Castello di Cenate Sotto

Da EFL - Società Storica Lombarda.

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L'ala nord del castello, divenuta villa Lupi
Pianta dell'ala nord del castello, divenuta villa Lupi

Carlo Perogalli – Maria Grazia Sandri – Vanni Zanella. Ville della Provincia di Bergamo [Ville Italiane. Lombardia 3 – Collana diretta da Pier Fausto Bagatti Valsecchi], Milano, Rusconi, 1983, pp. 258-259

CENATE SOTTO VILLA LUPI, ALBINI'

Anche in questo luogo la villa è stata preceduta nel tempo da un castello, precisamente il castello dei ghibellini Suardi, ai quali venne espropriato nel 1438 dalla Repubblica di Venezia, perché Guglielmo Suardi era «grande soldato e possente partigiano dei Visconti» [1].

I beni dei Suardi vennero allora concessi a Detesalvo Lupi, capitano della Serenissima; da allora questa proprietà rimase sempre di questa famiglia che, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Settecento, provvide a rinnovare le strutture medioevali, di cui restano attualmente solo le murature di una torre accostata al palazzo (che si può chiaramente leggere nella pianta), e parte di fabbrica in un edificio a lato di questo, dei Lupi.

La villa ha una pianta ad U, rivolta non verso il paesaggio, ma verso il piazzale formato dagli edifici già citati e da rustici, conservando nello schema iconografico l’antichità della formazione del complesso.

Dei vari corpi di fabbrica, che compongono la U, quello a nord è senza dubbio il più antico, con un porticato quattrocentesco, simile all’aspetto primitivo del chiostro di Monte degli Angeli; gli altri due appartengono con sicurezza al Seicento, dato che in un riquadro della volta affrescata dello scalone si legge la data 1692.

Questo scalone è un felice esempio di gusto tardobarocco: si presenta animato da piccole sculture di putti che giocano, all’intersezione delle rampe, e con «il plafone ornato di una densa composizione ad affresco di prospettiva architettonica a tre scomparti: uno centrale quadrato e due minori ai lati con un alto fregio che si estende con mensole, sagome e ornati lungo le quattro pareti del locale» [2].

Anche il pianterreno, nella parte centrale, è completamente affrescato, probabilmente dallo stesso artista.

Si differenziano invece le sale al piano superiore, con soffitti a passa-sotto e le pareti affrescate con finte architetture, aprentisi in riquadri, in cui spiccano figure femminili di ricordo mitologico; tuttavia sono dello stesso periodo, mentre più tarda è solo la decorazione pittorica dell’ultima sala, già settecentesca e profondamente diversa dalle altre per gusto coloristico e minore esuberanza fantastica.

Stato di conservazione buono.

[M.G.S.]

[1] Cfr. G. MAIRONI DA PONTE, Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale della provincia bergamasca, Bergamo 1819-20, vol. II, p. 11.

[2] Cfr. L. ANGELINI, 12 palazzi bergamaschi di provincia, Bergamo 1964, p. 59.


Gabriele Medolago – Francesco Macario, IL CASTELLO DI CENATE SOTTO E LA FAMIGLIA LUPI, pp. 29 segg.:

IL CASTELLO

Dividiamo in tre parti la narrazione delle vicende del castello: la prima riguarda le vicende per così dire storiche, la seconda quelle costruttive, la terza quelle della proprietà.

La collina allungata detta dell’Aminella, che degrada a nord verso il letto del torrente Tadone e divide la Valle del Tadone dalla Val Trescore vera e propria, parte dal Canton di Trescore e giunge sin sopra Cenate. Alle sue estremità si trovano ad est il castello dell’Aminella, chiave militare d’accesso alla zona di Trescore ed alla Val Cavallina, e ad ovest quello di Cenate, dominante sul paese e sul valico fra la zona di San Paolo ed il Tadone, la cui posizione risulta interessante per il controllo delle colline ai piedi del Misma e dei passi verso Scanzo, Rosciate e Nembro. Il complesso è circondato da quattro lati dalla strada che da San Paolo d’Argon e Cenate Sotto porta a Casco, Sant’Ambrogio e Santa Maria del Misma e presso di esso sorge la chiesa di San Nazario la cui struttura risale probabilmente alla fine dell’XI secolo.


LE VICENDE

Non disponiamo di molte notizie sul castello, in particolare per il periodo più antico Troviamo la prima citazione in una imbreviatura del 1330 e la successiva in una del 1333, come vedremo.

Certe volte vengono nominati Cenate ed i dintorni a proposito di eventi bellici, ma senza fare menzione del castello.

Nel giugno 1390 le armate di Giovanni Acuto, in guerra contro il Signore di Milano Gian Galeazzo Viosconti, entrarono nel territorio di Bergamo passando l’Oglio presso Rudiano, proseguirono per la Val Cavallina, Trescore, Cenate ed altri luoghi circostanti, rubarono e depredarono. Il giorno 12 lasciarono la zona e si recarono sulla strada di Colognola.

Giovedì 11 settembre 1393 una comitiva di circa 400 guelfi armati, i cui capi principali erano Alessandro Bonghi, Viviano fu Merino Mascaroni dall’Olmo e Perline Grumelli, andò a Cenate, bruciò le case ed il torchio degli eredi di Temino Terzi e molte altre case ghibelline, lasciando molti feriti prima di portarsi a Rosciate.

Sabato 23 marzo 1398 sulla strada di Seriate quattro uomini di Cenate, ghibellini, due contadini di Enrico Suardi, uno di Zanino Suardi ed il quarto di Peccino Lanzi, vennero uccisi dai guelfi che rubarono i carri ed i buoi con i quali essi trasportavano legna. Il 4 maggio più di mille guelfi, fra i quali si diceva vi fossero Perlino e Negro Grumelli, si recarono a Cenate ed a Trescore e bruciarono molte case “nel luogo di Cenate” e quelle poste sulla piazza di Trescore ed altre ancora. Giovedì 9 e venerdì 10 maggio i ghibellini bruciarono a Stezzano tutte le abitazioni e case di Pezzolo, Giovanni di Bertolasio, Perlino e Francesco Grumelli, perché si diceva che Perlino era stato a bruciare le case di Trescore e Cenate e Negro Grumelli ogni giorno combatteva in Plorzano a Bergamo ed altrove contro i ghibellini.

Nel 1414 il castello era abitato da Luchina o Lucina Malaspina, vedova di Enrico Suardi, quasi certamente con i figli minorenni.

In zona ci furono scontri nel 1418 con, fra l’altro, l’assedio, la presa e la distruzione del castello dell’Aminella da parte delle truppe di Pandolfo Malatesta, spalleggiate da partigiani bergamaschi. Il Malatesta nel 1419 perse la signoria di Bergamo che passò a Filippo Maria Visconti, entrò in conflitto con Venezia nel 1426 e la guerra si concluse il 19 aprile 1428 con la pace di Ferrara che portò a Venezia Brescia e con successivi accordi anche la Bergamasca, escluse alcune zone.

Giovanni Francesco Gonzaga, signore di Mantova (1407-1444), della quale venne creato Marchese nel 1433 dall’imperatore Sigismondo, comandante delle truppe venete dal gennaio dello stesso 1433 e zio della moglie di Guglielmo fu Enrico Suardi, fu in visita a Cenate nei primi mesi del 1434, ove ricevette i delegati di Gandino che lo invitarono a visitare quel luogo.

Nel 1431-1433 e nel 1437 riprese la guerra fra Venezia ed il Visconti e troviamo numerose notizie riguardanti genericamente la Val Cavallina e la Val Trescore ed i danni arrecati ai fortilizi che vi si trovavano, fra cui probabilmente anche quelli di Cenate.

Il Marchese Gonzaga nell’agosto 1437 si ritirò dall’Adda e si portò prima a Malpaga e poi a Bolgare sulla riva del Cherio, con l’intenzione di passare l’Oglio abbandonando al nemico tende e bagagli per trattenerlo con la preda. L’esercito era in grande agitazione e l’accampamento fu chiamato “campo della paura”. Essendosi Nicolò Piccinino, condottiere del Duca, portato a Malpaga ed avendo occupato Montello, le truppe venete si spostarono a Pontoglio ed il 10 settembre passarono il fiume, abbandonando gran parte del cariaggio. Fra la fine di settembre e l’inizio di ottobre le truppe del Piccinino presero la Val Trescore, la Val Calepio e la Val Cavallina. Il provveditore veneto Federico Contarmi il 18 dicembre passò al contrattacco portandosi in Val Trescore e Val Cavallina e riacquistò Terzo con le bombarde ed in dieci giorni entrambe le Valli, tranne l’Animella. Gli abitanti però si ribellarono nuovamente e si sottomisero ancora al Duca. Nell’aprile 1438 le truppe venete tornarono nel Bergamasco e, passato il Serio, saccheggiarono e conquistarono la Val Trescore e con le bombarde in due giorni presero il castello dell’Animella e lo fecero rovinare, come pure gli altri fortilizi della zona . Il Comune di Bergamo pose varie condizioni, fra le quali la distruzione dei castelli e delle bicocche dei ribelli, in particolare di Val Trescore e Val Cavallina, ove si annidavano i Suardi ed il 17 aprile Venezia concesse . Fra luglio e agosto le truppe duchesche riconquistarono molte terre fra le quali la Val Trescore e la Val Cavallina, come è ricordato in un dispaccio del 2 agosto ed in una nota del 15.

Nel 1439 gli uomini di Trescore e Val Cavallina erano uniti alle truppe viscontee. Nel 1441, tornata ormai la Bergamasca in potere di Venezia, vennero condannati dalla Serenissima a risarcire i danni arrecati ai paesi filoveneti.

Nell’ottobre 1441 numerose truppe venete erano alloggiate in Val Cavallina e Val Trescore e queste il giorno 26 chiesero che anche la Val Calepio dovesse contribuire a questo onere, ma ebbero risposta negativa dato che l’onere era già compartito . Il 4 novembre venne bandito Guglielmo fu Enrico Suardi. Alla guerra mise momentaneamente fine la pace di Cremona del 20 novembre.

I beni confiscati a Guglielmo facenti parte della possessione di Cenate furono affittati a Pellegrino Viti, forse unitamente a Giovanni Danzia, che la tenne per due o tre anni, ancora con le esenzioni di un tempo. Dopo due anni i beni furono assegnati a Detesalvo il 17 maggio 1442.

Nel 1446 iniziò un nuovo conflitto con il Visconti, che, alla sua morte, avvenuta il 13 agosto 1447, proseguì con la Repubblica Ambrosiana, le cui truppe erano guidate da Francesco Sforza. Il 20 novembre 1447 Micheletto Attendolo, capitano generale dei Veneziani, con le truppe si portò in Bergamasca a Martinengo, Telgate, Val Trescore e vi rimase tanto che ne fu ordinato l’acquartieramento . Nel 1450 lo Sforza divenne Duca di Milano. La guerra continuò sino al 9 aprile 1454, quando fu stipulata la pace di Lodi che confermò alla Repubblica Veneta il dominio su tutto il territorio bergamasco, che durò sino al 1797, salvo alcuni brevi periodi.

Nel 1512, durante le lotte per il possesso di Bergamo, i fratelli Lupi fu Filippo si portarono nel castello di Cenate con le loro truppe e qui fu inviato loro dal governatore francese di Bergamo un messo, che fu ucciso . In quel momento la fortificazione doveva in qualche modo consentire ancora una difesa ed avere una valenza militare.

In un elenco di postazioni presidiate per la difesa del territorio del 1616 o 1617 troviamo fra i principali posti di difesa Cenate con i paesi ausiliari di San Paolo e Buzzone, affidato a Corrado Lupi . Fra Celestino Colleoni, che scrive nel 1616 e pubblica nel 1617, ricorda il “forte” castello di Cenate, posseduto dai Lupi.

Già nel XVI secolo però il fortilizio aveva cominciato ad essere modificato ed ingrandito per renderlo più idoneo e confortevole ai fini abitativi dei vari rami della famiglia che ne erano proprietari e questa destinazione andò con il tempo sempre più prevalendo a discapito di quella difensiva, che scomparve del tutto tra con i secoli XVII e XVIII.

Il Canonico Mario Lupi ebbe sovente nella sua abitazione nel castello illustri ospiti, di alcuni dei quali abbiamo memoria.

Monsignor Marco Molin O.S.B. vescovo di Bergamo (1773-1777) vi venne a villeggiare nell’estate dell’anno 1776, si trattenne alquanti giorni e vi sarebbe tornato l’autunno, se una malattia non glielo avesse impedito. Anche il successore monsignor Giampaolo Dolfin C.R.L. (1777-1819), che ebbe sempre in simpatia il Canonico Lupi, quasi ogni anno era suo ospite per alcuni giorni nella sua villa di Cenate . L’abate Pier Antonio Serassi (1721-1791) in una lettera del 30 settembre 1786 al Canonico Lupi, dopo essersi rallegrato della visita a Pontida e Somasca del cardinal Francesco Carrara (1716-1793), scrisse che sperava di potergli far visita a Cenate l’anno successivo ed infatti vi si recò per cinque giorni. Anche l’abate Lorenzo Mascheroni (1750-1800) fu quantomeno invitato. Infatti in una lettera del 9 ottobre 1787 si dispiace di non poter accogliere l’invito del Canonico Lupi a fargli visita a Cenate e ne parla come se ci fosse già stato ; il Canonico Lupi in una lettera del 16 novembre ed in una del 23 dicembre 1788 auspicò questa sua visita in campagna.

Alla fine di settembre del 1789 il Canonico Lupi, com’era sua abitudine, si recò nel suo castello di Cenate per riposarsi e riprendere forza e volle che anche l’abate Don Giuseppe Ronchetti (1752-1838) fosse con lui. Dopo pochi giorni, cioè l’8 ottobre, però cominciarono a farsi sentire i problemi di salute che l’avrebbero portato alla tomba. Il 3 novembre egli partì da Cenate e verso sera giunse alla sua casa in città , ove sarebbe morto il 7.

Nel 1819 il castello era usato come abitazione signorile dai conti Lupi e dai conti Benaglia . Nel 1864 anche la parte nord cessò di essere proprietà Lupi.

All’inizio del XX secolo passò alla famiglia Tombini. Dopo vari passaggi fu acquistata dalla famiglia Albini che durante la seconda guerra mondiale vi abitò, dato che la sua casa di Bergamo era stata requisita come sede del comando tedesco dell’aeronautica.

Nel 1945 fu utilizzata dalla Repubblica Sociale Italiana per il Quartier generale.

Dopo la guerra ed in particolare dopo la morte del dottor Albini nel 1968 venne abbandonata ed abitata solo saltuariamente e poi come residenza estiva e casa domenicale, parzialmente utilizzata dal custode.

IL VINCOLO

A norma dell’articolo 5 della legge 20 giugno 1909 gli “avanzi del Castello Lupi”88 vennero vincolati dal Ministero della Pubblica Istruzione. Il 28 giugno 1914 il vincolo numero 225 fu notificato al proprietario dottor Bortolo Tombini. Un ulteriore vincolo, numero 227, venne emesso in data 1° luglio 1914.

Il vincolo venne confermato con decreto del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali dato da Roma il 23 ottobre 1997, riguardante tutta la zona compresa fra la strada comunale detta della Torretta e la strada detta del Castello, cioè i mappali 940, 488, 950, 948, 491, 487, 489, 949, 445, 482, 492, 483.

EVOLUZIONE EDILIZIA DELL’EDIFICIO

La difficoltà principale per la ricostruzione della struttura, soprattutto delle parti medioevali, è data dalla scarsità di documenti e dalla notevole manomissione delle strutture originarie operata specialmente nella parte sud in epoca recente. Nonostante tutto qualche evidente traccia rimane.

FASE I (SECOLI X? XI? XII?) - L’ORIGINE

FASE II (PRIMO TERZO DEL XIII SECOLO) - IL PERIMETRO MURARIO FORTIFICATO CON TORRI E PORTA

FASE III (FINE DEL XIII SECOLO) - LA CASAFORTE - DELLA PARTE SUD

FASE IV (FINE DEL XIV SECOLO) - LA REALIZZAZIONE DELLA ROCCHETTA DEL CASTELLO

FASE V (XV SECOLO) - DAI SUARDI AI LUPI

FASE VI (PRIMA METÀ DEL XVI SECOLO) - L'AMPLIAMENTO RINASCIMENTALE

FASE VII (XVII SECOLO) - IL RIASSETTO DELLA PARTE SUD

FASE VIII (FINE DEL XVII SECOLO) - LA TRASFORMAZIONE DELLA PARTE NORD

FASE IX (1767-1772) - LA SISTEMAZIONE DELLA PARTE SUD

FASE X (XIX-XX SECOLO) - DAI LUPI AL SECONDO DOPOGUERRA

FASE XI (ANNI '20 DEL XX SECOLO) - IL RESTAURO DELLA PARTE NORD

FASE XII (1978-1983) - L'INTERVENTO DELLA PARTE SUD

FASE XIII (1997-2003) - L’INTERVENTO DELLA PARTE NORD

GLI AFFRESCHI

IL GIARDINO

LA PROPRIETÀ

LA CAPPELLA DI SAN FRANCESCO SAVERIO

Cenate Castello - Fasi costruttive.jpg
Sala con camino (lato ovest)
Sala con camino (lato nord)
Sala con camino (lato est)
Salone con alcova
Alcova
Lupi Castello di Cenate Sotto - Capitello del Cortile.jpg
Il Castello e il brolo visti da ovest negli anni '50