Terzi

Da EFL - Società Storica Lombarda.
Spreti, vol. VI, p. 577
Spreti, App., II, p. 625
Spreti, vol. VI, p. 880
Spreti, vol. VI, p. 577
Spreti, vol. VI, p. 577
Ramo di Brescia (Spreti, vol. VI, p. 580)
Ramo di Brescia (Spreti, vol. VI, p. 580)
Terzi de Lana (Spreti, vol. VI, p. 581)
Terzi de Lana (Spreti, vol. VI, p. 581)

I Terzi famiglia bergamasca di antichissima nobiltà, ebbero molti importanti personaggi religiosi, giuristi, consiglieri civici, artisti, professionisti e guerrieri. A loro vennero via via conferiti titoli di Marchese e il primogenito M.se di Sant’Agata, Conte, Barone, Nobili di Bergamo e si diramarono con prestigiosi rami e famiglie derivate anche in altre città.

La tradizione vuole per loro un origine comune con i Martinengo e gli Agliardi, attribuendola a tre fratelli venuti in bergamasca dalla Pannonia nel 1007 al seguito di un corpo dell’esercito imperiale. Questo accenno meriterà un approfondimento. Infatti alcune divagazioni enfatizzate con gusto barocco nelle trascrizioni successive ed evidenti errori rischiano di inficiare anche la parte credibile della misteriosa pergamena di Astino del XIII, se la si esamina nel contesto storico di quel momento. Infatti i Terzi e i Martinengo esistevano già, qiuindi si tratta, se mai di un innesto, forse per via nuziale in famiglie esistenti come in quelle dell’arcidiacono Teoderolfo (o Teopaldo?) dei Terzi (1015) o di Lanfranco dei De Martinengo che fu poi potentissimo Vescovo di Bergamo, politica nuziale che è precisata invece per la loro sorella.

La pergamena segnala per la figlia questa politica nuziale attribuendole discendenze di grandi famiglie : la tace per i maschi, ma non penso sia da escludere; risultano comunque vari infeudamenti episcopali. È un dato storico che Enrico II per difendersi dalle ribellioni in Germania e in Italia avesse aiuti a da Stefano re d’Ungheria (santi entrambi) e che in Lombardia contro quella d’Arduino si appoggiasse ai Vescovi di Bergamo e di Brescia. Comprensibile quindi che l’Imperatore avesse rapporti in curia con Lanfranco dei De Martinengo anche prima che diventasse Vescovo e con l’arcidiacono Teoderolfo dei Terzi.

Risulta che vennero inviati rinforzi imperiali in quegli anni contro un tentativo di ritorno di Arduino, dopo la sua fuga nel 1004 all’arrivo dell’Imperatore, il che rende plausibile che Longofredo venuto dalla Pannonia non dal tutto pacificata con i suoi tre figli e la figlia facessero parte del corpo imperiale inviato nella bergamasca e che questi vi restassero come tramite tra l’Imperatore e il Vescovo e insediati in zone strategicamente importanti come la val Cavallina.

Si noti che le pergamena di Astino del XIII è molto più completa e sobria rispetto alle rielaborazione del Fino ed anche che la storpiatura dei nomi era allora assai frequente, che l’uso del cognome non era ancora consolidato e i rari atti notarili erano per famiglie ed eventi di grande importanza. Proprio per i Terzi il luogo indicato nell’antico documento è rimasto immutato: Terzo, poi Borgo di Terzo, la cui fortezza venne poi in gran parte distrutta da Federico I Barbarossa e vi ebbero un importante dimora sino a pochi anni or sono.

Dopo questa premessa sull’origine si noti che negli anni successivi - e come anche per altre famiglie - si trovano discordanze tra i nomi citati per esempio da V. Spreti con quelli indicati tra i capostipiti nella genealogia pubblicata nella Storia di Bergamo del Belotti : che indica come capostipite nel 1010 Terzo come nella pergamena, ma non vi risulta Teopaldo, figlio di Arnoldo, nel 1016 importante Arcidiacono nella Cattedrale di Bergamo. A Terzo Arnoldo aveva una fortezza dalla quale e dalle torri di Viganò, di Grone e di Berzo, i suoi discendenti, nel Medio Evo, guardavano il passo della Valle Cavallina, dove si è poi formato giù nel fondo il Borgo.

Nel XIII secolo i Terzi ebbero in città e nel contado grande potere e importanza anche economica, ma poi vi furono furibondi conflitti tra i Terzi Alongi di Trescore e i Terzi Lotieri di Terzo, infatti Rantolio degli Alongi era stato ucciso e Baldello gravemente ferito dai Lotieri e dopo anni di sanguinose lotte finalmente fecero pace nel 1250.

Nel XIV sec. Nicola e Antonio erano “ufficiali” viscontei.

Alcuni Terzi emigrarono a Brescia nel sec. XIV e si diramarono nei Terzi de Lana detti anche solo Lana, ora estinti, e nei Terzi discendenti da Gherardo la cui famiglia fu insignita del titolo di Conte ed è tuttora fiorente a Salò nel palazzo Terzi Martinengo e Rovato nella villa Terzi.

Un'altra famiglia Terzi s’insediò a Parma: la comune origine con il ceppo dei signori di Terzo è probabile, sebbene non sia documentata. Un ramo di essa poi dette origine ai Guerrieri Gonzaga mentre l’altro, dei Terzi detti de Sissa, vi restò a e venne loro poi riconosciuta l’antica nobiltà col medesimo stemma degli altri Terzi e conferita nel 1733 quella parmense. Quanto poi ai Terzi di Napoli, pur avendo stemma diverso, sono detti (V. Spreti) provenienti da Parma. Di un ramo che discese da Guidone sul finire del XIII le ultime notizie sono da Piacenza nel 1684.


I Terzi di Bergamo

Nel ‘600 il M.se Luigi fece costruire lo splendido palazzo in piazzetta già Rosate ora Terzi; inoltre v’è la imponente villa al Canton di Trescore Balneario fatta costruire nel ‘700 dal M.se Gerolamo Terzi e l’antico palazzo a Borgo di Terzo, una bella cappella ed altre dimore e fattorie. Per meglio comprenderne la complessa storia è necessario consultare l’albero genealogico, verificando anche altre parziali versioni e corredarlo per quanto possibile con le schede dei principali personaggi, anche dato ingente numero di costoro e di rami estinti.

Risulta che della traduzione autenticata della pergamena vi sono due versioni con leggere differenze di nomi confrontate e commentate in Guerrini; il nome di Longofredo, padre dei tre fratelli come la datazione, il luogo dell’originario insediamento ,poi una certa similitudine fonetica del suo casato: d’Eusonia per i Terzi, Heufemia nella pergamena del sec. XIII.

Peraltro sia per i Terzi a Terzo, che per i de Martinengo a Bergamo e altrove, è documentata già prima del Mille la presenza di omonime e potenti famiglie ma anche poi una esplicita indicazione sia d’appoggio imperiale da Enrico II e in seguito da Federico I Barbarossa con il titolo di liberi baroni, sia d’appoggio ecclesiastico, che spiegherebbe il rapido insediamento, espansione e potere, solitamente non facili per forestieri, che è imponente per i Martinengo e per i Terzi, mentre è poco evidente per gli Agliardi. [GPA]


Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-32, vol. VI, pp. 577-581:

Nella memoria intitolata «Titoli nobiliari e stemmi dei marchesi Terzi di Bergamo», Milano, 1931, si legge: «La nobilissima e antichissima famiglia dei marchesi Terzi di Bergamo, le cui origini dallo storico Mario Lupo si fanno risalire a Longofredo di Eusonia, uno dei conti di Isbruc, che stabilitosi nel contado di Bergamo vi edificò castelli e fortezze, è iscritta nell’ultimo Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano». Longofredo lasciò a Bergamo i suoi discendenti che da Enrico II e da Federico Barbarossa ottennero il titolo di liberi baroni.

Certo è che fino dall’anno 1016 in documenti dell’archivio della Cattedrale di Bergamo, è ricordato TEODEROLFO, arcidiacono della Chiesa di Bergamo e figlio di quondam Arnoldo del luogo di Tertio o di Terzo. Pertanto già prima del mille e prima di Enrico II, viveva a Terzo, ARNOLDO, padre di TEODEROLFO, e doveva essere potente se suo figlio giunse al grado di arcidiacono, ossia di amministratore della Diocesi.

A Terzo aveva egli una fortezza dalla quale e dalle torri di Viganò, di Grone e di Berzo, i suoi discendenti, nel Medio Evo, guardavano il passo della Valle Cavallina, dove si è poi formato giù nel fondo Borgo di Terzo.

Presto assai i Terzi erano in Bergamo tra i reggitori del Comune. Furon consoli BATTEZZATO (1172), TEUTALDO (1179-1189), VEGEZIO (1192), ENRICO (1261), DETESALVO (1232), BERTRAMO (1250). ALBERTO fu vescovo (1242-1250).

Raggiunse in questo tempo, la famiglia Terzi, in città e nel contado, il suo massimo splendore, quando fu percossa dalla discordia. Divisa in due fazioni dei Loteri e degli Allongi, gli uni a Terzo, gli altri a Trescore trasse con sé nella divisione, gran parte delle famiglie bergamasche. Omicidi, incendi e danni d’ogni sorta, desolarono la terra di Bergamo, particolarmente la Val Cavallina. Il podestà, gli anziani, i canonici di Bergamo, non riuscivano a porre rimedio a tanto male. Le condanne non avevano alcun effetto finché nel 1248 si riuscì a concludere un solenne trattato di pace fra le due fazioni e i loro aderenti, avvalorato da innumerevoli fidejussori. Furon cassate le condanne e segnati i confini entro i quali ai capi delle contrarie fazioni non era consentito metter piede. Avevano allora i Terzi gran parte nella Prepositura di Misma e nel Monastero di S. Pietro di Terzo, del quale si conservano antichissimi documenti nell’Archivio di Stato di Milano.

Malgrado i danni patiti per la discordia, la famiglia Terzi continuò ad accrescersi. Si spinse anche fuori di Bergamo e si distinse in ogni tempo, nelle Prelature, nelle Armi, nelle Lettere ed anche nelle Arti e venne decorata di ambiti titoli nobiliari.

Ancor nel 1279, GIACOMO, fu arciprete della Cattedrale. Nel 1404, ANDRIOLO, fu uno dei commissari per la consegna dello Stato a Gian Maria Visconti.

Nel Consiglio di Bergamo, sotto la signoria veneta, entrarono PAXINO (1436), ALESSANDRO (1509). LODOVICO (1549), ALLONGINO (1551), GIACOMO e GIOVAN ANDREA (1557), NICOLA (1563), LORENZO (1566), LEONARDO (1568), FEDERICO (1577), GIOVAN PAOLO e CAMILLO (1581), EMILIO (1601), LODOVICO (1615), LONGINO (1616), FRANCESCO (1637), LUIGI (1643), ALESSANDRO (1651), GIORGIO (1661), GIOVAN AGOSTINO (1686), conte ANTONIO (1688), conte marchese ANTONIO (1695), conte cav. marchese MARCO (1699), AGOSTINO (1706), conte LUIGI (1716), conte GIROLAMO (1723), conte marchese LUIGI (1737), dott. NICOLA (1743), conte marchese ANTONIO (1752), GIOVAN GIACOMO (1770), conte marchese VINCENZO (1784), conte LUIGI (1795).

Frattanto si distinsero nelle arti e nelle lettere FRANCESCO (1579) (Austriacae gentis imagines. Bollettino della Civica Biblioteca di Bergamo, 1928, pag. 70), ALESSANDRO (1582-1665), autore di innumerevoli pubblicazioni d’occasione e di un’orazione per l’ingresso del vescovo di Bergamo Gregorio Barbarigo, e di un quaresimale (Calvi: Scena letteraria); GIOVAN BATTISTA, canonico teologo (1596-1664), autore d’un trattato intitolato «Rimedio contro le ingiurie» e dell’operetta «Androphsia».

Scrissero poesie d’occasione ANTONIO (1692-1700), LUIGI (1733-1750), ANTONIO (1733-1787). P. GIUSEPPE ANTONIO scrisse tra l’altro la vita del sergente maggiore di battaglia Michelangelo Furietti (1745); P. BASILIO pubblicò una storia critica delle opinioni filosofiche d’ogni secolo (1788), ed altre operette filosofiche (1764-1769); il marchese LUIGI compose un trattato di gnomonica con molte tavole (1823).

Il ramo dei marchesi ha fabbricato lo splendido palazzo in piazza Rosate, abitato ora dal marchese GABRIELE (Rivista di Bergamo, marzo 1922, pag. 123 e seg.).

Nell’elenco del 1828, sono inscritti LUIGI, marchese e conte, il tìtolo di marchese compete al solo primogenito; quello di conte compete a tutti i maschi della famiglia; VINCENZO, conte, il titolo di conte compete a tutti i maschi della famiglia; MARCANTONIO.

Nell’elenco del 1840 sono inscritti LUIGÌ, marchese e conte, il titolo di marchese compete al solo primogenito; quello di conte compete a tutti i maschi della famiglia; ANTONIO, marchese, il titolo di marchese compete a tutti i maschi della famiglia; FEBO, conte, il titolo di conte compete a tutti i maschi; VINCENZO, conte, il titolo di conte compete a tutti i maschi; FERMO, cavaliere dell’impero austriaco, il titolo di cavaliere dell’impero austriaco compete a tutti i discendenti maschi e femmine. Nella memoria sopra citata, si espongono le ragioni per le quali «la famiglia Terzi ha invece diritto ai titoli di marchese di Palazzolo, di conte di Restenau, di conte del S. R. I., di barone del S. R. I., di cavaliere del S. R. I., di nobile di Bergamo, tutti trasmissibili ai discendenti maschi e femmine, e al titolo di signore di S. Agata, trasmissibile ai discendenti maschi primogeniti».

Le sopra dette ragioni son fondate nel «testo del diploma dell’imperatore Leopoldo I in data 10 settembre 1684 a favore di Luigi I, oggi conservato dal marchese LUIGI EDMONDO Terzi di Bergamo. Si legge infatti nel diploma che l’imperatore, ricordate e confermate le concessioni del titolo di barone fatte alla famiglia dagli imperatori Enrico II e Federico Barbarossa, e quella del titolo di conte fatta dall’imperatore Carlo IV, creò cavaliere ed oltre a ciò marchese di Palazzolo e conte di Restenau, LUIGI Terzi e i suoi discendenti maschi e femmine, stabilendo tuttavia che il primogenito di esso LUIGI e i suoi discendenti maschi e femmine, potessero chiamarsi marchesi e marchese, conti e contesse e che tutti gli altri figli dello stesso Luigi e i loro discendenti maschi e femmine, si chiamassero solamente conti e contesse».

Le ragioni fondate nel testo del Privilegio e avvalorate da successive interpretazioni, hanno ottenuto parere favorevole della Regia Consulta, la quale contro il tenore delle iscrizioni degli ultimi elenchi ha proposto che alla famiglia dei marchesi Terzi, venga confermato il titolo di marchese, conte e nobile del S. R. I. per maschi e femmine; nobile di Bergamo per maschi e femmine e signore di S. Agata, ottenuto per investitura di detto luogo in pieve di Gorgonzola, 27 febbraio 1729 da LUIGI, fu Antonio, per maschi primogeniti.

Da LUIGI, aggregato al Consiglio di Bergamo nel 1643, decorato del titolo di marchese nel 1684, e sposatosi il 9 settembre 1631 con Paola Roncalli quondam Marco, sono nati ANTONIO, il 22 agosto 1642, MAFFIO e VINCENZO.

Da Antonio e dalla nobile Angela Gozzi nacquero MARZIO, nel 1687 e LUIGI, n. 14 gennaio 1690, m. nel 1752, che venne investito del feudo di S. Agata il 27 febbraio 1729.

Da Luigi II, spos. il 7 giugno 1722 con Margherita Mosconi, di Giuseppe, nacque ANTONIO II, il 24 agosto 1723. Da Antonio II, sp. il 30 aprile 1747 con la contessa Giulia Alessandri, di Federico, nacquero LUIGI, il 19 marzo 1748 e VINCENZO, il 18 luglio 1753; questi con S. R. 12 giugno 1820 ottenne la conferma del titolo di marchese per sé e per il fratello.

Luigi III, sposato a Vienna il 6 febbraio 1769 con Maria Malabaila di Canal, ebbe MARC’ANTONIO, il 26 maggio 1771 e GIUSEPPE, l’8 novembre 1790. Marc’Antonio si sposò con Elisabetta Maffeis Marconi, da cui ebbe ANTONIO, n. 2 febbraio 1821, che sposatosi con Antonietta Prandini ebbe Luigia il 18 novembre 1850; Maria l’11 agosto 1853 e ANTONIO, n. il 4 febbraio 1855 che morì improle nel 1920.

Da Giuseppe, di Luigi III, sposatosi il 28 agosto 1814 con la principessa Elisabetta Galitzin, figlia del principe Michele, nacque LUIGI IV, il 12 luglio 1815 (v.: Col. GABRIELE TERZI, Un gentiluomo bergamasco nella campagna di Russia del 1812, Bergamo, Savoldi, 1928). Da Luigi IV, sposatosi il 28 ottobre 1839 con la contessa Maria Nompar Caumont la Force, sono nati: GIUSEPPE, il 15 agosto 1841; LUIGI V, il 16 giugno 1848; GIULIO, l’8 aprile 1851; GUGLIELMO, il 5 giugno 1852 e GABRIELE, il 17 febbraio 1857. Da Giuseppe II, sposatosi con Costanza Quattrini, nacquero Maria, il 14 settembre 1870, LUIGI EDMONDO (che con Decreto 12 gennaio 1926 ottenne il riconoscimento del titolo di marchese, conte, barone e cavaliere del S. R. I. trasmissibile ai discendenti legittimi maschi e femmine), n. il 7 giugno 1876; Elisa, n. 19 febbraio 1879.

Da Luigi V, sposatosi con Luigia Bosisio, nacquero ITALO, il 3 febbraio 1882; Ada, il 20 febbraio 1883 ed UGO, il 14 luglio 1885. Da Gabriele, sposatosi a Sciolze (Torino), il 12 settembre 1884, con la contessa Maria Clotilde Rovasenda di Rovasenda, nacquero LUIGI, il 22 agosto 1885; EDOARDO, il 4 maggio 1888; Margherita, il 23 febbraio 1892; Costanza, il 9 dicembre 1895; IGNAZIO, n. a Sciolze (Torino) 22 giugno, 1897, Aspirante Ufficiale nel 160° Fanteria, morto il 22 agosto 1917 sull’Altipiano della Bainsizza (Monte Yelenik); decorato di medaglia d’argento al Valor militare con la seguente motivazione: «Comandante di plotone con slancio e valore impareggiabili, sotto fuoco violento di mitragliatrici austriache, muoveva all’assalto della trincea nemica lungo il costone di Descia, e tra i primi riusciva a conquistarla e mantenerla non ostante violenti contrattacchi. Ripresa l’avanzata il giorno successivo, in testa al proprio reparto, mentre raggiungeva l’obbiettivo assegnato, cadde fulminato da piombo nemico. - Pendici del Monte Yelenik (q. 400), Altopiano della Bainsizza, 22 agosto 1917; GUALTIERO, il 19 settembre 1901; Natalia, il 25 dicembre 1902. Da Luigi, di Gabriele, sposato il 9 maggio 1922 con Giuseppina Albini, nacque Riccardo, il 5 agosto 1928. Da Edoardo, spos. Vercelli, il 10 aprile 1918, con Miryam Avogadro di Vigliano, nacquero IGNAZIO, il 14 febbraio 1920, ed EDOARDO, n. il 30 ottobre 1921.

La famiglia è iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile (mf.), marchese (mpr.), barone (mpr.), signore di S. Agata (mpr.), conte del S. R. I. (m.), cavaliere del S. R. I. (m.), ed è rappresentata da ANTONIO, di Antonio, di Marc’Antonio.

Sorelle: Luigia, Elisabetta.

LUIGI EDMONDO, di Giuseppe, di Luigi.

Figli: Maria Costanza, Maria Giuseppina, GIUSEPPE ALESSANDRO, GIULIO MARIA.

Sorelle: Maria Carolina, spos. al signor Marcello Piatti, Elisa Maria.

ITALO, di Luigi, di Luigi.

Fratelli: Ada e UGO.

Zio: GABRIELE.

Figli di Gabriele: LUIGI, EDOARDO.

Maria, di Guglielmo, di Luigi, in Rossi.

g. l. [Giuseppe Locatelli]


Ramo di Brescia

Questa famiglia dei Terzi bresciani trae origine dal borgo di Terzo in Val Cavallina nella prov. di Bergamo, e non è cosa azzardata il supporre che anch’essa abbia comune il ceppo con le varie famiglie dello stesso nome che furono potenti in Bergamo nel secolo XIII ed in Parma nel XIV. Molti indizi possono suffragare tale opinione, tra l’altro il ripetersi con insistenza in tutti i rami di taluni nomi quali Gherardo e Terzo.

È infatti un GHERARDO DE TERTIO che ci è dato come il certo capostipite dei molti rami che si diffusero sulla riva bresciana dell’Oglio e che vi prosperarono, in posizione elevata, sino alla fine del settecento, sempre ammessi al Consiglio Generale della Nobiltà Bresciana. Visse Gherardo in Paratico nella prima metà del sec. XV e vi ebbe cinque figli, tre dei quali generarono sì larga discendenza che nel cinquecento i cinque rami esistenti erano tutti assai rigogliosi.

Oggi non vive che un ramo discendente da FRANCESCO, figlio di Gherardo, dal quale attraverso le varie generazioni, che vissero sempre tra Sarnico, Adro e Capriolo, si giunge a SCIPIONE, padre di GIACOMO (n. 1775), il quale dalla moglie Teresa Rossa ebbe due figli: GHERARDO (n. 1812), che generò quattro figli morti senza discendenza, e GIULIANO (1816-1865), che fu marito di Elisa Cadei e padre di LUIGI (n. 1848). Questi sposò nel 1873 Vittorina Cocchetti dalla quale ebbe GIULIANO (1874-1927), marito di donna Teresa dei principi Torlonia, dalla quale ebbe OTTOBONO e MANFREDI.

La famiglia o iscritta nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile (mf.), e conte (m.). in persona dei predetti OTTOBONO e MANFREDI, di Giuliano, di Luigi.

f. l. [Fausto Lechi]


TERZI (de) LANA

Questa famiglia ebbe la stessa origine delle precedenti e dal paese di provenienza, Terzo nel Bergamasco, prese il nome, pur conservando l’antico «de’ Lana». Anzi il vero cognome è quest’ultimo, o «de’ Lanis» o semplicemente Lana, ma la consuetudine lo ha fatto posporre all’indicazione del paese di origine.

Sulla fine del Trecento i Lana, che si erano stabiliti in Franciacorta in feudi monastici, già compaiono come cittadini bresciani in una posizione assai elevata e GIOVANNINO visse intorno a questo tempo. I di lui figli GUISCARDO e PARIBONO combattono sulle mura della città nell’assedio del 1438 assieme ai loro figli e nipoti. Da quattro tra i figli di Guiscardo trassero origine i molti rami nei quali si suddivise questa insigne famiglia bresciana.

Dal primogenito di costoro, GIOVANNI, vennero tre rami tra i quali l’unico vivente che ora va estinguendosi; da ANTONIO altri tre, l’ultimo dei quali si estinse sulla fine del secolo XVIII; da ANDREA e da BERNABÒ infine altre due propaggini che terminarono nel secolo XVII. Tutti questi otto rami ebbero vita rigogliosa, e troppo lunga cosa sarebbe l’enumerare i guerrieri, i dotti, i letterati, i reggitori della Cosa Pubblica che essi diedero alla patria. Basterà ricordare FRANCESCO (1631-1687), gloria del ramo vivente, figlio del conte GHERARDO e di Bianca dei conti Martinengo, che fu uno dei più noti e valorosi matematici del suo tempo. Entrato giovinetto nella Compagnia di Gesù, dopo gli studi teologici, fu destinato dapprima all’insegnamento delle belle lettere, ma poi, seguendo la propria inclinazione, a quello della filosofia e delle matematiche all’Università di Ferrara. Tra l’altro egli studiò il problema del volo umano e ben si può dire, come è scolpito sulla lapide posta sulla sua casa in Brescia, che «l’aeronautica ebbe principio dal suo pensiero».

Diamo qui di seguito, seguendo il filo genealogico di padre in figlio, la discendenza da Giovanni: LUCA (vivente nel 1498), TESEO (viv. 1558), LUCA (viv. 1588), CARLO (n. 1565), co. GERARDO (n. 1594), co. CARLO (viv. 1650), co. ASCANIO (n. 1650), co. GIOVANNI (n. 1678), che sposa Costanza dei conti Fenaroli, co. GAETANO (1729-J793), sposato con Marianna Giudici, co. GIOVANNI (n. 1782), sposato con la nob. Giulia Bona, co. GAETANO (1816-1881), sposato con Francesca Giudinali (1825-1919), dalla quale nacquero Giulia in avv. B. Benedini e GERARDO (1854-1908), che sposò nel 1881 Evelina Toccagni (1857-1929). Figli di Gerardo furono: 1) Olga (n. 1882, † 1929); 2) Eva (n. 3 ottobre 1883), sposata al dottor G. Ragnoli; 3) Bianca (n. 4 agosto 1889).

La famiglia è iscritta nell’El. Uff. Nob. Ital. coi titoli di nobile (mf.), conte (mf.), cavaliere del S. R. I. (m.), consignore di Sanguinetto (m.).

f. l. [Fausto Lechi]


Ivi, Appendice, parte II, pp. 625-626:

Sono iscritti nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob. Ital. del 1933 coi titoli di Marchese (mf.), Conte (mf.), Nobile (mf.), Cavaliere del S. R. I. (mf.), Nobile di Bergamo (mf.), in virtù del Decreto Ministeriale di Riconoscimento del 12 gennaio 1926:

LUIGI EDMONDO, di Giuseppe, di Luigi IV, di Giuseppe, di Luigi III, n. a Gorle (Bergamo) 7 giugno 1876, spos. a Scano al Brembo (Bergamo) 5 luglio 1905 con la Nobile Maria Luisa Tacchi.

Figli: Maria Costanza, n. a Bergamo 23 maggio 1906, spos. 9 luglio 1927 col Cav. Mario Bernini, Maggiore della R. Aeronautica; Maria Giuseppina, nata a Tresolzio (Brembate Sopra) 8 giugno 1907, spos. ivi 10 nov. 1930 col Dott. Mario Gualteroni; GIUSEPPE ALESSANDRO, n. a Bergamo 12 dicembre 1911; GIULIO MARIA, n. ivi 23 luglio 1916.

Sono inoltre iscritti nel Libro d’Oro della Nob. Ital. coi titoli di Marchese (mf.), Conte (mf.), Nobile (mf.), Cavaliere del S. R. I. (mf.), Nobile di Bergamo (mf.), in virtù del Decreto Ministeriale di Riconoscimento del 17 dicembre 1933:

GABRIELE, di Luigi IV, di Giuseppe, di Luigi III, n. a Bergamo 17 febbraio 1857, Colonnello, spos. a Sciolze (Torino) il 12 settembre 1884 con la Contessa Maria Clotilde di Rovasenda. morto a Bergamo il 28 marzo 1935.

Figli: LUIGI ANDREA, nato a Bergamo il 22 agosto 1885, Dottore Ingegnere, spos. ivi il 10 maggio 1922 con Giuseppina Albini; edoardo, n. a Verona 4 maggio 1888, Dott. Ing., spos. Vercelli 10 aprile 1918, con la Contessa Myriam Avogadro di Vigliano; (altri figli non iscritti nell’Elenco Uff. Nob. Ital. 1933): Margherita, n. a Roma 23 gennaio 1892, spos. a Sciolze 11 settembre 1923 con Roberto Pistoni, Capitano d’Artiglieria; Costanza, n. a Firenze 9 dicembre 1895; IGNAZIO, n. a Sciolze 22 giugno 1897, Aspirante Ufficiale nel 160° Fanteria, morto 22 agosto 1917 sull’Altipiano della Bainsizza (Monte Jelenik), decorato di Medaglia d’argento al Valor Militare; Gualtiero, n. a Bergamo 19 settembre 1901, Dottore, spos. a Torino 1° giugno 1932 con la Contessa Maura Avogadro di Cerrione; Natalia, n. a Milano 25 dicembre 1902.

Figlio di Luigi, di Gabriele (non iscritto nell’Elenco Uff. Nob. Ital. 1933): RICCARDO, n. a Bergamo 5 agosto 1928. Figli di Edoardo, di Gabriele (non iscritti nell’Elenco Uff. Nob. Ital. 1933): IGNAZIO, n. a Genova 14 febbraio 1920; EDOARDO GUISCARDO, n. a Genova Cornigliano 30 ottobre 1921.

Figlio di Guaitiero, di Gabriele (non iscritto nell’Elenco Uff. Nob: Ital. 1933): LORENZO, n. a Milano 7 agosto 1933; GABRIELE, n. a Milano 28 settembre 1934.

Sono inoltre iscritti nell’Elenco Uff. Nob. Ital. del 1933, coi titoli di Conte del S. R. I. (m.), Nobile dei Marchesi (mf.), Nobile dei Signori di S. Agata (mf.).

Sorelle di Luigi Edmondo, di Giuseppe, di Luigi IV, di Giuseppe, di Luigi III: Maria, n. a Bergamo 14 settembre 1870, spos. 17 giugno 1909 col Dott. Marcello Piatti; Elisa, n. a Bergamo 19 febbraio 1879, religiosa nelle Figlie del S. Cuore.

Cugini, figli di Luigi V, di Luigi IV, di Giuseppe, di Luigi III: ITALO, n. a Gorle 3 febbraio 1882, spos. con Maria Galli; Ada, n. a Bergamo 20 febbraio 1883, spos. a Sondrio col dott. Daniele Guicciardi; UGO, n. a Bergamo 4 luglio 1885, spos. a Monza 25 novembre 1914 con Antonietta Rimoldi.

Figlia di Italo (non iscritta nell’Elenco Uff. Nob. Ital. 1933): Liliana.

Figli di Ugo (non iscritti nell’Elenco Uff. Nob. Ital. 1933): GIAN CLAUDIO, n. a Bergamo 20 maggio 1919; Silvana, n. a Bergamo 12 giugno 1921.

Altra cugina, figlia di Guglielmo, di Luigi IV, di Giuseppe, di Luigi III: Maria in Rossi.

Luigia, di Antonio, di Marc’Antonio, di Luigi III, n. 18 novembre 1850.

Sorella: Elisabetta Maria, n. 11 agosto 1853.

v. s. [Vittorio Spreti]


Genealogia

Genealogia Terzi

Stemmi

ARMA: Inquartato: nel 1° e 4° d’oro all’aquila bicipite di nero; nel 2° e 3° d’azzurro al leone al naturale. Sul tutto troncato: sopra d’oro all’aquila di nero; sotto semipartito troncato d’argento di rosso e di nero.

Alias: Inquartato da una croce patente d’argento e di nero: nel 1° e 4° d’oro all’aquila bicipite di nero col volo spiegato; nel 2° e 3° d’azzurro al leone al naturale. Sul tutto troncato: nel 1° d’oro all’aquila di nero rivolta; nel 2° semipartito troncato: d’argento, di rosso e di nero. (Arma originale miniata nel Diploma Imperiale di Leopoldo I del 10 settembre 1684).

Alias: Inquartato da una croce patente d’argento: nel 1° e 4° d’oro all’aquila bicipite di nero, coronato sulle due teste dello stesso; nel 2° e 3° di azzurro al leone rampante d’oro. Sul tutto troncato: sopra d’oro all’aquila di nero coronato dello stesso; sotto semipartito troncato d’argento di rosso e di nero. Lo scudo accollato all’aquila imperiale (Stemma dei marchesi Terzi, raccolta Camozzi, N. 1914, inquartato con la croce patente anche di rosso. Stemma presentato dai marchesi Luigi e Vincenzo qm. Antonio nel 1819 per il riconoscimento della nobiltà).

Alias: Troncato: nel 1° partito di argento e di rosso; nel 2° di nero (stemma dei Terzi de Abbatibus, dei Terzini, ecc. Pagano pag. 135, Manganoni, pag. 54, Camozzi, n. 1913 e 1915; nel 1° anche partito di rosso e di argento).

Alias: Troncato: nel 1° partito di argento e di rosso; nel 2° di nero; col capo d’oro carico di un aquila di nero linguata di rosso. (Raccolta Muletti, n. 33, Camozzi, n. 1916. Stemma presentato per il riconoscimento della nobiltà da Marco Antonio qm. Bernardino il 5 maggio 1820).


Ramo di Brescia

ARMA: Semipartito troncato d’argento, di rosso e di nero.

Alias: Semipartito troncato di argento, di rosso e di nero, col capo d’oro carico di un’aquila di nero, coronata del campo.


TERZI (de) LANA

ARMA: Semipartito troncato d’argento, di rosso e di nero.

Alias: Semipartito troncato di argento, di rosso e di nero, col capo d’oro carico di un’aquila di nero, coronata del campo.


Storia

Sulle origini della famiglia, vedi

L’affermazione dei grandi lignaggi e Genesi dei rapporti feudali di François Menant (in A.A .VV. Storia economica e sociale di Bergamo, Bergamo, Fondazione per la Storia Economica e Sociale di Bergamo. Istituto di Studi e Ricerche, Vol. 2 – I Primi millenni.* Dalla Preistoria al Medioevo (2007), pp. 722 segg..


Personaggi

Dimore

Borgo di Terzo, Bergamo, Forlì e Milano

Barbarano di Salò (Brescia) (Ramo di Brescia)

Brescia


Iconografia

Terzi. Dipinti e Ritratti

Terzi. Archivio fotografico

Fonti

Giampiero Tiraboschi - ANAGRAFE DELLE PERSONE DELL’ALBINESE incontrate in documenti del XV – XVII secolo


Presso la Biblioteca Civica 'A. Maj' di Bergamo sono conservate le pergamene relative alle seguenti persone (per maggiori dettagli vai al sito):

Terzi (fratelli), di Sarnico, 1535 perg 0743

Terzi Alberto, arcidiacono Chiesa di Bergamo, 1242 perg 1227

Terzi Alberto, vescovo di Bergamo, 1243 perg 1375

Terzi Antonia di Simome, 1564 perg 0783

Terzi Antonia fu Simone, 1558 perg 1032

Terzi Caterina fu Sandrino vedova Ceresoli, 1529 perg 0796

Terzi Cristoforo, beneficiale chiesa S. Sisto di Colognola, 1440 perg 1006

Terzi Cristoforo, canonico chiesa S. Pancrazio di Bergamo, 1465 perg 1446

Terzi Cristoforo, sacerdote, 1453 perg 1074

Terzi Cristoforo, di Bergamo, suddiacono, 1440 perg 1525

Terzi Cristoforo fu Pietro, di Bergamo, frate francescano, 1435 perg 0845

Terzi Daniele di Mafiolo, notaio, 1562 perg 1126

Terzi Daniele fu Maffiolo, notaio, 1578 perg 0253

Terzi Francesco fu Andriolo, 1488 perg 1516

Terzi Francesco Girolamo, dottore in teologia, 1534 perg 0811

Terzi Giovanni Andrea, notaio, 1555 perg 3219

Terzi Giovanni Bartolomeo fu Andriolo, 1488 perg 1516

Terzi Giovanni di Comino, notaio, 1501 perg 1119

Terzi Giovanni fu Andriolo, di Bergamo, 1501 perg 1866

Terzi Girardo fu Francesco, di Brescia, notaio, 1535 perg 0743

Terzi Giulia di Simone, 1564 perg 0783

Terzi Giulia fu Simone, 1558 perg 1032

Terzi Lanfranco, 1326 perg 0358

Terzi Leonardo fu Guglielmo, di Brescia, 1535 perg 0743

Terzi Maffeo di Giovanni, notaio, 1481 perg 1087

Terzi Maffeo di Giovannino, notaio, 1478 perg 1129

Terzi Nicola, ab. Bergamo, 1564 perg 0783

Terzi Nicola fu Simone, 1558 perg 1032

Terzi Pietro, notaio, 1305 perg 0314

Terzi Simone fu Bertolino, 1488 perg 1516

Terzi Viscardo fu Giovanni Pietro, notaio, 1530 perg 1056

Bibliografia

Documenti

Avviso della Costituzione di un Governo Provvisorio a Bergamo (23 marzo 1848)

Collezioni

Note