiglio di Crema fu confermata nel 1818.

La prova dell’attacco genealogico fu data, all’epoca del riconoscimento, avvenuto con D. M. 16 gennaio 1901 a favore di FELICE, di ALESSANDRO, di GIO. ANTONIO, mediante l’esibizione della copia di un decreto dell’anno 1781. Con detto decreto, previo riconoscimento della genealogìa, il podestà di Crema ordinò il rilascio di parte di un antico fidecommisso Vimercati a favore del ramo di cui si tratta. Nel 1890, inoltre, Felice, di Alessandro, fu chiamato all’amministrazione della Commissaria Vimercati in Crema «quale più anziano nella famiglia Vimercati».

La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. col titolo di nobile (mf.), ed è rappresentata dal suddetto FELICE, di Alessandro, di Gio. Antonio.

f. f. [Francesco Forte]


Ramo di Emilio

Famiglia di Crema. Fu confermata nell’antica nobiltà con Sovrana Risoluzione 4 settembre 1818 in persona di EMILIO, figlio di Agostino e Beatrice Manfredi. Il predetto Emilio condusse in moglie la nobildonna Laura Bressa, patrizia veneta, dalla quale gli nacquero i figli ANNIBALE, PIETRO, GIOVANNI e Giulia. Il predetto Annibale, n. a Crema il 24 aprile 1784, si sposò a Venezia con Elena Carifos, del fu Federico, dalla quale gli nacque pure a Venezia, il 2 dicembre 1820, il figlio EMILIO. Questi si sposò a Venezia il 3 novembre 1846 con Carolina Augusta dei conti Pullè, e dalle sue nozze nacque a Venezia il 17 ottobre 1847 GUIDO, iscritto nell’Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana. (Bozze 1920).

c. m. [Cesare Manaresi]


Ramo di Giovanni Antonio

Questo ramo della famiglia Vimercati, secondo una genealogia approvata dal R. Tribunale Civile e Correzionale di Milano con sentenza 23 gennaio 1873, e poscia confermata dalla R. Corte d’Appello di Milano con sentenza 21 maggio 1874 passata in giudicato, discende da un GIO. ANTONIO, vivente nel 1519 e morto tra il 1538 e il 1543. BARTOLOMEO, padre del predetto Gio. Antonio, morto tra il 1496 e il 1516, era figlio di Nicolino, di Beltramo, e cugino germano di GIO. ANDREA, di Filippo, canonico ordinario del Duomo di Milano, il che prova che la sua famiglia è quella descritta nella matricola delle famiglie nobili milanesi di Ottone Visconti del 1277. La famiglia aveva il proprio sepolcro in Duomo. Fu riconosciuta nobile con decreto del Capo del Governo 7 novembre 1928.

La linea genealogica fino alle persone oggi iscritte al Libro d’Oro si svolge così:

Dal predetto Giovanni Antonio nacque tra il 1520 e il 1523 CESARE, il quale fu erede del consanguineo canonico ordinario del Duomo, e testò il 14 dicembre 1588. Dalle sue nozze con Elisabetta Carcano nacque FRANCESCO, il quale sposò Lucia Candiani e morì prima del 30 dicembre 1621. Da Francesco nacque ANTONIO, vivente negli anni 1621, 1625 e 1630, marito di Cornelia Vitali De Tassi. Antonio diede i natali a CARLO MARIA, n. a Muggiò il 29 novembre 1611, sposato a Cecilia Sangalli, la quale viveva nel 1679. Questi fu padre a GIO. BATTISTA, n. a Vedano il 30 maggio 1650 e marito di Anna Cabruna. Da Gio. Battista nacque a Milano, S. Stefano, 28 dicembre 1695, GASPARE, il quale sposò Regina Picozzi e morì l’8 dicembre 1773. Dal detto Gaspare venne in luce CARLO, n. a Milano, S. Stefano, 25 novembre 1743, il quale il 1° aprile 1766 si ammogliava con Anna Maria Lucini. Carlo generò FRANCESCO, n. a Milano, S. Nazaro, il 20 agosto 1771, sposato in prime nozze a Milano, S. Babila, 3 marzo 1794, con Giovanna Corti, ed in seconde nozze, 7 marzo 1718, con Carolina Sacchi. Figlio di primo letto di detto Francesco fu GIUSEPPE, n. a Milano, S. Babila, 16 novembre 1801, il quale si sposò a Milano, S. Francesco di Paola, n febbraio 1821, con Maria Gilardi, di Carlo Giuseppe. Dal detto Giuseppe nacque un altro GIUSEPPE a Milano, S. Maria dei Servi, 1° maggio 1831, il quale si sposò a Milano, Carmine, 17 ott. 1853 con Angela Roncoroni, di Daniele.

In seguito al riconoscimento del 1928 si trovano oggi iscritte nel Libro d’Oro col titolo di nobile le seguenti persone: CARLO, figlio dì Giuseppe e di Angela Roncoroni, n. Milano, S. Eufemia, 3 novembre 1858, spos. Cremona, 15 ottobre 1884, con Elisa Bertarelli, del fu ingegnere Francesco, † a Milano, 22 ottobre 1930.

Figli: Maria, n. Milano, 1° novembre 1885, spos. Milano, 15 settembre 1906, con Romualdo Borletti, del fu Romualdo; Alessandro, n. Lentate Seveso, 23 luglio 1887, spos. Roma, 17 novembre 1921, con Olga Papa; Livia, n. Milano, 10 gennaio 1890, spos. Milano, 4 ottobre 1913, con l’avv. Stefano Barinetti, di Giovanni Battista; ALBERTO, n. Milano, 20 luglio 1891, spos. Milano, 30 settembre 1922, con Maria Tognini, di Francesco; Giulia, n. Milano, 2 dicembre 1900, spos. Milano, 23 giugno 1921, con Giovanni Ponti, di Enrico; GUIDO, n. Milano, 8 luglio 1902, spos. Milano, 3 marzo 1930, con Rachele Corti, di Giacomo.

Figli di Alberto: Francesca, n. Milano, 26 ottobre 1923; CARLO, n. Milano, 24 dicembre 1925; ALESSANDRO, n. Milano, 30 Carmine, 16 maggio 1856; Maura, n. Milano, 13 maggio 1931.

Fratelli: Maria, n. Milano, S. Maria del Carmine (16 maggio 1856; Maura, n. Milano, S. Eufemia, 1° febbraio 1861; FAUSTO, n. Milano, S. Eufemia, 21 nov. 1863.

c. m. [Cesare Manaresi]


VIMERCATI SOZZI

Vuole la tradizione che la famiglia Sozzi di Bergamo sia un ramo della famiglia dei Capitani di Vimercate, bandita dal Ducato di Milano. Stabilitasi sul territorio bergamasco, acquistò molti beni ed il Castello di Calusco; altri beni a Gorlago e finalmente a Caprino Bergamasco. In Bergamo ebbe uno splendido palazzo sul colle San Giovanni, con due torri, che appartennero alla fortezza chiamata Firma fides di Bernabò Visconti e con una loggia ad archi tra le medesime che prospetta a mezzodì sopra i bastioni di Santa Grata. Ora fa parte del Seminario Vescovile. Dal colle San Giovanni i Sozzi si trasferirono, al principio del secolo scorso, in un palazzo presso il ponte della Morla, poi Riccardi e ora Beretta; e da questo al palazzo Tassis in via Pignolo, ora Perico Baldini.

Nel Consiglio di Bergamo sono iscritti col cognome Sozzi: CRISTOFORO, 1631; PIETRO, 1656; GIROLAMO, 1679; PIETRO e GIROLAMO col titolo di conti, 1682; conte FRANCESCO, 1683; conte LUIGI, 1686; conte CRISTOFORO, 1712. Col cognome Vimercati Sozzi sono iscritti: conte CRISTOFORO, 1715; conte PAOLO, 1737; conte GIROLAMO, 1752; conte MARCO ANTONIO, 1795.

Ebbero il titolo di conte per l’acquisto del feudo di Cornate nel Milanese presso Usmate, come si legge al n. 210, carta 308, nel Libro d’Oro di Venezia dei veri titolati: «Vimercati Sozzi. Il feudo retto legale e nob. con giurisdizione di mero e misto imperio con la podestà del gladio del luogo di Cornate sotto di Milano comperato per il q. FEDELE PIETRO Vimercati Sozzi nob. di Bergamo dalla Camera Regia di Spagna l’anno 1681, 28 gennaio portò ad esso, e suoi legittimi discendenti primogeniti il titolo di conte, che da l’Ecc.mo Senato con decreto 27 settembre fu confermato nel fedel conte GEROLAMO, figlio primogenito dell’acquistante suddetto, e nei primogeniti discendenti, che sono il fedel conte CRISTOFORO primogenito ed unico figlio del q. Gerolamo suddetto.

1706, 7 aprile. In ordine a terminazione del magistrato Emo sopra feudi si descrive col titolo di conte nel presente libro de’ titolati il seguente Conte Cristoforo q. conte Girolamo, q. conte Pietro».

Nell’Elenco del 1828 sono iscritti: PAOLO col titolo di conte, MARCANTONIO e PAOLO DOMENICO.

In quello del 1895 è iscritto PAOLO, di Corrado, di Paolo.

Da Cristoforo e da Anna Serponti Mirasolo è nato a Bergamo 21 marzo 1801 il conte PAOLO.

Da Paolo e dalla nobile Caterina Sonzogno, fu Giuseppe e nob. Vimercati Giulia (n. 1808), sono nati: CORRADO, 3 aprile 1833 e che sposò Anna dei marchesi Carcano; GIUSEPPE, 1834; Giulia, 1835; Amalia, 1836, e Teresa.

Il conte Paolo, appassionato cultore delle memorie patrie, lasciò alla città di Bergamo una notevole raccolta di libri, manoscritti, diplomi e cimeli preziosi (dono Sozzi nella Civica Biblioteca).

La famiglia è iscritta nell’El. Uff. Nob. Ital. coi titoli di conte di Cornate (mpr.), nobile (mf.), ed è rappresentata da PAOLO, n. Milano 8 novembre 1865, di Corrado (n. 1833, † 1892), di Paolo, e della marchesa Anna Carcano; spos. 26 gennaio 1899 con Bianca Amelia Cariola di Valparaiso.

Figli: Anna Dolores, n. Genova 31 ottobre 1899; Amalia, n. Caprino Bergamasco 4 giugno 1905; CORRADO, n. Bergamo 30 aprile 1911.

Sorella: Beatrice, n. Milano 21 novembre 1871.

Cugini (figli di Ludovico, n. 8 luglio 1842, † 1913, spos. a Como 17 settembre 1878 con Adelmina Foianini; figlio di Giovanni, n. a Bergamo 19 gennaio 1803, † 1864, e di Margherita, contessa Dal Verme); Bianca, n. Morbegno 10 gennaio 1881; Olga Ottorina, n. Barzanò 2 febbraio 1883; ALCHERIO, n. Barzanò 21 aprile 1887.

g. l. [Giuseppe Locatelli]


Genealogia

Genealogia Vimercati

Genealogia Vimercati Sanseverino

Genealogia Vimercati Sozzi

Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi: manoscritti 11500 e 11501 della Biblioteca Nacional di Madrid, a cura di Cinzia CREMONINI, Mantova: Gianluigi Arcari, 2003

Stemmi

VIMERCATI

ARMA: Bandato di rosso e d’oro; col capo d’azzurro carico di due stelle di otto raggi d’oro.

Linea di Monte Cremno

ARMA: Bandato di rosso e d’oro col capo di azzurro carico di due stelle (6) d’oro. (Ricon. 1901).

Ramo di Emilio

ARMA: Bandato d’oro e di rosso; col capo d’azzurro carico di due stelle d’oro.

Ramo di Giovanni Antonio

ARMA: Di rosso, al castello a tre torri d’argento, merlato alla ghibellina, la torre di mezzo più alta, aperta e finestrata del campo. (Ric. 1928).


VIMERCATI SANSEVERINO

ARMA: Inquartato: nel 1° e nel 4° bandato di rosso e d’oro al capo d’azzurro carico di due stelle di otto raggi d’oro; nel 2° e 3° d’argento alla fascia di rosso con la bordura di azzurro carica di otto rose d’oro: 3, 2, 3.

Ramo di Lodovico

ARMA: Partito: nel 1° bandato di rosso e d’oro, col capo d’azzurro carico di due stelle di 8 raggi d’oro (Vimercati); nel 2° d’argento alla fascia di rosso, con la bordura d’azzurro carica di 8 rose d’oro, 3, 2, 3 (Sanseverino).


VIMERCATI SOZZI

ARMA: Troncato: nel 1° d’oro all’aquila bicipite di nero coronata del campo sulle due teste; nel 2° partito di argento e di rosso al castello di due torri poste ai lati, con due merli alla guelfa su ogni torre, il tutto aperto e finestrato del campo, le due torri sormontate ciascuna da un gallo, quello di destra rivolto, il tutto dell’uno all’altro, con un cipresso di verde, sradicato, attraversante sul tutto e sulla partizione. (Stemma presentato nel 1819 per il riconoscimento della nobiltà dei Vimercati Sozzi, conti di Cornate. Raccolta Camozzi, n. 3080).

Alias: Come sopra, ma col castello sorgente da una pianura di verde. (Raccolta Camozzi, n. 1743).

Alias: Come sopra, ma nel 2° partito di rosso e d’argento con le pezze, dell’uno all’altro. (Raccolta Pagano, pag. 133).

Alias: Di rosso a tre bande d’oro col capo d’azzurro carico di due stelle di otto raggi d’oro.

Stemmi famiglia Vimercati

Storia

Personaggi

Dimore

Milano (Vimercati)

Crema e Lodi (Linea di Monte Cremno)

Firenze, Lungarno della Zecca, N. 6 (Ramo di Emilio)

Crema e Roma (Vimercati Sanseverino)

Navacchio (Pisa) e Vaiano Cremasco (Vimercati Sanseverino)

Bergamo e Milano (Vimercati Sozzi)


Sepolture

Iconografia

Dipinti e Ritratti

Archivio fotografico

Fonti

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodfamiglia&Chiave=27411&RicPag=41&RicSez=prodfamiglie&RicVM=indice&RicTipoScheda=pf

Archivi di famiglie e di persone: materiali per una guida, 2: Lombardia-Sicilia, a cura di Giovanni Pesiri, Micaela Procaccia, Irma Paola Tascini, Laura Vallone, Roma, Ministero BBAAC, 1998 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Strumenti; 133), n° 1542.

Bibliografia

http://www.treccani.it/enciclopedia/vimercati-ottaviano-conte/

http://verbanensia.org/biografie.asp?action=O&tipo=2

Sitografia

Documenti

Collezioni

Note