Valerio Lupi, pittore

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Figlio di Troilo Lupi, pittore.

Nato prima del 1570 † post 1617

Davide Noris, Dizionario Biografico dei Pittori Bergamaschi, a cura di Fernando Noris, Bergamo, Bolis Editore, 2006, p. 294:

Bergamo, notizie dal 1595 al 1597. Il pittore Valerio Lupi è citato nel Libro delle Azioni per un pagamento di Lire 30 per decorazioni fatte ad ornamento di insegne.

Nel 1597 per circostanze analoghe riceve un altro pagamento di lire 25. Pure nel 1595 avrebbe dipinto “nella chiesa vecchia di S. Pietro in Boccaleone l’altare della Madonna colli misteri del Rosario, il quel fu del tutto atterrato per essere stata in questi ultimi tempi rifatta di nuovo la chiesa”.

Bibliografia: F. Noris in “I Pittori Bergamaschi”, il Cinquecento IV, 1978, p. 615.


GABRIELE MEDOLAGO, Il castello di Cenate Sotto e la Famiglia Lupi, Amministrazione Comunale di Cenate Sotto, 2003, p. 274:

Nacque dal pittore Troilo Lupi e dalla sua prima moglie.

Nel 1587 dipinse nella chiesa di Santa Maria Maggiore, nei cui quei libri di spese si trova il suo nome. Nel 1595 affrescò l’altare della Madonna con i Misteri del Rosario nella chiesa vecchia di San Pietro in Boccaleone, ma tutto venne distrutto con la demolizione dell’edificio. Il 27 febbraio dello stesso anno venne pagato 30 lire dal Comune di Bergamo per pitture fatte ad ornamento d’insegne.

Nel 1610 appare estimato in Sant’Eufemia.

Il 20 gennaio 1614 venne retribuito 4:10 lire dalla chiesa di Sant’Alessandro della Croce per la pittura di una casetta ed un’anconetta.

Si è conservata una sua lettera del 25 settembre 1617 a Rottiglia o Flaminia Oldrada a San Michele del Pozzo Bianco nella quale si firma Io valerio lupo pittore cavalliero nella quale dice di essere cavaliere onorato benché non avesse beni e cita la casa che teneva in affitto [1837].

NOTE

[1837] Gasdia 152 che cita il manoscritto autografo in Arch. parr. L’atto di morte non si trova nei registri di S. Michele del Pozzo Bianco (in cui vi è però una lacuna dall’11/11/1627 al 7/7/1630 e da qui al 25/11/1632) e di S. Andrea, mentre quelli di S. Eufemia mancano per tutto quel periodo.