Palazzo Lupi in Cenate

Da EFL - Società Storica Lombarda.

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Cenate. Palazzo Lupi, ora delle suore, nel 1925
Cenate Facciata del palazzo Lupi nel 1936 (disegno Angelini)
Facciata Palazzo Lupi in una cartolina degli anni '50
Facciata di Palazzo Lupi nel 2003
Cabreo di Palazzo Lupi a Cenate conservato nella Biblioteca Medolago


Gabriele Medolago, Il Castello di Cenate Sotto e la Famiglia Lupi, Amministrazione Comunale di Cenate Sotto, 2003, pp. 173-176:

Anche l’edificio in via monsignor Biava a Cenate, ora casa delle Suore, fu di proprietà Lupi.

Questo complesso faceva parte della terra con case, già proprietà dei Suardi, assegnata a Detesalvo Lupi nel 1442, di cui abbiamo parlato a proposito della torre di via Lotto. Nel 1477 con la divisione dei suoi beni toccò ai suoi figli Pedrino e Detesalvo. Viene descritta come terra sedimata, casata, coppata, cortiva, porticata con aia, nel luogo di Cenate, confinante ad est e sud con Pedrino e Detesalvo, ad ovest con una via, a nord con Filippo ed in parte con Pedrino e Detesalvo, non ne vengono date le dimensioni. Nel documento non viene indicato il toponimo, ma viene elencata unitamente ad altri beni posti in Visnato.

Nella polizza d’estimo di Giovanni Maria fu Pedrino del 22 febbraio 1526 troviamo un sedime per suo uso e due piccoli per i mezzadri a Cenate, potrebbe forse trattarsi di questo edificio, come pure potrebbe forse essere quello citato in una polizza presentata il 14 luglio 1579 ed anche l’8 febbraio 1580 da Giovanni Battista Lupi, quando si cita un prato con un poco di stallo confinante ad est con una strada e ad ovest con Gerolamo Lupi [704].

L’edificio conserva ancora al suo interno alcuni interessanti locali con volte a crociera ed a lunette, databili rispettivamente al XV ed al XVII secolo. Vi sono pure due camini, uno del XVII ed uno del XVIII secolo, quest’ultimo forse di recupero con le lettere V A M P.

Interessante è anche la facciata con al pian terreno un portico con sei arcate sostenute da colonne in arenaria con capitello ionico ed archi ribaditi simulando ad affresco un arco in pietra arenaria con chiave sopravanzante. Al di sopra si trovano altrettante finestre con contorni in arenaria e cornice affrescata a monocromo giallo. Intercalate fra le finestre si trovano delle figure umane, pure in monocromo giallo. Partendo da sinistra troviamo: un soldato con caratteristico elmo veneziano con paranuca del XVII secolo, un condottiere di fanteria con il bastone di comando, un sultano con mezzaluna e turbante, un sovrano, un cavaliere con croce al collo, un comandante con stocco ed elmo (forse un capitano di marina) ed infine un militare con elmo fornito di cimiero a forma di drago. Nello spicchio al di sopra delle arcate centrali è affrescato uno stemma dei conti Lupi. Al di sotto nel porticato si trovano decorazioni ad affresco anche attorno alle porte ed alle finestre, con mezzi busti maschili e femminili coronati d’alloro.

Il cancello originale sulla strada è purtroppo scomparso, come pure il muro con portale, sostituito nel XIX secolo da un muretto sostenente una cancellata nel quale si apre un cancello con due pilastri in arenaria con sovrastanti vasi.

Nel complesso l’edificio è il risultato della risistemazione avvenuta nella seconda metà del XVII secolo di preesistenze databili dal XV in poi.

Nel 1801 il complesso apparteneva al conte Giovanni Lupi e viene descritto come terra con casa dominicale, consistente in diversi fondi terranei e vani superiori, cortile, terra broliva, prativa, fruttifera di 5:7:2 pertiche ed una parte lavorativa di 2:6:2:4 pertiche. Le due terre erano divise da un canaletto di scolo. La casa era costituita da un edificio ad U, chiuso da cortina muraria con portale coperta da coppi. Sul lato nord vi era un porticato con sei archi (cinque nel cabreo che ce ne mostra l’aspetto) sorretti da colonne. Al di sopra vi erano altrettante finestre e sopra ancora altrettante finestrelle. Nella facciata ovest verso il cortile si aprivano una porta, una finestra ed un portone, in quella del lato est quattro finestre ed una porta ed al di sopra cinque finestre. Sul davanti vi era un altro muro di recinzione con cancello con due pilastri. Davanti ad esso si trovava uno slargo, delimitato da quattro paracarri e chiuso ad est e ad ovest da due setti murari. Tutta la proprietà confinava a nord e ad est con Guerino Lupi, a sud e ad ovest con la strada [706].

Nel 1812 era mappale 355, casa di villeggiatura di Antonio fu Antonio Motta che ne fu proprietario sino alla morte, benché nel 1853 i suoi beni fossero in curatela di Ponzino Patirani. Nel 1860 passarono ai figli Antonio, Giuseppe, Giovanni Battista, Francesco, Marianna, Rosa, Marietta e Giovanna e poco dopo solamente a Giovanni. Nel 1863 furono ceduti a Gaetano fu Pietro Fiori. Il 6 agosto 1886, per atto Vezzoli, il palazzo venne venduto ad Antonio di Giacomo Pasinetti che il 6 agosto 1887 con atto del notaio Giuseppe Carnazzi di Trescore lo vendette a Bortolo fu Giovanni Pasinetti. Nel 1888, dopo la sua morte avvenuta il 1° gennaio, passò al figlio Angelo ed alla vedova Caterina Frencitti, esposta dell’ospedale di Bergamo, come usufruttuaria. Essi il 5 maggio con atto Carnazzi lo vendettero al conte ingegner Giuseppe Lupi di Vittorio che l’11 novembre 1902 con atto 2550 del notaio Antonio Camozzi di Trescore la rivendette a Don Giovanni Battista Personeni fu Luigi [707]. Questi fece stabilire nel palazzo le Suore della Carità del Bambin Gesù, che vi entrarono nel 1906 e fece anche sistemare l’edificio, che nel 1908 venne in parte ricostruito ed ampliato. Il 21 luglio 1909 con atto 5227 del notaio Patrizio Seguini di Gazzaniga lo cedette a Maria fu Giovanni Guerini e Giuditta Pellegrini fu Marco, riservandosi l’usufrutto. Il 6 ottobre 1910 con atto 5493 del notaio Seguini fu venduto a Vitale fu Vitale Schwander ed infine con atto 6 luglio 1938 N.° 11435 del dottor Giuseppe Locatelli di Bergamo la proprietà (mappali 355, 411/1, 411/2) passò alla Provincia Italiana delle Suore della Carità del Bambin Gesù con sede in Cenate Sotto.

Questa casa viene indicata negli atti del Cessato catasto come casa in via Centro 27; poi 17, poi via Carobbio 22. L’edificio centrale, che era stato abbassato di un piano, eliminando il sottotetto e le relative finestrelle, come ci mostra una fotografia del 1926, fu oggetto di ulteriori modifiche da parte delle Suore. Esse fra l’altro, fra il 1926 ed il 1935, sovralzarono l’edificio centrale di un piano, ripristinando il numero originario di livelli, ma portandolo ad un’altezza superiore. Realizzarono quindi sei quadrotti di finestra e la loro corniciatura ad affresco sul modello del piano inferiore, come è visibile già nel disegno dell’ingegner Angelini del 1935. Nel 1991 venne operato un restauro degli affreschi.


NOTE:

[704] Estimi comunali 490, polizza 46. Si tratta invece dell’edificio posto ad ovest della casa Mosconi l’edificio citato il 16/3/1604 troviamo l’estimo di Gio: Maria di Gerolamo Lupi, abitante nella vicinia di Sant’Alessandro della Croce. Si cita un casamento da padrone e massaro per suo uso con aia, orto, torchio ed un prato di 4 pertiche; ad est con gli eredi di Aless. Seradobati, ad ovest strada. Il tutto si sarebbe affittato per 10 scudi (Catasto veneto 24, polizza 86).

[706] Beretta “Pianta De Beni…”. Il cabreo segnala le proprietà del conte Gio: Batt. Giulio (1767-1852), figlio di Guelforte Gaetano Melchiorre (1734-1777). Per quanta riguarda la datazione si pone un problema, infatti l’agrimensore scrive nel primo foglio del cabreo: PIANTA De Beni Di Raggione del Nob.e Sig. C.te Giovanni Lupi, Situati nel tener di Cenate di Sopra, è parte di Sotto, misurati da mè sottoscritto Pub.co Agrimensore, è posti in Pianta nel presente Libro per ordine del medemo, L’anno 1801 ˜ In Fede di chè Giambatta Beretta Pub.co Agrim.re; da questo si dedurrebbe una datazione in quell’anno, confermato poi da date di verifica dei confini con i confinanti all’interno in data 24 e 28/7/1801. Nelle coerenze però si trova indicato Guerino Lupi (1701-1789) ed il cabreo mostra chiaramente caratteristiche della seconda metà del XVIII secolo. Si potrebbe forse ipotizzare che nel caso della rappresentazione della casa dominicale si sia riutilizzato un disegno già esistente, realizzato fra il 1777 (morte del padre del conte Gio:) ed il 1789 (morte di Guerino). Lo stesso agrimensore redasse una PIANTA | De | Beni di | Raggione della Vend.a Scuola del SS.mo di Cenate | Misurati da me sottroscritto P.co Agrimensore, è posti | in pianta nel presente Libro L’anno 1767 il Giorno | 7 settembre per ordine del Sig.e Bortolo Barzella Deputato, ed altri Sig.i Regenti di d.ta Vend.a Scuola | In Fede Giambatta Beretta P.co Agrimensore Sud.toed il 22/2/1773 redasse una PIANTA | Della Situatione | del’infra ‘Oratorio | Titolato di S. Gio. enconisio. (“Zandobbio…” pag. 12); nel 1777 redasse un cabreo di 58 tavole con i beni della chiesa e cappellanie di Telgate, (“Telgate e il suo santo …” pag. 52, 78).

[707] Catasto ASBg. Non si trova l’atto d’acquisto negli indici delle parti, che però hanno un vuoto fra il 1792 ed il 1807.