De alio, Lalio, Ayardi e Adelasio

Da EFL - Società Storica Lombarda.

di Gian Paolo Agliardi

Vedi anche Da leggenda a storia: la “Genealogia d’Astino” di Gian Paolo Agliardi


La famiglia dei Lallio non mantenne un’identità forte come quella dei Terzi e soprattutto dei Martinengo: si giunse così a uno smembramento che portò al germogliare delle famiglie Ayardi e Adelasio [1], presumibilmente derivate da nomi propri di importanti membri di una stessa famiglia [2]. Il collegamento tra i nomi Lallio e Agliardi in Menant non risulta, ovviamente, anche perché esula dal tema. Fu invece evidenziato da antichi storici bergamaschi tra i quali il citato Donato Calvi, derivandolo presumibilmente da tradizioni orali e poi si sarebbe evidenziato solo verso fine XII sec.

I cognomi sia Lallio che Agliardi furono storpiati in vari modi (anche De Lay) [3] e per i nostri antenati anche in tempi relativamente recenti. È anche facile confondere i Lallio capitani di con i Lallio provenienti da.

Si pone poi il problema del nesso tra i Lallio o del Alio con gli Ayardi poi Agliardi e gli Adelaxi poi Adelasio.

Cito alcuni documenti che sembrano convalidare i rapporti in seno a una comune discendenza dai Lallio.

• Il Camozzi, nello stemmario, dà per scontato l’abbinamento dei nomi Lallio e Agliardi. Vi sono anche evidenti analogie dei ciuffi d’aglio nei rispettivi stemmi. Per gli Adelasio l’analogia con i Lallio è solo formale.

• In un primo documento genealogico del 1175 risulta un Ayardi de capitani di Lallio; nei successivi, in ben sei è abbinato agli Adelaxi (Adelasio), in uno indicandoli addirittura come fratelli [4]; ciò agli inizi del 1200 e poi non più. A questo proposito è curioso notare come il Guerrini, analizzando lo strano nome dall’Alio che in un’altra versione era Dellalio [5], ne collegasse l’origine con Lallio o con Adelaide [6], quest’ultimo alquanto assonante con il nome Adelaxi.

• un Alexander Ayardi dall’Aglio, teste in un atto dell’11 luglio 1193, di cui però risulta solo l’omonimia, ma non documenti che lo colleghino alla famiglia che allora o poco dopo era detta Ayardi de la Vinea de Verdello.

Ayardo doveva essere un nome proprio, diventato poi cognome, e compare come nome di un personaggio dei da Sovere nel 1275. Il nome dell’Allio, dal gran pettegolo Nassino (Brescia 1517), fu stranamente attributo come antico dei Martinengo, forse per spregio; comunque non può esserselo inventato [7].

• La presenza di persone con questo nome nei dintorni di Mologno.

Un Agliardi verso il 1200 era Abate nell’abbazia di Vall’Alta, abbastanza vicina a Mologno.

Abbiamo poi un ser Aiardus, figlio di ser Lanfrancus Ayardi, che nel 1217 era console e gastaldo di Ardesio, dove essi gestivano miniere d’argento che erano già dei Gisalbertini e poi Martinengo, indi vescovili.

Un Ayardo compare inoltre nella genealogia dei da Sovere nel 1275 [8].

La famiglia Agliardi si spostò ben presto nei dintorni di Bergamo, in luoghi in precedenza dei Gisalbertini: Lurano, Levate e Comun Nuovo, con presenze patrimonialmente documentate, il che non risulta per Verdello e per Lallio, che però figurano invece citati in alcuni atti quasi come predicati.

La presenza di un Ayardus, Console di Giustizia di Bergamo nel 1175, testimonia presumibilmente una presenza in città, forse già allora necessaria e non da pochi giorni, per accedere a pubbliche cariche. Vi era stata evidentemente una diaspora anche verso Lovere e Sovere, dove ancor oggi abitano molti Agliardi, senza notizie di parentela con il ramo comitale. Risulta che il castello dei Celeri (sec. XII ca.) nella località Corti di Costa Volpino, sia entrato in possesso di famiglie Agliardi fin dal 1650 circa, ed è tuttora proprietà dei discendenti di quell’eventuale antichissimo ramo [9].


Sombreno, 30 maggio 2007 (Revisione gennaio 2008)


NOTE

[1] Risulta che nel medioevo in Città Alta la torre degli Adelasi (Pc 525) fosse vicina al torresino dei Lallio (UI. 521) e prossime a quella di Rosate.(524)

[2] Il processo non è affatto inconsueto nella storia medievale, e più tardi riguardò anche la stessa famiglia Terzi, dalla quale si diramò la discendenza dei Guerrieri Gonzaga: “La famiglia, originaria di Parma, portava il nome de’ Terzi, e il primo di essi di cui si abbia certo ricordo, fu un Nicolò che viveva nel sec. XIV. Suo figlio Ottobono, capitano di ventura, seguendo le fortune or di Galeazzo Visconti, or di Nicolò d’Este, finì miseramente trucidato a tradimento dal suo acerrimo nemico Attendolo Sforza nel marzo 1409 a Rubiera. Superò l’ardire e la fortuna del padre, Nicolò, che, famoso per il suo valore (si racconta che fosse il terrore dei Saraceni stessi) ebbe il soprannome di «Guerriero» dal quale derivò il bel cognome assunto dalla famiglia per infinitum ordinem primogeniturae (VITTORIO SPRETI, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, 1930, vol. III, pp. 619-621).

[3] Che in bergamasco significa dell’aglio.

[4] Si tratta dei seguenti personaggi: 1182: Lanfrancus Adelaxie et Ayardus Adelaxie ; 1183 : Montanerius et Ayardus fratres Adelaxie (Arch. Ospit. 42. ??); 1187: Ayardus Adelaxie Consul justitiae (Arch Cat. E 7); 1194, 2 novembre: Ayardus Adelaxie (Arch Cat. H 20); 1203: Ayardus Adelaxie Cons. Civ. (Arch. De Astino); 1219: Albertus Puranus filius q. Montioli de Adelaxie et Lanterius f. q. Ayardus Adelaxi.

[5] GUERRINI, op. cit., p. 48, nota 1.

[6] Ivi, p. 49, nota 14.

[7] FAUSTO LECHI, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Brescia, Edizioni di storia bresciana, 1983, Vol. 4 “Il Cinquecento nel Territorio”, Appendice, p. 444: “Martinenghi: questa casa antiquamente lo suo cognome era dell’Alio et fo et dicesi che veneno de Martinengo et chi de Gisalba terre bergamasche […]”. In nota, il Lechi commentava: “Sui Martinengo, che non gli dovevano andare a genio, il Nassino lascia trapelare l’incertezza delle origini; se potevano o no discendere dagli antichi conti di Martinengo, illustre famiglia bergamasca nell’Alto medio evo. Quel cognome «dell’Alio» buttato lì, come a caso, induce nel dubbio”.

[8] Aiardo, nipote di Ardezone de Soare si impegna al pagamento di somme a Ardezone figlio di Pace dei Capitani di Sovere. Cfr. BRUNO FELICE DUINA, ALBERTO BIANCHI. Bottaini de’ Capitani di Sovere. Sei secoli di storia di una nobile famiglia bergamasca (secoli XV-XX), a cura di Sergio Del Bello, Comune di Sovere, 1995, p. 18.

[9] Gentile comunicazione di Don Bruno Agliardi-Chiappa, pilota dell’Aviazione Civile Inglese. L’antica dimora si presenta come un complesso di edifici che, pur conservando un’interessante immagine complessiva, è stato in larga parte molto manomesso. Una porzione della costruzione, in parte rimaneggiata nel ‘700, è stata ereditata dallo stesso Don Bruno Agliardi dal proprio zio Benvenuto, figlio di Silvio, ed è stata in buona parte restaurata.

 PAOLO GUERRINI, I conti di Martinengo. Studi e ricerche genealogiche. Brescia, Tipolitografia F.lli Geroldi, 1930, p. 47. Il testo è tratto dal Codice pergamenaceo queriniano M*, f. II. ], ff. 1-3 e f. 23, in duplice redazione e trascrizione del sec. XV. Viene riportata integralmente la prima redazione, e nelle note le varianti della seconda. Il codice, che contiene molti documenti e privilegi Martinengo, fu donato da mons. Guerrini alla Queriniana.
 Delalio, non segue scripta et.
 libro.
 Bergomi.
 trevisane.
 miles et consiliarius.
 heuformia.
 ubi dicitur ad molonium et ibi.
 de parentella.
 eius.
 tercius.
 consueti erant.
 Invece del notaio Pace de Poltremano si trova la sottoscrizione: Ego fr. I. de marconibus ord. fratrum humiliatorum de crema esemplavi de libro capitaneorum de Martinengo et me subscripsi.
 FRANÇOIS MENANT, Dai Longobardi agli esordi del Comune, in AA .VV., Storia economica e sociale di Bergamo – I Primi millenni.* Dalla Preistoria al Medioevo, Bergamo, Fondazione per la Storia Economica e Sociale di Bergamo, Istituto di Studi e Ricerche, 2007, vol. II, pp. 720-721
 Dell’Aleo è scritto Agliardi, il re ungherese è detto Rotanfardo, il suo consigliere prende il nome di Longofredo, e suo figlio maggiore è chiamato Igeforte.
 La notizia troverebbe una conferma dalla tradizione di casa Terzi (che a loro risulta da ricerche di Mario Lupo), secondo la quale capostipite della famiglia sarebbe un Longofredo dei conti di Ispruc, che stabilitosi a Bergamo, vi costruì castelli (comunicazione personale di Geri Pistoni ad integrazione di quelle avute da Edino Terzi, che non avevo trascritto)
 Recte: Enrico II.
 FRANÇOIS MENANT, Dai Longobardi agli esordi del Comune, in AA .VV., Storia economica e sociale di Bergamo – I Primi millenni.* Dalla Preistoria al Medioevo, Bergamo, Fondazione per la Storia Economica e Sociale di Bergamo, Istituto di Studi e Ricerche, 2007, vol. II, pp. 722-725.
 Per le citazioni non precisate in nota, ci permettiamo di rinviare a F. Menant, Campagnes lombardes cit., p. 633 segg.
 F. Menant, Lombardia feudale cit., p. 46-47.
Stemma Lalio (Stemmario Camozzi n. 1101)
Stemma Lallio (Stemmario Camozzi n. 1089)
Antico stemma Agliardi (Stemmario Camozzi n. 11)
Stemma Agliardi (Stemmario Camozzi n. 0010)
Stemma Adelasi (Stemmario Camozzi n. 4)
Stemma Adelasi (Stemmario Camozzi n. 30)
Stemma Adelasi (Stemmario Camozzi n. 109)
Stemma Adelasi (Stemmario Camozzi n. 2312)
Stemma Adelasi (Stemmario Camozzi n. 3213)
Stemma Adelasi (Stemmario Camozzi n. 3729)