La famiglia Lupi - Il ramo di Chiuduno

Da EFL - Società Storica Lombarda.

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'Gabriele Medolago, Il Castello di Cenate Sotto e la Famiglia Lupi, Amministrazione Comunale di Cenate Sotto, 2003, pp. 151-154:


Un altro importante ramo della famiglia fu quello che ebbe abitazione a Bergamo e Chiuduno. Nelle divisioni di beni del 1477 il castello di Chiuduno toccò in parte al cavalier Filippo ed in parte a Bernardino. Quest’ultimo non ebbe a quanto pare discendenti. Filippo invece ne ebbe molti, fra i quali i figli ed il nipote che si distinsero ai tempi delle guerre d’Italia dell’inizio del XVI secolo. Sabato 25 settembre 1501 con atto del notaio Domenico di Matteo Morandi de Cazuloni a Chiuduno nella sala terranea delle case dette ai Croceri, di proprietà di Dandola Leoni in Lupi, Francesco, Troilo, Giovanni Maria fratelli fu Filippo fu Detesalvo, eredi con Girardo loro fratello dei loro fratelli defunti Giovanni Antonio condottiere e Gerolamo, vendettero beni a Detesalvo figlio postumo di Detesalvo. In un atto del 23 maggio 1519 si cita un precedente documento nel quale i fratelli Francesco, Troilo, Giovanni Maria fu Filippo fu Detesalvo, eredi per tre quarti unitamente al fratello Girardo, dei fratelli condottiere Giovanni Antonio e Gerolamo, unitamente a Detesalvo detto Salvo figlio postumo vendettero a quest’ultimo i tre quarti in questione con atto del notaio Giovanni Andrea Agosti. A Chiuduno si stabilirono i discendenti di Troilo che si divisero in due rami originati dagli abiatici di questi, figli di Zaccaria, discendenti rispettivamente dal capitano Giovanni Maria e da suo fratello Troilo. Ospitarono varie volte i vescovi di Bergamo in Visita pastorale a Chiuduno; monsignor Pietro Lippomani il 22 ottobre 1540 si portò alla casa di Zaccaria Lupi ove avrebbe alloggiato ed in una sala terranea amministrò la cresima, monsignor Vittore Soranzo in casa di Zaccaria il 7 maggio 1555, monsignor Federico Cornaro il 4 giugno 1625. Dietro supplica del cardinal Francesco Maria Brancaccio, monsignor Giovanni Antonio ottenne la reliquia di San Lucio Martire estratta nella primavera del 1638 dalle catacombe di San Callisto sulla via Appia in Roma, che fu poi donata alla chiesa di San Michele in Chiuduno. Il 12 ottobre 1670, giorno della celebrazione della solenne traslazione del corpo di San Lucio a Chiuduno in una cassetta con tre serrature, l’abate Pompilio Pelliccioli, dottore in teologia ed in utroque, Canonico della cattedrale e vicario generale, su richiesta del Lupi, del conte Francesco Rota e del nobile Andrea Valle, deputati della Comunità chiudunese, fece la ricognizione del corpo. Le chiavi erano tenute una da Alessandro Lupi, dato che era stato donato dal fratello vescovo, una dal parroco ed una dai sindaci della chiesa. Troilo fu Zaccaria, con atto di Bartolomeo Valero del 13 gennaio 1556, si assunse l’obbligo della celebrazione di una Messa in San Rocco per Legato di Giovanni Bernardino Tinti di Capriolo. Nel 1555 Zaccaria Lupi manteneva un cappellano a Chiuduno. Nel 1575 a Chiuduno vi era un Monte di Pietà, ormai consumato per l’ampliamento della chiesa parrocchiale, ma i nobili Giorgio Valle, Alessandro e Troilo Lupi ed altri che avevano cura della Confraternita del Santissimo Sacramento e del Monte di Pietà intendevano farlo rivivere. Il 12 gennaio 1660 monsignor Ambrogio Landucci, prefetto del Sacrario Apostolico, donò a Padre Angelo Angelotto sacerdote dell’Oratorio di San Filippo Neri in Roma alcune reliquie dei Santi Martiri Artemisio, Ursino, Aurelio, Emiliano e Romolo, estratte dal cimitero Saturnino, chiuse in una cassetta di legno con un filo bianco sigillata con il suo sigillo in ceralacca rossa. Il 22 maggio 1665 questi le donò a Filippo Lupi. Il 6 giugno 1719 il dottor Giovanni Antonio Lupi, a nome anche del fratello abate Ottavio, presentò al Canonico Francesco Vascellino Mozzi dottore in utroque, primicerio e vicario generale le reliquie, unitamente ai documenti, per toglierle dalla cassetta e collocarle su alcuni gradinetti coperti da seta rossa in un reliquiario esagonale chiuso da cristalli, dipinto in rosso e linita in oro, avente sulla sommità corona, croce e palme, e sigillarlo sul retro con due sigilli in ceralacca di monsignor Pietro Priuli. Poi, a nome suo e del fratello, li donò alla chiesa della Madonna di Lorino in Chiuduno dove dovevano essere custoditi con due chiavi, una da tenersi dal parroco e l’altra dai donatori e dai loro successori. Questo ramo della famiglia aveva anche abitazione in Bergamo, dapprima nella parrocchia di San Salvatore (certamente in Rosate), ove li troviamo sino al 1651. Li troviamo poi a Chiuduno dal 1653 al 1665 e sembra che abitassero qui stabilmente. Risiedettero poi a Bergamo in San Cassiano ove sono menzionati dal 1686 al 1736. Donato Filippo si trasferì in San Michele dell’Arco almeno dal 1716 al 1723 per tornare poi in San Cassiano nel periodo ..1728-1736... Egli poi si trasferì in Salvecchio, parrocchia di Sant’Agata, ove li troviamo dal 1754 al 1779. Nello Stato d’anime, forse del 1780, troviamo la famiglia del figlio Alessandro. Nel 1735 venne pubblicato un volumetto di 28 pagine, mm 270x190, dal titolo RACCOLTA | DI SONETTI | FATTI PER LE NOZZE | DELLI NOB.MI SIG.RI | IL SIG.R CO: | LODOVICO | BENAGLIO, | E LA SIG.RA | GIULIA LUPI | DEDICATA | AL NOB.MO SIG.RE | IL SIGNOR | ANTONIO | LUPI | AVO DELLA SPOSA. | IN BERGAMO, M.D.CC.XXXV. | Per li Fratelli Rossi Stamp. Publ. Privil. | Con Licenza de’ Superiori., con dedicatoria di Giovannantonio Gallizioli. Fu edita anche una raccolta di: RIME | NELLE NOZZE | DE NOB.LI SIG.RI | IL SIG.R CO: | LODOVICO | BENAGLIO, | E LA SIG.RA | GIULIA LUPI | DEDICATE | AL SIG.R CO.TE | GIOVANNI | BENAGLIO | FRATELLO DELLO SPOSO. | IN BERGAMO, M.D.CC.XXXV. | Per li Fratelli Rossi Stamp. Publ. Privil. Con Lic. de’ Sup. Si tratta di un volumetto di 48 pagine, con dedicatoria di Giovanni Marenzi. Nel 1771 furon date alle stampe le POESIE | PER LE NOZZE | DEL NOBILE SIGNOR CONTE | CORIOLANO BREMBATI | CON LA NOBILE SIGNORA | MARIA LUPI. | IN BERGAMO, MDCCLXXI. PER FRANCESCO LOCATELLI CON LICENZA DE’ SUPERIORI. Il volumetto è decorato da alcune vignette con puttini ed angioletti: uno a pagina XXXIV, firmato Iacobus Casella Delineavit, certamente autore anche dell’antiporta, ed altri alle pagine XLIV, XLVIII, LXVI, LXXVII, LXXXIX. Nel 1780 quando a Chiuduno furono fatti i 28 banchi in chiesa per uomini e per donne, in noce con davanti la panca e dietro l’inginocchiatoio, se ne assegnarono uno ad Alessandro Lupi per la sua famiglia, uno ai conti Mosconi, uno ai conti Bresciani, per esser concorsi alla spesa di 2˙102 lire con larghe elemosine. Quest’uso privato dei banchi rimase sin verso il 1832. Questo ramo si estinse in quanto Alessandro ebbe quattro figli di cui un maschio morto bambino e tre femmine, due delle quali sposate a due componenti della Famiglia Brembati. Alla sua morte i beni passarono per testamento all’unica figlia superstite: Giulia Maria Giuseppa, sposata nel 1779 al conte Pinamonte Brembati. Nello stato d’anime del 1718 di Chiuduno troviamo la famiglia di Alessandro fu Nicola indicati come “presso San Michele” e nel 1739 quella del figlio Giovanni Battista con le sorelle abitanti “in Baradello”. Quest’ultimo fece testamento il 26 novembre 1754 con atto del notaio Tomaso di Giovanni Antonio Benis, con un suo secondo testamento (ne aveva già fatto uno il 5 ottobre 1748 nel quale pure lasciava un Legato a Chiuduno), lasciò un Legato di 400 scudi da 7 lire alla Misericordia di Chiuduno, per distribuire annualmente il ricavato metà ai poveri e metà al predicatore quaresimale, scelto dal prevosto di Chiuduno. La sorella Aurelia, vedova del dottor Giovanni Antonio, con testamento 22 agosto 1757 rogato dallo stesso notaio, lasciò un Legato di 100 scudi da 7 lire da venire unito a quello lasciato dal fratello, specificando che si sarebbe potuto utilizzare allorquando si fosse fatta la Missione parrocchiale. Lasciò anche altri Legati alla confraternita del Santissimo Sacramento ed all’altare dell’Addolorata nella chiesa di San Michele, ai poveri, 100 lire per le campane della parrocchiale se non fossero già state fatte prima della sua morte. Stese poi un codicillo il 3 luglio 1767. Nel 1761 fece dono alla parrocchiale di un pregevole olio su tela centinata di 350x250 cm, rappresentante l’incontro di Gesù con la Madonna e con la Maddalena, salendo al Calvario, opera di Francesco Capella detto Dagiù (1711-1784), celebre pittore veneziano abitante a Bergamo, collocata nel presbiterio, entro profonda nicchia dal lato del Vangelo. Spese per il pittore 25 zecchini di Venezia, altri 3 per farlo intelaiare, legare, coprire ed altro. Con la sua morte, nel 1773 a 96 anni, si estinse questo ramo. I beni di questo ramo passarono per testamento all’altro. Tutto il ramo chiudunese ebbe sepoltura in Santa Maria di Lorino in Chiuduno.